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La chat “Francesco Totti” di sci nordico tra Hitler e foto pedopornografiche: patteggiano tutti

Il direttore tecnico e un atleta condannati (ma con pena sospesa) a 1 anno e 3 mesi di reclusione oltre al pagamento di una multa di 6 mila euro, il secondo a 10 mesi di detenzione e un0ammenda di 4 mila euro.
A cura di Maurizio De Santis
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Nella chat "Francesco Totti" di sci nordico su WhatsApp circolava di tutto: foto di ragazze minorenni seminude, immagini e slogan che ammiccavano a Hitler e al nazismo, frasi razziste del tipo "un negro giù per un fosso è sempre un bel buongiorno".  Lo scandalo scoppiato un anno fa, che ha travolto il direttore tecnico (36enne di Bassano del Grappa e sottufficiale dell'Esercito) e un atleta, s'è concluso con un patteggiamento dinanzi al giudice, Luciano Gorra. Il primo è stato condannato a 1 anno e 3 mesi di reclusione oltre al pagamento di una multa di 6 mila euro, il secondo a 10 mesi di detenzione e un0ammenda di 4 mila euro. Né l'uno né l'altro, però, sconteranno un solo giorno dietro le sbarre poiché hanno beneficiato della sospensione condizionale della pena. Entrambi erano imputati per accuse gravi quali "diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti e di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa", ma l'accordo tra le parti ha messo la parola fine sulla vicenda almeno dal punto di vista giudiziale.

Cosa c'era nella chat dello scandalo: anche foto di ragazzine seminude

Restano il biasimo e la rabbia per com'è finita rispetto a ciò che è stato oggetto delle indagini e, successivamente, del procedimento. Quello che doveva essere solo spazio di comunicazione interno tra il responsabile e un gruppo di atleti, quasi tutti al di sotto dei 18 anni, e affiliato alla Fisi (Federazione Italiana Sport Invernali) s'era trasformato in altro. Aveva preso una deriva pericolosa per i contenuti condivisi: scatti di ragazzine, all'epoca minorenni, in biancheria intima oppure impegnate in effusioni private erano finiti all'interno di quella chat per una sorta di passaparola. Quel traffico era stato in qualche modo incentivato dallo stesso direttore tecnico che, secondo quanto si è appreso dagli inquirenti, in cambio della pubblicazione di quelle immagini prometteva un posto in squadra nelle gare in programma. Ma c'era anche dell'altro: riferimenti al nazismo, ‘meme' del Furher che abbraccia Anna Frank o dello stesso Hitler che saluta "ciao butei" (termine del dialetto veneto che significa "ragazzi").

La scoperta, l'inchiesta, i provvedimenti

L'utilizzo promiscuo di quella chat era stato scoperto perché qualcuno aveva spifferato tutto. Era stato uno degli atleti a rivelare ai genitori che lì dentro circolavano cose ben diverse dall'attività organizzativa o dalle informazioni agonistiche. L'allenatore si chiamò fuori dal gruppo virtuale ma servì a nulla: "Esco per evitare possibili casini", disse in uno dei messaggi ma ormai era troppo tardi e la cortina di omertà era stata squarciata da quella soffiata. La sospensione per 6 mesi dall'attività sportiva da parte della Corte d'Appello federale della Fisi fu il primo atto di una questione a cui fece seguito l'archiviazione del procedimento dinanzi al Tribunale militare. Pochi giorni fa è terminato con un patteggiamento anche il procedimento penale avviato nel 2024.

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