Simona Quadarella: “Sarei dovuta nascere 10 anni più tardi, avrei vinto molto di più senza Ledecky”

Simona Quadarella ha già il nullaosta per il Mondiale di Singapore che si disputerà il prossimo 11 luglio fino al 3 agosto 2025 dove dovrà difendere i titoli iridati conquistati a Doha. L'obiettivo clou della campionessa romana che a Fanpage ha ripercorso le ultime fatiche agli Assoluti 2025, dove si è confrontata con i nuovi talenti del mezzofondo italiano: "Non mi sento un punto di riferimento ma sono felice di poter contribuire alla crescita di tutto il movimento".
Un occhio di riguardo va alla giovanissima Valentina Procaccini: "Ha talento e grande miglioramento, faccio il tifo per lei". Anche perché si allena anche lei con lo stesso nuovo tecnico di Simona Quadarella, Gianluca Belfiore: "Il 2024 è stato un anno particolare, di cambiamenti importanti. Abbiamo cambiato l'approccio negli allenamenti ma senza snaturarmi: il "veleno" per le gare lo conservo ancora".

Iniziamo dalla fine, obiettivo raggiunto: il pass per Los Angeles, soddisfatta in tutto?
Devo dire che soprattutto le prime gare sono andate molto bene. Il pass? Magari se lo aspettavano tutti, però non è che fosse così scontato perché comunque 8:25 è un tempo importante, quindi nuotarlo non è mai scontato. Infatti poi l'ho fatto di pochissimo… Contenta degli 800 ma ho fatto anche i 200 abbastanza bene. Nelle altre gare sono andata un po' a calare perché ero molto stanca, ed ero stata anche male la settimana prima e avevo un po' di strascichi. Per le prime gare ce l'ho fatta, poi dopo non ho retto molto, sono sincera. Però va bene così e comunque il pass lo abbiamo, la cosa più importante e quindi adesso possiamo lavorare tranquilli per Singapore.
Singapore resta di fatto l'obiettivo clou dell'anno.
E' un mondiale e quindi sì. Anche se questo è un anno particolare perché è un anno in cui ho cambiato tutto, e poi è l'anno post-olimpico, che richiede sempre una gestione a suo modo. Però, sì: a Singapore ci voglio arrivare bene.
Va bene un Mondiale dall'altra parte del mondo, ma non potrebbe mai competere in emozioni con le medaglie agli Europei di Roma 2022, davanti al suo pubblico…
Eh beh, è stato molto bello. Poi i romani si sa, sono molto calorosi, è stato molto entusiasmante con la gente che si fermava e ti diceva: "Eh, Simona siamo venuti apposta per vederti". E stata una bella soddisfazione, una grande emozione che alla fine non ho mai provato più perché anche l'Olimpiade non me l'ha data. C'è una situazione particolare, un'atmosfera unica, una bella adrenalina perché comunque c'è tanta gente che ti vede… però non tutti fanno il tifo per te, invece a Roma facevano tutti il tifo per noi italiani e quindi è stato stupendo.

Più pressione o più piacere?
Devo dire che è stato più piacere. Sì, pressioni c'erano, ovviamente, però comunque avevamo fatto anche già il Mondiale che comunque era andato abbastanza bene, quindi sapevo di essere abbastanza in forma, non avevo ansie particolari. Devo dire che lì mi sono proprio divertita.
Ma si aspettava di ottenere quei risultati straordinari? (2 ori e un argento, ndr)
Sì abbastanza. Nel senso sapevo di essere la favorita negli 800 e nei 1500 e sapevo che insomma nei 400 avrei potuto tra virgolette perdere la gara però arrivare seconda, infatti poi così è stato. Però ecco… è andata benissimo così.

