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Vingegaard svela la guerra interna alla Jumbo Visma: “Era devastante, correvamo uno contro l’altro”

Jonas Vingegaard dominatore al Tour de France e insieme alla Jumbo Visma dell’intera stagione ciclistica appena conclusa, ha raccontato il lato oscuro del super Team olandese. Soprattutto nel corso della Vuelta dove ha trionfato Kuus per precisi ordini di scuderia, mal digeriti da alcuni compagni, tra cui Roglic oggi alla Bora-Hansgrohe.
A cura di Alessio Pediglieri
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Jonas Vingegaard alla fine ha voluto raccontare la straordinaria stagione sua e della sua squadra, la Jumbo Visma, strepitosi protagonisti nel 2023. Il campione danese ha dominato vincendo il Giro del Delfinato, quello dei Paesi Baschi, il Fran Camiño ma soprattutto il Tour de France. Per poi dare il proprio contributo alla squadra che si è imposta come nessuno mai prima, riuscendo a trionfare con Primoz Roglic al Giro d'Italia e alla Vuelta di Spagna con Sepp Kuus. Una supremazia incontrastata, una manifesta superiorità che ha relegato tutti gli altri team a poter solo raccogliere le briciole, ma che ha celato momenti difficili, in cui all'interno della squadra è scattata anche una vera e propria guerra interna tra compagni.

A ruote ferme, il 27enne campione danese ha deciso di riavvolgere il nastro dell'ultima stagione agonistica e rivederla. Senza i filtri posti e imposti durante le gare in calendario, svelando anche ciò che per molti non era lecito e consentito sapere: il lato oscuro della Jumbo Visma, il super Team di assoluti fuoriclasse uniti per vincere. Uniti, ma non troppo. Perché "Vingo" ha confermato ciò che stava già in parte trapelando qualche settimana fa quando Primoz Roglic aveva deciso di salutare la compagnia per prendersi dal prossimo anno il ruolo di capitano e leader, indiscusso,  nella Bora-Hansgrohe. Tutto ciò che non gli sarebbe potuto essere consentito restando nella Jumbo, un pollaio occupato da troppi galli.

Jonas Vingegaard brinda al Tour 2023, il suo secondo e consecutivo successo alla Grande Boucle
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Così, ecco che nelle confidenze al quotidiano del proprio Paese, Ekstra Bladet, Vingeggard ‘svuota il sacco' di mesi vissuti tra vittorie probabilmente irripetibili, che hanno monopolizzato la scena del ciclismo mondiale su strada e che hanno reso la Jumbo Visma il più forte Pro team di sempre. La limpida acqua dalla quale si abbeveravano tutti si è intorbidita in occasione della Vuelta di Spagna. Vinta da Sepp Kuus e con tutta la Jumbo sul podio, ma che ha nascosto e poi mal celato un fastidio dietro le quinte: gli ordini di scuderia, di lasciare la vittoria allo statunitense arrivati in ritardo e mal graditi da altri compagni, tra cui è spiccato proprio Roglic. Il cui addio, letto col senno del poi, evidenzia la spaccatura interna.

L'intesa tra Primoz Roglic e Sepp Kuus, svanita sulle salite della Vuelta: lo sloveno ha firmato per la Bora
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Nessun Paradiso perfetto, anzi: "Lo ammetto" rivela Vingegaard, "Ero frustrato, ma non per i risultati bensì dal modo in cui correvamo. Ero deluso dal fatto che mi ero accorto che non tutti fossero felici di come si stavano evolvendo le cose: Sepp era primo, dovevamo correre per lui, io ero follemente felice per la sua vittoria ma non tutti hanno gareggiato per questo scopo". Un colpo diretto, al basso ventre, senza fare nomi ma senza nascondere il problema. "Non mi piaceva tutto quello che stava accadendo perché mi sentivo come se stessimo correndo per mettere in difficoltà qualcuno, un nostro compagno. Mi sentivo come se stessimo gareggiando l'uno contro l'altro, e sentirsi in quel modo non era bello né positivo per nessuno".

Una foto storica, un podio tutto targato Jumbo Visma, alla Vuelta 2023
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Di fatto, il successo di Kuus era coinciso con la decisione presa dalla Jumbo di rendere il gregario dei due capitani Vingegaard e Roglic, il corridore di riferimento proprio in virtù di una classifica che premiava lo statunitense. Una decisione però presa in ritardo e in malo modo creando dissenso e confusione nel corso di una tra le tappe fondamentali, la salita verso l'Angliru, dove lui e Roglic – ancora senza direttive precise – avevano attaccato il compagno in maglia rossa, per poi desistere: "È stato giusto nelle ultime due tappe di montagna metterci al servizio di Kuss ma quella decisione andava presa prima dalla squadra. È in queste situazioni che la dirigenza deve essere brava a dare le direttive, perché ovviamente noi volevamo tutti vincere. Ma serviva un ordine preciso, arrivato in ritardo".

La gioia di Sepp Kuus, vincitore della Vuelta dopo direttive precise da parte del Team
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Alla fine, Vingegaard si è adattato alle direttive di scuderia, al contrario di Roglic: "In conclusione sono stato felice di aver aiutato Sepp ripagandolo di tutte quelle volte in cui era stato lui a mettersi a mia disposizione senza indugio. Ma abbiamo corso nel modo sbagliato, creando frizioni inutili. Correvamo uno contro l'altro e questo è stato a suo modo devastante".

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