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Perché la Parigi-Roubaix è chiamata “l’Inferno del Nord”: il video che mostra cosa succede nel gruppo

La Parigi-Roubaix è considerata all’unanimità la Classica del Nord più difficile, dura e pericolosa: 250 chilometri di cui oltre 50 da percorrere sulla rete sconnessa dei settori in pavé che l’hanno resa unica nel suo genere. Grazie anche al Trouée d’Arenberg, quando si attraversa la Foresta per 2.3 km, introdotta dal 1968 e dove, da sempre, si decide la “corsa delle pietre”
A cura di Alessio Pediglieri
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Domenica si corre la 121a Parigi-Roubaix la Madre di tutte le Classiche, una Monumento di Primavera che segna per sempre la carriera di chi la vince. Una gara tra le più dure, tra le pietre per uomini di pietra: 29 settori in pavé per una cinquantina di chilometri sugli oltre 250 di tracciato che nel corso degli anni ha subito pochissime modifiche, regalando emozioni e immagini iconiche che hanno scritto la storia del ciclismo internazionale.

La prima edizione della Parigi-Roubaix si disputò il 19 aprile 1896 dall'idea pazza di due amanti delle corse in pista, i francesi Theodore Vienne e Maurice Perez che fecero costruire un velodromo nei pressi di Roubaix e decisero di trovare il modo di collegarlo alla capitale. Obiettivo raggiunto anche grazie l'enorme mole di lavoro organizzato con un giornale sportivo francese da sempre vicino al mondo del ciclismo, "Le Velo" che riuscì a mantenere viva la gara anche a cavallo delle Due Guerre, fino al 1943 quando il tracciato non ha più avuto cambiamenti, con l'arrivo posto come ora sulla pista del Parc des Sports.

Ciò che ha caratterizzato da sempre la Parigi-Roubaix sono stati i settori in ciottolato, i più duri di ogni altra Monumento, temuti da chiunque si sia cimentato nella classica. Ma cosa accade quando i corridori si cimentano con i tratti in sterrato? Immagini spettacolari, a volte crude, vengono riprese da elicotteri e moto nelle classiche dirette televisive. Ma ciò che difficilmente si riesce a vedere è cosa realmente significhi correre sulle pietre a tutta velocità  a pochi centimetri gli uni dagli altri, quando un semplice e banale contrattempo si trasforma in un pericoloso incidente. E così diventa impressionante quanto pubblicato dalla NBC con la camera-cycling sulla bicicletta di Peacock in una sequenza incredibile che racchiude tutto il senso della Roubaix.

La corsa delle pietre, gli infernali settori in pavé

La caratteristica principale di questa durissima corsa nel Nord d'Europa è ovviamente il pavé, che si trova per circa 50 dei 250 chilometri complessivi, in diversi settori lungo il percorso. In questa edizione numero 121, superano i 53 km complessivi: mai prima era stato percorso un così lungo tratto in ciottolato. Il percorso ha subito vari cambiamenti nel corso degli anni ma da oltre 50 è praticamente lo stesso, da quando nel 1968 entrò a farne parte uno dei tratti più significativi, duri e decisivi: la Foresta di Arenberg.

La Trouèe d’Arenberg è uno dei tratti più duri della Roubaix, e non a caso è inserito nella categoria a "cinque stelle di difficoltà" da parte degli organizzatori, con i suoi 2.300 metri caratterizzati da un selciato in cattivo stato e dal passaggio nell’umido bosco. Teatro di immagini epiche e di momenti storici, comprese forature e cadute, pur trovandosi a 90 chilometri dall'arrivo è il "cuore" della Regina del Nord, dove spesso e volentieri si decide la gara. Gli altri due tratti epici, sempre "a cinque stelle" sono il Mons en Pevele, 3 km di durissimo pavè, e il Carrefour de L’Arbre, costituito da un falsopiano in salita e con due chilometri in lastricato irregolare che presentano numerose curve spesso pericolose.

La Foresta d'Arenberg, il "cuore" dell'Inferno

"Quando entri nella foresta la gente del Nord capisce che sei come loro. Sei così vicino a una miniera di carbone che la fatica diventa simbiotica, se pensi che i minatori conoscono lo sforzo fisico come nessun altro. La stessa sofferenza che, in ambito sportivo, provano i campioni della Roubaix". Prole dell'ex ciclista francese Thierry Gouvenou, oggi direttore dell'organizzazione della Roubaix. Frasi che ne racchiudono la simbologia, il mito, la forza di una corsa unica.

La Trouée d'Arenberg benne "scoperta" solo nel 1968 quando, a seguito della rivoluzione industriale, molti tratti di sterrato vennero asfaltati mettendo in gravissima difficoltà la Parigi-Roubaix. Così, venne trovato il settore di Arenberg un tratto in ciottolato ai limiti della percorribilità: "Se solo una volta ci sarà una caduta, non si correrà mai più" dissero gli organizzatori: dopo oltre 50 anni i 2.300 metri di Arenberg non solo sono rimasti ma sono diventati l'immagine simbolo di una corsa unica e inimitabile nel panorama del ciclismo mondiale.

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