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Bianca Senna ricorda Ayrton a Fanpage.it: “Ha creato l’Instituto perché sognava un Brasile migliore”

Il primo maggio del 1994 Ayrton Senna moriva dopo un tragico incidente a Imola ma il ricordo del pilota brasiliano è molto forte in tutto il mondo sia per la sua immagine di sportivo che per quella di uomo che voleva aiutare i più deboli. A Fanpage.it Bianca Senna, nipote di Ayrton e Brand Director dell’Instituto Ayrton Senna, ha parlato di suo zio e del lavoro che l’istituto porta avanti da anni con i bambini più sfortunati del più grande paese dell’America Latina. Intanto il giorno 12 maggio è stato mostrato ai tifosi il murales per onorare Ayrton dell’artista Eduardo Kobra eseguito presso il circuito di Interlagos.
A cura di Vito Lamorte
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Sono passati 26 anni ma per i fan di Ayrton Senna e tutti gli appassionati di Formula 1 il primo maggio non sarà mai un giorno normale. A Imola il primo maggio del 1994 a bordo della sua Williams il pilota brasiliano perdeva la vita alla curva del Tamburello ma la figura di Senna è ancora molto presente nell'immaginario degli amanti del circus. Bianca Senna, CEO di Senna Brands, a Fanpage.it ha parlato di suo zio e del lavoro che l'Instituto Ayrton Senna porta avanti da anni con l'obiettivo di aiutare i bambini più sfortunati della più grande nazione dell'America Latina. La nipote di Ayrton e Brand Director dell'Instituto Ayrton Senna lo scorso anno, il 21 aprile 2019, è stata ricevuta da Papa Francesco per ricordare il fantastico pilota a 25 anni dalla sua scomparsa e approfondire con il Pontefice l’operato dell'istituto, che è stato insignito dall'Unesco nel 2004 di una cattedra sull'educazione e lo sviluppo umano risultando la prima organizzazione non governativa a ricevere questo riconoscimento.

Intanto il giorno 12 maggio è stato presentato al pubblico il murales in onore di Ayrton Senna dell'artista Eduardo Kobra fatto al circuito di Interlagos, che ieri ha celebrato gli 80 anni dall'inaugurazione (12 maggio 1940) e dove il pilota brasiliano ha fatto la storia con due vittorie importantissime nel 1991 e nel 1993.

Sono passati 26 anni dalla scomparsa di Ayrton Senna ma da noi in Italia il suo ricordo è ancora molto vivo. E per lei?
"Il ricordo che ho di Ayrton è per lo più fuori pista, dato che ero ancora molto giovane e seguivo le gare a casa. Era una persona molto divertente e prendeva sempre in giro qualcuno, scherzava. È sempre stato gentile con la sua famiglia e con tutti quelli che lo circondavano. Questo è l'Ayrton che ci manca sempre molto".

Siamo a conoscenza della Fondazione Ayrton Senna e di quello che fa, ma proviamo a raccontarlo a chi non la conosce. Quali sono gli ambiti in cui vi muovete e quali sono i vostri obiettivi?
"Il nostro obiettivo principale è contribuire all'espansione delle opportunità per bambini e giovani attraverso l'istruzione. La nostra missione è sviluppare l'intero essere umano, preparando la vita nel XXI secolo in tutte le sue dimensioni. Collaboriamo con funzionari pubblici, educatori, ricercatori e altre organizzazioni per sviluppare politiche e pratiche educative basate sull'evidenza. Siamo in un processo permanente di innovazione, alla continua ricerca di nuove conoscenze per rispondere alle sfide di un mondo in costante trasformazione".

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Ayrton Senna aveva sempre espresso il desiderio di fare qualcosa per le persone più deboli, ma non ha visto nascere l’Instituto. Come è cresciuto negli anni il vostro lavoro?
"Ayrton sognava un paese in cui tutti avessero l'opportunità di crescere nel modo più completo possibile. Sognava un Brasile dove sarebbe stato possibile avere un futuro migliore. Sapeva che questa possibilità era lontana dalla maggior parte dei brasiliani e sognava di cambiare questa realtà. Quindi, due mesi prima dell'incidente di Imola, ha condiviso con mia madre (Viviane) il desiderio di fare qualcosa di rilevante per il futuro di brasiliani, soprattutto per bambini e giovani. Fu così che nacque il progetto per la creazione dell'Instituto, che si sarebbe concretizzato nel novembre 1994".

Il Covid-19 ha colto impreparato il mondo intero, voi come vi siete comportati con le vostre attività? Quali sono stati i provvedimenti presi?
"La pandemia si è diffusa rapidamente e, ovviamente, siamo molto preoccupati per tutto ciò che accade in Brasile, in Italia e nel mondo. Qui, stiamo seguendo le misure indicate dalle agenzie sanitarie, restando a casa, lavorando su uno schema di home office fino a quando non saremo in grado di tornare alla nostra routine. Stiamo facendo il tifo affinché tutto passi e desideriamo trasmettere tutta la nostra forza per gli operatori sanitari che si trovano in questa difficile lotta".

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