Ha parlato di cambiamenti nel 2024, uno importante è stato il cambiamento allenatore, da Christian note Gianluca Belfiore. Perché?
In realtà è una decisione che è venuta da Christian, il mio vecchio allenatore che ha deciso per suoi motivi personali di interrompere la sua carriera da allenatore. E' stata un po' una più una decisione sua che mia ma non nego che comunque a un cambiamento ci avrei pensato lo stesso. Sono delle idee che a un certo punto bisogna anche un po' cambiare per provare nuove cose e quindi alla fine mi sono ritrovata a cambiare, ho deciso di andare con Gianluca Belfiore che comunque è sempre un allenatore dell'Aniene che mi conosce. Era già capitato che mi avesse allenato e quindi secondo me è stata la la scelta migliore, poi io assolutamente sono voluta rimanere qui all'Aniene che per me è casa e secondo me in nessun'altra piscina avrei avuto le stesse opportunità che mi dà l'Aniene.
Ma avete cambiato anche un eventuale approccio?
No, allora non ho cambiato grandi cose, nel senso che i tipi di allenamento più o meno sono quelli sempre su i chilometri, gli allenamenti aerobici di soglia e faccio un po' più di allenamenti forti. Cosa che anche prima facevo ma meno. Adesso sto cercando di farli un po' di più, abbiamo lavorato un po' su virate e spinte, che sono le cose che a me fanno perdere un po' di più durante la gara. Ora abbiamo stoppato questa parte per le gare, però tra un po' ricominceremo a lavorare anche su questo.
L'obiettivo è non snaturarsi?
Esattamente. Stiamo cercando comunque di mantenere le mie caratteristiche, ma cercare di migliorare qualche punto debole. Non troppo perché poi alla fine, come si dice, no, la coperta se la tiri da una parte e poi, insomma, è corta dall'altra.

Quanto si rivede nel soprannome datole da mamma, "Veleno"?
Mi ci rivedo soprattutto durante durante le gare. Lei diceva che mi chiamava così perché vedeva che quando ero piccolina entravo in acqua ed usciva fuori il veleno che non avevo abitualmente, perché poi alla fine sono sempre stata soprattutto da piccola una bambina molto timida. Ero amica di tutti, però sempre molto timida e piccoletta così, quindi lei diceva "Ma com'è possibile che questa bambina quando entra in acqua e ha tutta questa cattiveria?".
Quanto contano questi aspetti al di là degli allenamenti e delle gare: gli affetti, il feeling, sicurezze emotive?
Incide e ha inciso tanto e comunque è importante per un atleta avere una situazione intorno tranquilla e quindi riuscire a chiarire quando c'è magari un un un'incomprensione con l'allenatore, con qualcuno dello staff, con qualche compagno. E' sempre importante, insomma, avere una situazione molto tranquilla, molto equilibrata perché dal punto di vista psicologico aiuta
Ma si allena questo aspetto?
Spesso non noi facciamo, per esempio, dei collegiali, dove noi andiamo lì e quello che dobbiamo fare è semplicemente nuotare. Quindi stiamo in hotel, mangiamo in hotel, c'è chi ci cucina, chi ci dà da mangiare, chi ci porta in piscina, ci riporta in hotel e e diciamo che andiamo in collegiale per avere la situazione ideale per essere il più tranquilli possibile.
Anche se è uno sport individuale, ovviamente, quanto conta il feeling con le altre compagne, sia in nazionale, quando gareggia in nazionale, sia nell'Aniene, quando gareggia per il suo club?
Tanto, tanto, fa parte sempre di questa tranquillità di cui insomma dicevo prima e poi secondo me è importantissimo avere un gruppo perché io mi sono allenata da sola e e non mi piace per niente. Cioè mi annoio da morire e poi è proprio difficile…
Immagino che ai tempi ai tempi del Covid, ad esempio, sia stato un disastro da quel punto di vista.
Ai tempi del Covid proprio non ho neanche nuotato, nemmeno da sola, cioè proprio zero. Lì è stato uno dei momenti più più terribili. Poi all'inizio dovevano esserci le Olimpiadi, quindi io dicevo "Ma se io non sto nuotando…" Io non nuotavo da due/tre settimane e poi vai a capire chi davvero non nuotava e chi invece andava a nuotare. Perché la verità è che comunque c'era chi riusciva a andare a nuotare, chi invece in altre Nazioni nuotava e si rischiava un bello squilibrio. Per fortuna hanno annullato tutto e poi da lì sono stata molto più tranquilla, ho detto "Ok, va bene, non nuoto, non mi alleno e quando si potrà tornare si tornerà".

