Francesco Guidotti: “KTM diceva fossero voci di paddock. Poi mi arriva la lettera di licenziamento”

Dopo la gara di Jerez 2025, la MotoGP si conferma più incerta che mai: Alex Márquez vince, mentre il fratello Marc cade, Bagnaia lotta ma sembra ancora lontano dalla forma migliore. In questo scenario, Francesco Guidotti, ex team manager di KTM e ora opinionista Sky, si racconta nel suo anno "di pausa" forzata tra progetti e tanta voglia di rientrare nel paddock.
Come stai vivendo questo periodo?
Sto bene. Dopo 25 anni a tempo pieno nel paddock, mi godo il tempo per la famiglia, gli amici, viaggi. E poi grazie a Sky continuo a vivere le gare con occhio critico. È un modo per restare connesso all'ambiente, senza la pressione quotidiana, ma con una visione attiva sulle gare e non solo da appassionato. Sono appena rientrato da Jerez, ho fatto anche qualche incontro per il futuro. Per ora mi prendo il mio tempo, ma è chiaro: se arriva un progetto serio, sono pronto a rientrare. MotoGP, Superbike, o anche Moto2 o Moto3, purché sia una sfida vera.
La MotoGP rimane la tua dimensione?
Sì, poi dovesse esserci un progetto serio sono pronto ad ascoltare, ma quando stai per tanti anni a certi livelli ti senti in una bolla e quando ne esci comprendi ancora di più il valore di quel contesto. Sopra la MotoGP non c'è niente nel mondo delle corse in moto. E poi è l'ambiente che mi fa sentire a casa, saprei subito da dove iniziare, cosa fare, perché fare quella scelta".

Oggi dove ti piacerebbe andare?
Escludendo KTM per evidenti motivi, sceglierei le italiane: Ducati o Aprilia. Perché amo come facciamo le cose noi italiani e mi piacciono i loro progetti. Però, non ho mai lavorato con i giapponesi e potrebbe essere una bella avventura, una sfida molto stimolante. Non escludo niente, ma ripeto deve essere un progetto serio e motivante.
Torniamo al divorzio con KTM, te lo aspettavi? Come l'hai vissuta?
Non è stato un fulmine a ciel sereno, ma nemmeno me l'aspettavo davvero. Alcune voci erano arrivate da amici e colleghi e ho voluto subito andare dall'azienda a capire se le voci fossero fondate, ma KTM mi aveva sempre rassicurato. Avevo un contratto che comprendeva anche la stagione 2025. Loro avevano una clausola che potevano esercitare, ma mi avevano garantito che erano solo voci di paddock. Poi a Misano 2 (la seconda gara corsa nel circuito romagnolo nel 2024, nda) è arrivata la lettera di licenziamento. È stata una doccia fredda, ma ho voltato pagina.
Rimpianti sul 2024?
Nessun episodio specifico, anzi. Nel 2023 avevamo fatto un capolavoro, soprattutto con Binder. Nel 2024, invece, si è voluto cambiare metodo, accelerare troppo. La MotoGP richiede pazienza e metodo scientifico: non si può improvvisare e abbiamo fatto un piccolo passo indietro, ma il lavoro c'era. Tanto è vero che Dall'Igna ha fatto uno sforzo incredibile per sviluppare la Ducati 2024 proprio perché ci temeva.
Passiamo al mercato piloti. Perché nella MotoGP non c’è trasparenza sugli stipendi?
Credo sia una questione di dinamiche interne, però è vero che non c'è la trasparenza che c'è nel calcio o in altri sport di primo livello. Per quanto riguarda il mercato, dipende dal momento: se una squadra ha bisogno di un pilota top, è il pilota a fare il prezzo. Se sei Ducati oggi, invece, puoi tirare giù i costi perché tutti vogliono venire da te.
E tu, avevi voce in capitolo nella scelta dei piloti KTM?
Avevo una strategia diversa da quella che poi hanno attuato. Avrei puntato su Martín o Márquez che erano liberi. Almeno uno dei due avrei provato il tutto per tutto per provare a portarlo a casa, ma la proprietà ha preferito Bastianini e Vinales. Nessun problema. Anche perché, stanno andando forte, soprattutto Maverick. Però puntare su Jorge o Marc sarebbe stato un altro livello. Eri competitivo per il mondiale.

Parliamo di attualità: Alex Márquez vince a Jerez. Cambieranno gli equilibri in casa?
No. Alex sa bene il valore del fratello. Ha sfruttato l’occasione, e ha fatto bene. Ma questo finché siamo a inizio stagione. Non penso che Alex sarà un problema per Marc e quindi non credo che potranno mai cambiere le strategie.
E Bagnaia? Può ancora lottare alla pari con Marc?
Se ritrova il 100% delle sensazioni, sì. Adesso sta soffrendo, si vede. Non riesce a fare quello che sa fare sulla moto, ma sono convinto che quando tornerà al meglio, sarà della partita. L’importante è non forzare. Gli errori dello scorso anno gli hanno fatto perdere il Mondiale e credo che sti guidando senza esagerare anche per questo motivo. Pecco è uno sportivo vero: lavora, non cerca scorciatoie.
Facciamo un gioco: risposte secche. La gara che ricordi con più emozione?
Il podio di Petrucci al Mugello. Una storia di crescita, emozione e orgoglio italiano.
Il pilota più talentuoso con cui hai lavorato?
Marc Márquez. Inarrivabile.
Chi scegli tra Bagnaia e Martín?
Pari merito. Due talenti purissimi. La prima volta che ho visto Jorge scendere in pista con la MotoGP è stato qualcosa di impressionante.
Dani Pedrosa meritava un mondiale MotoGP?
Assolutamente sì. Tecnica pura, sensibilità unica. Quando lo vedi uscire dal box con quel fisico lì, hai quasi timore perché è davvero minuto, ma come guida lui nessuno.
Il Mugello è la pista più bella del mondo?
Sì, senza dubbio. Quale se no?

Se ti chiedo chi buttare dalla torre tra Valentino Rossi e Marc Márquez?
Impossibile scegliere. Sono due icone per questo sport.
Bagnaia è già nell'Olimpo della MotoGP?
Se nell'Olimpo intendi insieme a Rossi, Lorenzo, Stoner, Marquez… Non ancora. Non ha fatto abbastanza, ma se vincesse il mondiale battendo Marquez, allora le cose possono cambiare. Voglio bene a Pecco, sono stato il primo a inseguirlo e volerlo in Ducati perché avevo visto in lui delle caratteristiche importanti e non solo di guida. Mi riferisco a qualità umane, da professionista di questo sport. Uno che ha la testa, ma oggi, secondo me, non è ancora meritevole di stare nell'Olimpo, come lo hai definito tu.
Ti piace il regolamento 2027?
Molto. C’era bisogno di cambiare: meno velocità estrema, più sicurezza, costi più sostenibili. È la strada giusta, anche perché c'è bisogno di spettacolo. Non è possibile che non si superi o si superi molto poco.