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Il 14 novembre ha quattro figli e non è un giorno normale per il ciclismo

Bernard Hinault, Vincenzo Nibali, Vittorio Adorni e Davide Boifava, quattro fra i più grandi uomini di ciclismo della storia sono nati lo stesso giorno, il 14 novembre. Non può essere una coincidenza e bisognerebbe indagare fra logge massoniche, grandi vecchi e poteri occulti per capire la forza taumaturgica di questo giorno così speciale.
A cura di Jvan Sica
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In epoca di complottismo, non ci siamo accorti di una cosa lampante, che deve saltare agli occhi ed essere gridata al mondo attraverso tutti i social media che possiamo: il 14 novembre non è un giorno normale. Ce lo hanno nascosto per anni, ma alla fine la verità è venuta fuori. Com’è possibile che il 14 novembre siano nati Bernard Hinault, Vincenzo Nibali, Vittorio Adorni e Davide Boifava, quattro tra i più grandi uomini di ciclismo della storia? Strano, no? Ne ripercorro velocemente le carriere per capire se tra di loro ci siano dei legami particolari che infittiscono il mistero.

Bernard Hinault è insieme a Jacques Anquetil il più grande ciclista della storia di Francia. Ha vinto cinque Tour de France, tre Giri d’Italia e due Vuelta d’España, insieme ad Alberto Contador è l’unico ad aver vinto almeno due volte tutte e tre le principali corse a tappe al mondo. Ma non solo corse a tappe, Hinault è stato anche campione del mondo nel 1980 e ha deciso di vincere un po’ di grandi classiche, come Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia. Per farla breve, su un podio all-time dei ciclisti più grandi al mondo il suo nome gira.

Vincenzo Nibali è ancora oggi il migliore ciclista italiano in attività che osa sfidare i vari Roglic, Carapaz, Bernal e gli altri nei grandi giri, nonostante i 36 anni oggi compiuti. Anche la carriera di Nibali è sfavillante. Ha vinto insieme solo ad altri sei almeno un grande Giro, ma è solo uno dei quattro (con Hinault, Merckx e Gimondi) ad aver vinto Vuelta, Giro e Tour ma anche due classiche monumento, la Milano-Sanremo 2018 e il Giro di Lombardia 2015 e 2017. Poi ha vinto ancora tanto altro e ha un rammarico e un sogno: se non fosse caduto lungo una terribile discesa a Rio de Janeiro nel 2016, forse oggi sarebbe stato anche medaglia d’oro olimpica. E poi il sogno chiamato Tokyo 2020, lungo un tracciato che potrebbe dargli l’ultima grande soddisfazione della sua carriera.

Vittorio Adorni in azione
Vittorio Adorni in azione

Vittorio Adorni è stato uno di quei ciclisti che è bene affermare subito non del livello dei grandissimi (anche perché i grandissimi al suo tempo si chiamavano Gimondi e Merckx). A volte quel suo non essere il migliore non gli ha permesso di vincere tante gare. Basti dire che ha concluso fra i primi dieci almeno una di tutte le classiche monumento che esistono, per sottolineare come la sua classe e forza fossero indiscusse. Ma quel suo gap d’inferiorità però a volte è riuscito anche a sfruttarlo, vincendo gare indimenticabili, come il Giro d’Italia 1965 e il Campionato del Mondo 1968, con ben 9’50’’ sul secondo.

E infine abbiamo Davide Boifava, meno vincente degli altri tre da corridore, due tappe al Giro e un giorno in maglia rosa come massimo in carriera, ma che ha avuto una carriera da Direttore sportivo a dir poco da sogno: tra i successi più grandi, l’accoppiata Giro-Vuelta con Giovanni Battaglin nel 1981 e soprattutto era lui a guidare Stephen Roche nel 1987, anno in cui l’irlandese vinse Giro d’Italia, Tour de France e Campionato del Mondo.

Detto tutto questo, a voi non sembra strano che sempre il 14 novembre sia nata anche la BBC e che sia stato pubblicato Moby Dick? Voi mi direte, che c’entra con i quattro ciclisti? Non lo so, era per creare collegamenti complottisti alla buona, tanto qualcuno che ci trova qualcosa poi si trova sempre.

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