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Jannik Sinner: “Sul doping non ho avuto aiuti, ma un buon avvocato con i soldi che ho guadagnato”

A Wimbledon, Jannik Sinner è stato ancora una volta stuzzicato sul caso Clostebol e in particolare sulla sua difesa. Il numero uno al mondo non ha perso l’aplomb.
A cura di Marco Beltrami
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Jannik Sinner a Wimbledon sta sfoderando un rendimento convincente. Il feeling con l'erba dei Championships è buono e le sensazioni sono, a suo dire, sempre più positive. Se il numero uno del mondo è focalizzato sul presente e sul futuro, c'è chi torna insistentemente sul passato e in particolare sull'ormai archiviato caso Clostebol. Solito eccezionale aplomb da parte di Jannik, che è stato impeccabile e disponibile a parlare della risoluzione della querelle e del patteggiamento conclusosi con i famigerati tre mesi di squalifica.

La conferenza di Sinner dopo Vukic a Wimbledon, ancora domande sul caso Clostebol

Nella conferenza stampa successiva alla vittoria con Vukic, a Sinner sono state poste delle domande un po' fuori contesto. L'argomento delle stesse? La possibilità di ricorrere ai migliori avvocati per difendersi nella controversia con ITIA e WADA. Senza fare una piega, l'azzurro si è mostrato disponibile a parlare ancora una volta di quella vicenda: "Quello che penso è che mi trovo in una posizione in cui posso permettermi un avvocato, sai, o assumere un buon avvocato, perché fortunatamente, ho anche i soldi che magari altri non hanno".

Nessuna disparità di trattamento, Sinner ribadisce il concetto

Ancora una volta, Sinner a distanza di mesi ha dovuto ribadire quello che è stato confermato in modo inequivocabile dalle stesse agenzie, ovvero la assoluta mancanza di disparità di trattamento: "Ma il processo che ho affrontato è lo stesso, sai, non c'è stato un trattamento migliore. Forse ho avuto una difesa migliore nel senso che ho avuto brave persone intorno, e questo perché ho guadagnato i miei soldi e ho potuto permettermelo. Ma per il resto, il processo e il modo in cui lavora l’ITA e la velocità con cui tutto è andato avanti è stato lo stesso".

Nessun dubbio, dunque, ancora una volta da parte del primo giocatore del mondo: "So che in passato ci sono state scelte e decisioni difficili, questo lo capisco. Ma sì, quello che posso dire è che il mio caso è stato controllato non una, ma due, tre volte. E ogni volta è risultato che ero innocente. Ecco, tutto qui".

Il consiglio e l'aiuto di Sinner ai più giovani

Per chiudere il discorso, a Jannik è stato anche chiesto magari un consiglio per i suoi colleghi, magari più giovani, che non hanno opportunità anche a livello economico: "Se posso aiutare, aiuto, capite? Se questa cosa mi fosse successa magari quando avevo 18 anni, non avevo i soldi, quindi forse mi sarei trovato nella stessa loro situazione. È successo quando avevo già guadagnato i miei soldi e quindi ovviamente ho potuto prendere le persone migliori. È la stessa cosa con i migliori giocatori: anche loro hanno tutta una squadra a disposizione. Io ho due allenatori, qui non ho il fisioterapista e il preparatore atletico, ma puoi costruirti tutto, ed è la stessa cosa anche dall’altra parte". Capitolo chiuso? Speriamo.

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