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Musetti svela perché impreca e urla insulti durante le partite: lo chiama “autolesionismo”

Il tennista di Carrara ha parlato della difficoltà nella gestione delle emozioni e dei suoi sfoghi plateali in campo: “È una cosa che mi risulta un pochino più difficile degli altri, perché a livello caratteriale mi accendo facilmente”.
A cura di Maurizio De Santis
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Gli sfoghi di Lorenzo Musetti durante le partite sono come qualcosa che fa parte dello spettacolo. Il pubblico sa che, prima o poi, da un momento all'altro, lo sentirà inveire al limite della bestemmia perché preda del nervosismo e della tensione che entrano nel corredo accessorio di colpi falliti d'un niente e altri che, quando la palla proprio non gira dalla parte giusta della rete, gli strappano smorfie di disappunto e qualche insulto. Mai contro l'avversario, sempre verso se stesso. Anche questo fa parte della particolare trance agonistica: a volte gli riesce di gestirla nel migliore dei modi, a volte ne resta preda. Nell'uno e nell'altro caso può succedere di tutto. Tutta questa carica emotiva sono il suo punto di forza e tallone d'Achille. "Sono sempre stato molto critico verso me stesso, soprattutto quando sono in campo. Ed è una cosa che in tanti, soprattutto il mio team, hanno sempre visto come una sorta di autolesionismo".

Parole che definiscono appieno la sensazione che si ha dall'esterno nel vederlo scuotersi, sentirlo alzare la voce oppure bofonchiare qualcosa, tradito dal labiale (come a Pechino, dov'è scoppiato un putiferio) e dalla frustrazione. È successo anche durante le Finals di Torino, ultimo atto prima della rinuncia alla Coppa Davis.

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Musetti e le esplosioni d'ira, urla e impreca: "Insulto me stesso"

Musetti ne è consapevole: quel suo comportamento è interpretato come un segno di debolezza, la ragione a causa della quale (ancora) non è riuscito a fare quel salto di qualità che lo porterebbe a un livello superiore. Ne ha parlato durante il podcast Small Talk: "Perché comunque trasmetti a te stesso cose negative… perché quello che dico sono insulti a me stesso. Questo sicuramente non è positivo, non è quello che serve in situazioni di difficoltà. E poi nel nostro sport conta tanto anche il fatto di vedere come si comporta l'avversario, quindi se l'avversario si accorge che attraversi una situazione difficile o comunque di nervosismo quello sicuramente è un punto a suo favore, dove può fare breccia". 

Sarebbe meglio fare come un mulo, gli suggerisce l'interlocutore. "Sì… e magari andare dritto per la tua strada". Magari, gli basta incrociare lo sguardo "con il mio box per capire anche un po' quello che mi trasmettono oppure capire se in un certo momento esagero io o meno. Ecco, loro sono un bel punto di riferimento da avere in campo".

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La gestione dell'ansia e delle emozioni: "Sto lavorando su me stesso"

La gestione delle emozioni, della tensione è l'aspetto sul quale Musetti sta lavorando. Fa parte di un percorso iniziato tempo fa, che lo aiuta a tenere a bada l'ansia. "In questa stagione uno dei salti di qualità maggiori che ho fatto è stato sotto l'aspetto mentale e per quanto riguarda il mio atteggiamento in campo. È una cosa che mi risulta un pochino più difficile degli altri, perché a livello caratteriale mi accendo facilmente".

Il carattere puoi educarlo, smussarlo ma mai cambiarlo del tutto. Il tennista di Carrara ha fatto passi da gigante anche se "essendo molto sensibile anche al di fuori del campo, certe cose faccio fatica ad assimilarle. Mi ricordo benissimo che durante il mio percorso di crescita ho avuto anche attacchi di panico, momenti in cui mi sentivo un coltello tra lo stomaco e lo sterno. Mi giravo verso il mio box dicendo che non riuscivo a giocare e respirare. Per fortuna, negli anni ho imparato a gestire le situazioni pre-gara, che sono fondamentali per entrare in campo con un certo stato d’animo".

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