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Vingegaard, il ciclista venuto dal futuro col casco spaziale che fa infuriare l’UCI: “E la sicurezza?”

Il casco indossato da Jonas Vingegaard e dai suoi compagni al prologo della Tirreno-Adriatico e riproposto anche alla crono della Parigi-Nizza ha spinto l’UCI a dover rimettere mano al regolamento. Il sospetto è che si guardi esclusivamente all’aerodinamica, venendo meno alla sicurezza: “Ci saranno delle revisioni”
A cura di Alessio Pediglieri
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Jonas Vingegaard e tutta la Visma sono stati al centro delle attenzioni in questi giorni per le tappe a cronometro alla Tirreno-Adriatico e poi ancora alla Parigi-Nizza, dove i ciclisti del team belga si sono presentati al via con dei caschi a dir poco avveniristici, per molti direttamente arrivati dal futuro. Risate e perplessità da parte degli addetti ai lavori nonché sull'effettivo vantaggio degli inediti copricapo (in entrambe le gare non è arrivata la vittoria). Ma c'è anche chi ha protestato e l'UCI stessa che si è sentita parte in causa emettendo un comunicato ufficiale in cui ha confermato che verificherà se tali caschi rispettino prima di tutto le serrate normative di sicurezza.

Un casco che ha scatenato l'ironia del web e non poteva essere altrimenti vista la forma inedita, la presenza "ingombrante" e l'aspetto tutt'altro che aerodinamico. Invece, il copricapo venuto direttamente dal futuro indossato dagli uomini Visma è l'ultimo prodotto avveniristico in fase di analisi del vento e di attrito da abbattere durante le gare a cronometro. Un progetto figlio di una attenta tecnologia che ha spiazzato un po' tutti anche perché la tanto attesa vittoria non è arrivata: né alla Tirreno-Adriatica, né alla Parigi-Nizza.

Dunque, restano le perplessità enormi sul prodotto mostrato, decisamente differente dai tantissimi modelli che oramai si susseguono sulle teste dei ciclisti: ogni squadra ne ha uno quasi disegnato su misura, impossibile vederne due identici. Tutti figli delle gallerie del vento e di studi scientifici anche perché la rincorsa ai materiali sempre più sofisticati ha spinto il mondo del ciclismo a spingersi sempre più oltre. Soprattutto da quando analisi e confronti hanno certificato che grazie alla maggior accortezza su tutto l'equipaggiamento (dalla bici ai guanti) può portare ad un vantaggio effettivo di 10-15 secondi a chilometro rispetto ad avversari meno tecnologici.

Di fronte all'ultima "trovata" della squadra più forte del 2023 e già protagonista in questo 2024 è scesa in campo anche l'UCI, l'Unione Internazionale di Ciclismo, che si è vista costretta a emettere un comunicato ufficiale riguardante proprio l'utilizzo di tutti i prodotti che i ciclisti indossano e che si evolvono costantemente. Tra cui anche il casco Giro Sport Design, utilizzato dal Team Visma-Lease a Bike al prologo della Tirreno-Adriatico e poi riproposto alla Parigi-Nizza.

L'UCI riconosce che, sebbene ciò possa non contravvenire direttamente ai regolamenti esistenti, solleva una questione significativa riguardante l'attuale e più ampia tendenza nella progettazione dei caschi da cronometro, "che si concentra più sulle prestazioni che sulla funzione primaria di un casco, vale a dire garantire la sicurezza di chi lo indossa in caso di caduta" si legge nella nota. Da qui, la decisione di prendere eventuali provvedimenti: "L’UCI intraprenderà una revisione delle sue regole sulla progettazione e l'uso dei caschi in competizione. In tal modo intende garantire che venga definito un quadro chiaro e coerente con gli obiettivi prefissati. Qualsiasi modifica al presente regolamento sarà comunicata tempestivamente dopo la sua adozione da parte degli organi competenti dell'UCI".

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