Pogacar e la domanda che al Tour de France tutti si fanno, risponde con onestà: “È così folle”

Tadej Pogacar è veramente stanco? Il campione della UAE Emirates arriva oggi a Parigi con la maglia gialla e il quarto Tour de France cucito addosso ma sfogo e stato d'animo espressi nei giorni scorsi, confessandoli direttamente oppure mostrandosi visibilmente provato, hanno fatto sì che fosse quella la domanda più ricorrente sul ciclista sloveno, tanto da chiedersi se accetterà o meno di partecipare alla Vuelta in Spagna. Le risposte che dà sono di una sincerità estrema, onesta. Quel quesito ne nasconde tra le pieghe anche un altro: cosa sta succedendo al "cannibale" che nell'ultima settimana non ha vinto una tappa e ha sostanzialmente campato di rendita approfittando anche dell'incapacità degli avversari di approntare strategie migliori (o, addirittura, sbagliare tutti i calcoli come accaduto alla 18ª frazione) che non fossero giocare in difesa, stare incollati alla sua ruota e poi chissà.

Gestore più che vorace come al solito. Così è apparso Pogacar che, nonostante abbia tenuto un ritmo differente e l'insofferenza alla pressione palesata a La Plagne, nessuno è riuscito a schiodare dalla cima della corsa conservando un vantaggio notevole (4 minuti e mezzo) sui diretti avversari. Chi avrebbe potuto mai fermarlo se non se stesso? Lo sloveno è stato molto onesto su quanto sia stata dura questa edizione della Grande Boucle. E con ogni probabilità, proprio quanto ammesso alla vigilia del 21° e ultimo appuntamento della corsa, è la migliore e più sincera risposta che potesse dare a chi s'interroga sulle sue reali condizioni. "Ogni anno diciamo che il prossimo sarà il Tour più difficile di sempre – le parole di Pogacar – ma quello di quest'anno è stato qualcosa di completamente diverso… è tutto così folle. Guardando i dati, forse c'è stato un giorno in cui siamo andati un po' più piano ma abbiamo quasi dato il massimo sempre".
Nel 2024 vinse sei tappe ma a un anno all'altro sono cambiate tante cose, una in particolare: s'è alzato il livello della competitività, fattore che da un lato dà una spiegazione alla riflessione sulla stanchezza (fisica e mentale) e dall'altro ribadisce la forza e le qualità del corridore che è riuscito un passo (o una ruota) sempre più avanti di Jonas Vingegaard che è stato un osso duro. "Devo dire che, anche se è stata una delle gare più dure che abbia mai fatto, mi sono divertito, perché ero in buona forma e avevo buone gambe, e non vedo l'ora che arrivi l'ultimo giorno", ha aggiunto a corredo dell'ultima tappa che fa a prologo alla passerella sugli Champs-Élysées. Non è ancora finita la Grande Boucle che c'è già chi lo interroga sulla prossima sfida, la Vuelta in programma tra un mese. "Terminato il Tour, con maggiore lucidità prenderemo le decisioni per le corse avvenire".