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Cocciaretto: “Quando studio gioco meglio. Prima della BJK Cup ho dato un esame: diritto penale, 26”

Elisabetta Cocciaretto si racconta a Fanpage.it. Emozioni, gruppo, studio e sogni: “Il segreto è non smettere mai di divertirsi e di crederci”.
A cura di Marco Beltrami
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C’è una foto Polaroid che vale forse più di mille trofei. È quella che Elisabetta Cocciaretto conserva come ricordo più bello del trionfo azzurro in Billie Jean King Cup. Nell’intervista a Fanpage.it, la tennista italiana ripercorre le emozioni di quei giorni: la rimonta, la delusione dopo la sconfitta con Kostyuk, il riscatto contro Navarro e gli Stati Uniti, la forza del gruppo e la gioia di sentirsi parte di una famiglia. E tra un match e un esame di diritto penale, spiega perché oggi il segreto è “non porsi limiti”.

La marchigiana attualmente numero 91 del mondo ha vissuto momenti unici durante la sua esperienza in azzurro. Qualcosa da custodire gelosamente e da far germogliare per crescere ulteriormente. Sempre sorridente ma altrettanto decisa, Elisabetta che ci ha raccontato come riesce a portare avanti la sua carriera tennistica e gli esami universitari.

Elisabetta qual è il momento dell’ultimo trionfo in BJK Cup che ricordi con più piacere e che ti fa sorridere quando ci pensi?
"Ce ne sono tanti, in realtà, di momenti che ricordo con il sorriso. Per esempio, quando stavo perdendo con la tennista cinese e tutti erano molto sconsolati perché, cavolo, sarebbe stato difficile, soprattutto se fossimo partiti 1-0 sotto. Poi, quando ho vinto, erano tutti abbastanza increduli per come fossi riuscita a rimontare quel match (sorride, ndr)".

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Domanda di rito, c’è un aneddoto particolare che può far capire quanto il gruppo sia forte, legato al campo o fuori?
"Se devo dirti proprio una situazione che ricordo con il sorriso, è stata alla fine di tutta la premiazione: eravamo stanche, sfinitissime, e una ragazza si è presentata con una Polaroid e ci ha scattato una foto di gruppo con il trofeo. È stato un momento molto carino, molto intimo tra di noi. Ci siamo conservate quella foto. Tante volte noi — ovviamente tutti — tendiamo a pubblicare sui social, nei video, eccetera, invece quella foto è stata una cosa reale, spontanea, vissuta davvero. Quindi probabilmente direi quello".

Sembrate un gruppo molto affiatato, ci puoi dire qualcosa dei festeggiamenti? Chi era la più scatenata?
"Sì, siamo molto affiatate e unite, ci conosciamo da tanto tempo. Ognuna di noi ha un’età e un’esperienza diversa, ma in un certo senso ci completiamo tutte. Probabilmente io sono quella che festeggia di più, forse perché sono un po’ più… non dico estroversa, ma sicuramente più casinara, se così si può dire. Però abbiamo festeggiato tutte, davvero tutte: anche le persone più timide si sono lasciate completamente andare.

È sempre difficile spiegare o raccontare le emozioni, ma quanto è stato bello riscattarsi contribuendo in modo decisivo al successo italiano contro gli USA dopo il ko con Kostyuk?
"Sì, sicuramente quella con la Kostyuk è stata veramente una partita difficile. Lei è molto forte, una tennista veramente ostica. Soprattutto in quel momento stava giocando benissimo. Io sono partita molto male, ero molto negativa. Riscattarsi per me è stato veramente un orgoglio. Sono contenta che la capitana mi abbia dato fiducia. Ero convinta di poter fare meglio, sicuramente. Sapevo che non sarebbe stato facile. In realtà noi eravamo partite proprio come sfavorite contro l'America. Ed è stato abbastanza sorprendente vincere 2-0 contro di loro. Soprattutto senza perdere un set, è stato bello, incredibile. Mi ha dato una forte consapevolezza, un forte stimolo".  

Dopo quel ko c’è stato qualcosa che ti ha fatto male in particolare? Sai da noi è facile passare dall’affossare all’esaltare e viceversa.
"Sono stata davvero male dopo quella partita, emotivamente parlando. È come se avessi sentito di non essere stata all’altezza, di non aver rappresentato al meglio la bandiera, di non aver soddisfatto le aspettative. Non che ne avessi di particolarmente alte su di me, ma il fatto di non aver affrontato il match nel modo giusto mi ha fatto malissimo. Sono stata parecchio male, e da lì ho deciso che dovevo reagire".

