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Coppa Davis 2023: le news sul torneo di tennis

La profezia di Panatta sulla Coppa Davis prima dell’incontro di Sinner: ha indovinato tutto

L’ex tennista azzurro, campione in Coppa Davis con l’Italia nel 1976, s’era sbilanciato su Jannik dopo la vittoria di Arnaldi: “Dovrebbe succedere solo un cataclisma”. A trionfo avvenuto ha aggiunto: “Adesso chiameranno loro, ho un po’ d’invidia… sono anche giovani”.
A cura di Maurizio De Santis
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Adriano Panatta era certo della vittoria di Sinner e della conquista della Coppa Davis.
Adriano Panatta era certo della vittoria di Sinner e della conquista della Coppa Davis.
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Adriano Panatta ci aveva messo la mano sul fuoco anche prima che Sinner scendesse in campo. Era certo che Jannik avrebbe battuto Alex de Minaur e segnato il punto decisivo (2-0) per l'Italia contro l'Australia. Che la Coppa Davis sarebbe tornata a splendere nella bacheca azzurra 47 anni dopo l'ultima volta da Cile 1976 dove in campo c'era lui. Che certi riferimenti alle scorie, alla stanchezza possibile, allo stress psicofisico dell'alto-atesino fossero pura accademia, ragionamenti che nella realtà dei fatti non avevano senso. Che a 22 anni, un ‘ragazzo' del suo talento capace di battere i più forti al mondo (e Djokovic, ko per 3 volte in poche settimane, ne sa qualcosa…) non può che avere l'argento vivo addosso e certi incontri, così come certi avversari, se li mangia in un sol boccone.

Ma Jannik è due categorie al di sopra Alex de Minaur – le parole di Panatta nell'immediata vigilia della gara, dopo il successo di Arnaldi -. Per perdere dovrebbe giocare tre categorie al di sotto del suo tennis… non è possibile. E poi Jannik è in piena forma… è giovane e ha 22 anni, non penso proprio sia stanco per il doppio (quello contro la Serbia, ndr). Insomma, dovrebbe succedere solo un cataclisma.

Silenzio nello studio Rai in collegamento tra campo e tv da Malaga. Bocche cucite per scaramanzia e qualche sorriso imbarazzato. Quell'eccesso di fiducia da parte di Panatta un po' ha gelato il sangue nelle vene e un po' ha scatenato la ridda di commenti di chi gli ha dato del ‘gufo'.

E invece ha avuto ragione lui, nonostante sia stato preso male quella fuga in avanti, l'essersi sbilanciato in un momento così delicato. Aveva fiutato il trionfo nell'aria, sentiva che finalmente, dopo quasi mezzo secolo, il nome suo (assieme a Pietrangeli, Bertolucci, Barazzutti e Zugarelli) sarebbe passato in secondo piano rispetto all'impresa degli azzurri di oggi trascinati da un Sinner in formato stellare. Anzi, Panatta s'è spinto oltre accendendo i riflettori sulle sfide contro Djokovic.

Se lo batterà ancora 2 o 3 volte nel 2024, diventerà il suo incubo e lo porterà a smettere. La storia insegna e si ripete… Borg ha smesso con l’arrivo di McEnroe, McEnroe si è ritirato quando è arrivato Becker.

A fine incontro, quando l'ennesimo errore di Alex de Minaur ha consegnato la vittoria a Sinner e all'Italia la Coppa Davis, Panatta ha lasciato agli spettatori un'altra frase iconica. Non una novità rispetto a quanto ammesso già nelle settimane scorse a corredo dell'ottimo momento e dei successi dell'alto-atesino. Gli aveva dedicato un messaggio di gran classe quando diventò numero 4 al mondo, la replica di Jannik (col riferimento anche a Pietrangeli) fu glaciale ma non irrispettosa.

Posso dirlo? Mi sono tolto un pensiero. Adesso chiameranno loro… – ha aggiunto Panatta -. Per me Jannik è il numero uno, un campione e secondo resterà un tennista di vertice ancora per molto tempo. Però (sorride e scherza, ndr) ho un po' d'invidia nei loro confronti… sono anche giovani.

La chiosa è per sé e per chi, assieme a lui, ha contribuito a scrivere un pezzo di storia dello sport e del tennis italiano: "Per me è stato un privilegio far parte di quella squadra che ha vinto 47 anni fa".

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