Si è mai chiesta se non fosse arrivata a questi livelli, cosa avrebbe fatto Simona?
Allora, io dicevo sempre che avrei voluto studiare psicologia. Ovviamente è un percorso molto lungo, complicato che non non avrei potuto fare durante il nuoto o comunque non l'avrei potuto fare come avrei voluto farlo, ecco. Quindi forse avrei fatto quello. Comunque l'università.
E si è già posta il problema di cosa farà?
Eh, sì, il pensiero è arrivato e soprattutto nell'ultimo anno ci sto pensando molto, però non saprei proprio che risposta darmi in questo momento. Secondo me è una cosa che poi alla fine verrà da sola, soprattutto quando sarò proprio agli sgoccioli della mia carriera, ancora, spero, lontana.
Ma è vero che lei da bimba una volta tra i pensierini scrisse "Voglio vincere le Olimpiadi"?
No, allora vi racconto l'aneddoto: io feci un tema. Alle elementari, quando ero forse in seconda terza elementare, feci questo tema e scrissi che sarei voluta diventare una nuotatrice professionista. Non ho scritto che volevo vincere le Olimpiadi. Diciamo sono rimasta umile. Però dicevo che volevo diventare una nuotatrice professionista che andavo a fare le gare con la Nazionale che faceva Europei, Mondiali, Olimpiadi. Il mio sogno da bambino era questo.

Realizzato. Poi, nel 2017 quando è arrivata la prima grande consacrazione ai mondiali di Budapest. Era giovanissima… che ricordi conserva?
Ero proprio ero piccola e mi ricordo tutto. Mi ricordo la gara, mi ricordo il dopo, è stato proprio un momento in cui ho detto "Ok ce l'ho fatta!". Perché alla fine sono riuscita a raggiungere quello che volevo. Ero piccola, quindi poi da lì sono partita a sognare ancora traguardi più grandi, ancora più in grande e quella è stata proprio una bella soddisfazione.
Culminata nella famosa intervista, in lacrime davanti alle telecamere…
Sì, ho pianto subito non appena finita la gara… ma perché io in realtà all'inizio non ci pensavo alla medaglia. Quando poi sono arrivata lì ho visto che potevo giocarmela, allora lì ho detto "Ok, allora forse ci possiamo provare". E' stato veramente bello, era proprio davvero come un sogno che si avverava, ecco.

Può essere la sua gara cartolina o ce ne sono anche altre?
No, grazie al cielo ce ne sono altre. C'è la medaglia alle Olimpiadi e c'è l'oro a Guangzhou, dove ho vinto il mio primo Mondiale. E ci sono delle altre gare come il 400 di Glasgow degli Europei che è stato molto bello perché è stato un testa a testa alla fine e l'800 ai Mondiali di Doha l'anno scorso, anche quello, un testa a testa fino alla fine. Quindi queste forse sono le gare che ricordo più con con piacere, ecco.
Ma la parte emotiva come si allena? Quanto incide, ad esempio, nel suo caso sulle prestazioni?
Incide, sì, però c'è sempre quell'ansia buona e quell'ansia più cattiva. E l'ansia buona è quella che ti aiuta poi a a spingere di più, adrenalinica. E l'ansia cattiva che è quella invece della pressione. L'ultima, però si allena gareggiando, soprattutto gareggiando ad alti livelli: una volta che poi sei abituato ad affrontare delle gare del genere, allora poi l'ansia viene meno.

