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La favola di Peniston, il tennis dopo il tumore a 1 anno: “La chemio ha influenzato la mia crescita”

Ryan Peniston ha realizzato il suo sogno con la vittoria su Ruud nel torneo di tennis del Queen’s. Il tennista inglese ha avuto una vita complicata e rischiato di morire quando aveva solo un anno.
A cura di Marco Beltrami
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Ci sono storie che lasciano il segno, e sono fonte d'ispirazione. Tra queste c'è sicuramente quella di Ryan Peniston, un giocatore semisconosciuto che ha conquistato la scena nel panorama tennistico internazionale grazie al successo sul numero 5 al mondo e testa di serie numero uno del torneo ATP 500 del Queen's Casper Ruud. Entrato in tabellone grazie ad una wild card, il 26enne numero 180 al mondo, che era alla sua prima partita nel circuito ATP dopo una lunga gavetta tra challenger e futures, ha realizzato un vero e proprio sogno. Pochi giorni dopo l'impresa di van Rijthoven, capace di battere il neo-numero 1 al mondo Medvedev e vincere il torneo di ‘s-Hertogenbosch, una nuova favola dunque nello sport.

A rendere ancora più particolare la storia di Peniston c'è anche la sua esperienza di vita. Il giocatore britannico è uno abituato a lottare, avendo nel corso degli anni dovuto affrontare tante vicissitudini. Tutto è nato in giovanissima età con il tennista che ha dovuto fare i conti con una grave malattia. Ad un anno appena, il piccolo Ryan ha dovuto fronteggiare la prima dura prova della sua vita, un rabdomiosarcoma. Si tratta di un tipo di cancro, che colpisce le le strutture muscolari e scheletriche, comportando difficoltà nei movimenti. Le cure hanno comportato oltre ad un intervento chirurgico, anche diversi cicli di chemioterapia.

Fortunatamente Peniston non ricorda molto di quei momenti, anche se dopo ha acquisito consapevolezza di quello che gli è accaduto: "Quando ero bambino non ero consapevole della situazione estrema in cui mi trovavo – rivela al sito dell'ATP – È stato negli ultimi dieci anni che ho indagato di più e ho acquisito una maggiore consapevolezza di ciò che è successo. Ho chiesto molto ai miei genitori e questo è stato difficile per loro parlare di quel tempo. Sappiamo che il mio esempio può essere importante per quelle famiglie che in questo momento stanno combattendo contro un problema di questa portata. Devono vedere che c'è speranza perché altri sono stati in grado di superarla". 

"Il motivo per cui ero così basso fino all'età di 16 anni era perché la chemioterapia ha davvero influenzato la mia crescita". È consigliabile fermarsi a questo punto per interiorizzare queste parole e comprendere appieno quanto segue. Ryan era sull'orlo della morte quando aveva solo 1 anno, da quando gli è stato diagnosticato un rabdomiosarcoma , un tipo di cancro che colpisce le strutture muscolari e scheletriche, rendendo estremamente difficile la mobilità poiché queste cellule sono quelle che si occupano di tutti i movimenti. Ha subito un intervento chirurgico e si è sottoposto a cicli di chemioterapia per molti mesi.

Purtroppo quanto gli è accaduto, ha influito anche sul suo fisico. La crescita è stata influenzata, e Peniston è stato costretto a modificare il suo modo di giocare a causa dell'altezza: "Il motivo per cui ero così basso fino all'età di 16 anni era perché la chemioterapia ha davvero influenzato la mia crescita. Vedere come i miei rivali hanno servito molto più forte di me e mi hanno dominato per anni mi ha aiutato molto nel lungo periodo, avendo rafforzato la mia mentalità, oltre a migliorare altre armi del mio gioco, come la mobilità e la mano per apportare modifiche in altezza. e velocità, intelligenza tattica. Sono sempre stato il più piccolo del mio ambiente, ricordo persino di aver giocato con ragazzi che erano 30 centimetri più alti di me".

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Dopo aver vinto la sua battaglia per la vita, ed essere stato ad un passo dal baratro per Peniston i match sono una "passeggiata". Ecco allora la sua filosofia e il modo di approcciarsi al tennis: "Quando ho una brutta giornata o qualche tipo di problema penso che ero molto vicino alla morte 25 anni fa e che tutto ciò che sto vivendo è un vero dono. Cerco di divertirmi e rilassarmi, qualunque sia la situazione che affronto, perché essere consapevole dell'odissea che ho vissuto da bambino mi aiuta a mettere tutto nella vita in prospettiva".

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