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Paolo Simoncelli: “Lo stesso destino bastardo si è preso Munandar”

La morte del pilota indonesiano sulla pista di Sepang dove otto anni prima perse la vita il figlio Marco: “Una volta un santone mi disse che la Malesia è un posto spirituale, forse intendeva stregato. Abbiamo pagato un altro caro prezzo, forse vale la pena cambiare”.
A cura di Valeria Aiello
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Sabato 2 novembre a Sepang un tragico incidente nella gara dell’Asia Talent Cup ha strappato via la vita di Afridza Munandar, pilota indonesiano di appena 20 anni. Una tragedia che si è consumata alla 10, una curva prima di quella dove otto anni fa, il 23 ottobre 2011, Marco Simoncelli veniva investito con una dinamica terribilmente simile a quella del giovane indonesiano. Il caso ha voluto che la gara dell’Asia Talent Cup facesse da contorno al round di Sepang del Motomondiale, sbarcato in Malesia per la terza gara del trittico extraeuropeo.

Paolo Simoncelli: "Lo stesso destino bastardo si è preso Munandar"

Ancora una volta a Sepang, ancora una volta sotto gli occhi di Paolo Simoncelli che si trovava in Malesia con la sua Sic58 Squadra Corse al via in Moto3, il motociclismo si è trasformato da sport meraviglioso a evento spaventosamente drammatico. Per Afridza, come per Marco, non c’è stato nulla da fare: troppo gravi le ferite che non hanno permesso ai medici dell’ospedale di Kuala Lumpur il disperato tentativo di salvargli la vita. La MotoGP gli ha reso omaggio con un minuto di silenzio prima della partenza delle gare di domenica mentre l’organizzazione del campionato ha deciso di ritirare il 4, il numero di gara con cui il giovane indonesiano stava disputando la seconda stagione del trofeo.

Paolo Simoncelli / Getty Images
Paolo Simoncelli / Getty Images

Una tragedia che torna a fare riflettere sui rischi di determinate dinamiche, in particolare sulle cadute nei primi giri di gara, quando il gruppo è ancora compatto e il pilota finito a terra non può fare altro che sperare che quelli alle sue spalle riescano ad evitarlo. Un incidente che, inevitabilmente, riapre una ferita che non si potrà mai chiudere per Paolo Simoncelli. Con una nota pubblicata sul sito ufficiale e i canali social del team Sic58 Squadra Corse, al rientro da Sepang il padre di Marco ha provato a trovare una spiegazione di così tanto dolore. Un incidente che “mi fa riflettere” confessa. “Una volta un santone mi disse che la Malesia è il posto più spirituale del mondo ma se spirituale significa avvicinarci alla vita eterna, allora vale la pena cambiare circuito nonostante sia uno tra i più belli del mondo”.

Il destino bastardo – scrive papà Simoncelli – è tornato a presentarci il conto, a riscuotere la sua tassa prendendosi Afridza Munandar giovane promessa Indonesiana. Non credo che ci sia una teoria giusta o sbagliata su quanto accaduto, semplicemente io ho la mia. Ho immaginato come sarebbe riavere Marco indietro, oggi. L’assurda possibilità che ce lo restituiscano dopo otto anni. Senza cambiare nulla del dopo, la Fondazione, la Squadra Corse… con tutto il dolore e le cose buone. Io sono convinto che tornerebbe a correre. “Ciao ba’, dove è il mio casco?” risalirebbe ancora in sella, con la stessa convinzione del 2011 di spaccare il culo a tutti, forse un po’ di più. Solo per regalarci sorpassi mozzafiato possibilmente all’esterno, per strapparci un altro applauso, solo per farci sognare ancora. Per dimostrare che le cose belle esistono basta non smettere di crederci”.

A Sepang abbiamo pagato un altro caro prezzo, forse quel santone per spirituale intendeva circuito stregato, per quanti Mondiali ha regalato e per quanti ne ha tolti”.

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