Ha qualche rito di preparazione verso la gare oppure la vive così come viene?
Non ho un rito di preparazione. Poi noi nuotatori più o meno facciamo quasi sempre le stesse cose prima di fare la gara: riscaldamento, ci andiamo a mettere il costume, sentiamo la musica… però le mie una-due ore prima della gara sono sempre uguali.
E la testa durante la gara dove va? A cosa si pensa?
Durante la gara sei focalizzata sulla gara quindi sulla nuotata, sulle avversarie, sul mio allenatore che mi fa i segnali.
A proposito, ma è vero che riuscite a vedere tutto questo, anche l'allenatore sugli spalti?
Sì, sì, fa parte dello sforzo anche quello.
Ma come fate? Si allena anche da quel punto di vista?
Certo, quello si allena sempre durante le gare e poi magari ci si può mettere d'accordo con l'allenatore sui segnali da fare. Più gareggi e più alleni anche questo aspetto.
Simona, perché ha scelto la fatica… cioè poteva fare i 50 e 100 m e invece ecco i 400, gli 800, i 1500. Come mai?
Eh, perché 50, 100, 200, non li so fare… Diciamo che sono le distanze che mi vengono meglio e quindi alla fine ho dovuto per forza fare questo. Io dico sempre che non è l'atleta a scegliere le distanze ma sono le distanze a scegliere l'atleta ed è proprio così.

A proposito di mezzo fondo c'è una nuova generazione che sta confermando grandissime cose, corretto?
Diciamo che secondo me ancora bisogna, da questo punto di vista, bisogna crescere, nel senso che ci sono molte nuove leve, ma più nelle distanze più corte che in quelle più lunghe. E quindi, secondo me, ancora non non c'è un vero e proprio ricambio generazionale. Ci sono delle ragazze, sicuramente giovani e promettenti, però ancora, bisogna crescere.
Però c'è Valentina Procaccini, tra queste, una ragazzina che con lei ha qualcosa già in comune, no?
Lei è promettente, si punterei su di lei perché ci si allena insieme con Belfiore. E' molto brava anche nell'allenamento però ancora deve crescere. E' ancora molto giovane, ha parecchio tempo davanti.
Quanto sta contando l'"effetto Quadarella" in questa crescita delle nuove generazioni?
Ovvio che mi sento un punto di riferimento, ma non lo so in realtà, difficile a dirsi anche se sono felice di vedere crescere il movimento.
A proposito di miti e punti di riferimento, quali sono stati i suoi?
Beh, il mio sicuramente Alessia Filippi e lei pare per me è sempre stato un punto di riferimento, poi, quando sono riuscita a battere i suoi record, per me è stato veramente una bella soddisfazione.
E a proposito di campionesse, si è mai chiesta quanto avrebbe potuto vincere di più senza incontrare nel suo percorso una fuoriclasse assoluta come l'americana Katy Ledecky?
Eh, sì… Sì, purtroppo è una cosa che mi dicono in molti e mi dicono sei nata nel momento sbagliato. È vero. Dovevo nascere 10 anni dopo. Vabbè, purtroppo è il rischio del mestiere e magari se non ci fosse stata lei ce ne sarebbe stata un'altra, come c'è in tutte le gare. C'è sempre una fuoriclasse che va molto più forte degli altri… questo è lo sport.
Ma vi siete mai dette qualcosa? Con le avversarie che rapporto ha fuori dalla vasca?
Ho stretto amicizia ovviamente con le mie avversarie italiane, tutte: alla fine, siamo tutte comunque amiche. Diciamo che nelle mie gare non non essendoci una compagna in nazionale, magari non è un po' più difficile, per il resto non amicizie particolari.
A Parigi 2024 è bruciato di più il quarto posto agli 800 o quello dei 1500?
Ai 1500, ovviamente. Assolutamente. Io ero sicuramente molto in forma, infatti questa è la cosa che mi dispiace di più e diciamo che ho sbagliato io.

In che senso?
Ho sbagliato io perché forse ero troppo sicura di prendere quella medaglia. E, purtroppo, è stato un grande sbaglio. Mi sono trovata un po' spiazzata quando ho visto le altre che son partite forti e sono andata un po' in confusione. È stata una gara in cui mi sono ritrovata parecchio confusa ed è una cosa che non succede spessi ma che è accaduta. Succede, però non dovrebbe succedere, soprattutto in quei momenti.
Adesso gli obiettivi futuri, Los Angeles o anche oltre?
Adesso l'obiettivo è Los Angeles. Ci riproviamo per quel che si potrà fare: voglio arrivarci nel migliore dei modi, poi si vedrà, nulla nella vita come nello sport è impossibile, Basta provarci.