Come hai vissuto questo saliscendi emotivo? Tutto in pochi giorni, come ti ha aiutato il gruppo?
"È stato un vero e proprio saliscendi: tutte e tre le partite sono state impegnative, molto difficili e, allo stesso tempo, completamente diverse tra loro. Il gruppo mi ha aiutato tantissimo, perché mi ha tirato fuori qualcosa in più: mi ha dato energia, voglia, mi ha trasmesso grinta e determinazione nel cercare di portare l’Italia più in alto possibile. Senza di loro sicuramente non ci sarei riuscita — senza il mio allenatore, la squadra, la capitana, lo staff. Sono sempre stati positivi nei miei confronti e mi hanno detto: Tu vali tanto, puoi fare di più".

Qual è la lezione più grande che hai imparato da questo successo con la maglia azzurra?
"Probabilmente la lezione più grande è che non bisogna mai mollare, perché le partite si possono sempre ribaltare. Quando hai un gruppo che ti sostiene e crede in te, automaticamente riesci a tirare fuori qualcosa in più. E poi condividere certe esperienze con persone che hanno i tuoi stessi obiettivi, la tua stessa ambizione e determinazione, vale ancora di più. È stato davvero bello condividerla. Probabilmente quest’anno l’abbiamo vissuta ancora più intensamente insieme, forse perché era ancora più difficile. Vincere è complicato, ma confermarsi lo è ancora di più. Soprattutto quest’anno, in cui abbiamo affrontato squadre davvero, davvero forti, e dove paradossalmente siamo partite quasi sempre da sfavorite".

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Molte giovani tenniste italiane iniziano a guardare a voi come punto di riferimento. Che messaggio ti piacerebbe dare alle ragazzine che iniziano oggi?
"Sicuramente un messaggio che mi piacerebbe dare alle ragazze più giovani è quello di divertirsi sempre, di trovare gioia in quello che fanno. Perché alla base di tutto c’è questo: se non ti diverti, se non sei felice di ciò che stai facendo, automaticamente le cose non vengono bene, o non riesci a sfruttare davvero tutto il tuo potenziale. E poi che nella vita tutto si può raggiungere, basta non porsi limiti".

Che giocatrice è oggi Elisabetta Cocciaretto e qual è il suo obiettivo principale?
"Credo di essere oggi una giocatrice non ancora completa al 100%, ho ancora dei margini di miglioramento, soprattutto nel trovare un buon equilibrio nelle mie prestazioni. A volte riesco a esprimere un livello davvero alto, altre invece un po’ meno. Il mio obiettivo principale è proprio quello di trovare continuità, di giocare tutta la stagione, stare bene fisicamente, divertirmi ed essere un po’ più libera e spensierata. Penso che questo si possa raggiungere — o comunque migliorare — con la maturità, ma il mio obiettivo resta quello: stare bene, giocare tutta la stagione e trovare più equilibrio per restare stabilmente a un livello alto".

In una intervista del passato ci dicesti che forse erano più pesanti gli esami universitari delle partite, è ancora così anche quando vestì l’azzurro?
"No, in realtà ti dico che penso di non aver mai vissuto una tensione così grande come quella di giocare una finale di Coppa del Mondo contro una giocatrice così forte. Anche se non ero la favorita, restava comunque una finale di Coppa del Mondo, ed è tutta un’altra cosa. Quindi sì, sicuramente quella. La gestione della tensione in partite così importanti è completamente diversa, e imparare a gestirla fa davvero la differenza".

Come va il tuo percorso di studi? Riesci a conciliare tutto?
"Prima di partire per Shenzhen ho dato un esame, il giorno prima: ho preso 26 in diritto penale, parte speciale. Adesso sto preparando diritto amministrativo, di cui darò la prima parte a fine novembre, poi la seconda vedremo quando riuscirò. Ti dico, quando studio gioco meglio — probabilmente perché mi concentro di più o perché riesco a distogliere un po’ l’attenzione solo dal tennis. Forse, per come sono fatta io, questo equilibrio funziona: mi arricchisce, mi dà qualcosa in più. Ed è bello, sicuramente, sapere o imparare sempre qualcosa di nuovo".

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