Pogacar sotto accusa al Tour de France per il malessere mostrato nella triste scena sul podio

"Non vedo l'ora di tornare a casa, sto contando i chilometri che mi separano da Parigi". Queste le parole di Tadej Pogacar che hanno sconcertato tutti, pronunciate prima dell'ultima tappa alpina, conclusasi a La Plagne. Dove lo sloveno è stato battuto da Arensman e da Vingegaard, pur mantenendo saldamente la maglia gialla che è stata celebrata ancora una volta sul podio. Su cui Pogacar è apparso stravolto e stanco, senza nascondere il proprio disagio ancora una volta: "Tutto si sta trascinando" ha detto nella post premiazione, "la situzione si sta facendo lunga…"
In gara non ha deluso, ha provato a scattare a suo modo poco prima del traguardo, poi ha desistito: complice il vantaggio impressionante in classifica (oltre 4 minuti su Vingegaard, secondo) e un malessere che lo ha colpito negli ultimi giorni. Tadej Pogacar sta facendo discutere in questo epilogo di Tour, il suo quarto in giallo, perché invece di mostrarsi entusiasta e felice, si presenta a sguardo perso e senza alcun accenno di sorriso su un volto apparso stanco e stravolto.
Pogacar sul podio di La Plagne, stravolto e infelice: "Tutto si sta trascinando"
Sul podio di La Plagne è stato evidente e sottolineato dai principali organi di informazione, tra cui anche i francesi de L'Equipe, sorpresi di vedere un Pogacar mai così abbattuto prima d'ora. Ha in mano il Tour, ha vinto 4 tappe e ha stracciato la concorrenza: dovrebbe esultare, essere felice nell'aver dominato la corsa prendendosi per la 4a volta la Grande Boucle. E invece? Sguardo perso, viso solcato dalla fatica, parole di sconforto: "La situazione sta iniziando a farsi lunga" ha poi dichiarato a fine protocollo premiazione, "soprattutto con il tempo di oggi. Tutto si sta trascinando, con la cerimonia del podio e tutto ciò che ne consegue. Voglio solo salire sull'autobus e farmi una bella doccia ".
Perché Pogacar non sorride e appare stanco: il peso della maglia gialla
Per molti, il malessere e il disagio di Pogacar nasconde problemi, uno stress che ha saputo celare benissimo nei momenti più delicati della corsa ma che è fuoriuscito nel momento in cui la tensione è calata, ben sapendo di essere oramai irraggiungibile. Dopotutto, per accordi e leggi non scritte, la maglia gialla di turno è sottoposta ogni giorno ad un surplus di impegni che vanno ben oltre le fatiche di tappa. E' lo scotto che si deve pagare per il successo e la popolarità: controlli anti doping, firma delle maglie per i tifosi, celebrazione sul podio, interviste e disponibilità a tutti i network presenti. Solo poi, la possibilità di ritirarsi e riposarsi come tutti gli altri.
Prima i Pirenei, poi le Alpi hanno inciso nel fisico e nel morale di Pogacar: dominatore ma che ha pagato caro prezzo alla fatica, per dimostrarsi più forte della Visma e delle sue tattiche a volte suicide, di un Vingegaard che non ha mai mollato un centimetro, costringendolo a non avere mai alcun calo di tensione. Senza "ammazzare" il Tour come nel 2024, dove si era preso ben sei vittorie di tappa ed era apparso ben più pimpante di ora, dove è stato sempre costretto a gestire gli avversari e a gestire le proprie forze.