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Ceccon: “Non sono Sinner. Vince Wimbledon e guadagna 3 milioni e mezzo, io se va bene 15mila euro”

Thomas Ceccon racconta il fenomeno Jannik Sinner e sottolinea le differenze che ci sono tra il mondo del tennis e quello del nuoto: “Rispetto ai 3 milioni e mezzo di Wimbledon a noi se ti va bene prendi 15mila dollari”.
A cura di Fabrizio Rinelli
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Thomas Ceccon è uno degli atleti che ha maggiormente rappresentato l’Italia negli ultimi anni nel mondo dello sport. Il nuotatore veneto è stato protagonista con i successi nelle ultime due ultime Olimpiadi (Tokyo e Parigi), vincendo una medaglia d’oro, una d’argento e due di bronzo. Ceccon ha vinto l’oro anche ai Mondiali di Budapest 2022 nei 100 metri dorso ma ance ai Mondiali di Fukuoka 2023 nei 50 metri farfalla. In questi giorni è a Singapore per la rassegna iridata 2025 e si è raccontato nel corso di un'intervista rilasciata a Repubblica.

Tanti i cambiamenti per lui. Dalla crescita personale a quella sportiva passando per le nuove abitudini e un desiderio: “Tornare a casa e trovare una persona che mi aspetti. Una compagna, insomma, con cui condividere e convivere". In attesa del grande amore si gode i successi nello sport condividendo anche ciò che sta accadendo in Italia con il fenomeno Jannik Sinner nel tennis che ha rivoluzionato tutto. A Ceccon viene chiesto quale differenza ci sia tra lui e l'altoatesino: "Chi vince Wimbledon guadagna 3 milioni e mezzo di euro, a noi se va bene 15mila dollari".

Sinner dopo il trionfo di Wimbledon.
Sinner dopo il trionfo di Wimbledon.

Ceccon sottolinea la differenza con Sinner e quella tra il tennis e il nuoto

Ceccon non parla d'invidia, anzi, ammira molto Sinner e il campione che è diventato sottolineando però le differenze che ci sono tra il mondo del tennis e quello del nuoto. “Sono diventato un grande fan di Sinner anche perché ogni suo incontro è ben segnalato – ha spiegato Ceccon spiegando nei dettagli il suo ragionamento -. Il tennis è uno sport seguitissimo, dagli sponsor e dalla tv. È quasi a ciclo continuo, resta per ore e per giorni sul piccolo schermo. Perdi un match? Puoi rifarti la settimana dopo".

E poi sottolinea però la differenza chiara che c'è nel montepremi stabilito in un torneo rispetto a una vittoria in una gara di nuoto. "Chi vince Wimbledon guadagna 3 milioni e mezzo di euro, meritatissimi, per carità, ma non c’è confronto con una gara di nuoto dove se ti va bene prendi 15mila dollari – spiega Ceccon che aggiunge -. E dove magari ti confondono con un altro. Siamo squali, ma restiamo pesci piccoli”.

Thomas Ceccon con la medaglia vinta a Parigi.
Thomas Ceccon con la medaglia vinta a Parigi.

Il paragone con Sinner e la differenza tra tennis e nuoto dunque ma anche il desiderio di cambiare vita con una compagna ad attenderlo al rientro a casa: "Non ho fretta, capisco che con i miei orari da nuotatore sia difficile, a meno che non sia una collega, come è già successo – aggiunge Ceccon -. Fare l’atleta e il fidanzato è dura, hai ritmi di vita anomali che non puoi imporre e forse anche diversi orizzonti. Potrebbe anche darsi che lei sia una che non faccia niente, però non trovo giusto che resti a casa ad aspettarmi senza avere un’occupazione o interessi."

La sua vita d'altronde ha ruotato sempre intorno al nuoto: "Mi hanno buttato in acqua a tre anni e lì sono rimasto – ha detto -. Mai fatto niente oltre al nuoto. I weekend della mia gioventù li ho passati sul divano a riposarmi. Avrei potuto uscire, nessuno me lo impediva, ma sul divano stavo bene, nessuna vergogna". 

Ceccon sdraiato a dormire in un prato durante le Olimpiadi di Parigi.
Ceccon sdraiato a dormire in un prato durante le Olimpiadi di Parigi.

Ceccon ricorda ancora la famosa foto a Parigi sdraiato a dormire in un prato

Ceccon poi torna a parlare della famosa foto a Parigi durante le ultime Olimpiadi in cui fu inquadrato mentre dormiva sdraiato per terra in un parco: “Mi chiamano ancora così ("il bello addormentato ndr") per via di quella foto nel villaggio olimpico che ha fatto il giro del mondo – ha spiegato -. Io sdraiato su un fianco accanto alla panchina, all’aria aperta. Mi ero svegliato all’alba, alle sei, ero stanco e arrabbiato perché la staffetta era andata male, volevo isolarmi e riposarmi. Quindici minuti di sonno e un oro olimpico". 

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