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Walter Sabatini: “Luis Enrique è il migliore al mondo, a Roma non capirono nulla: lo chiamavano Stanlio”

Di fronte al PSG delle meraviglie di Luis Enrique, Walter Sabatini ricorda l’avventura di “Lucho” alla Roma, tra il 2011 e il 2012: “Era l’idolo dei giocatori, De Rossi ne fu affascinato. Ma ci fu chi si comportò malissimo con lui e alla fine non ne volle più sapere”.
A cura di Alessio Pediglieri
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Luis Enrique ha riscritto in rosso la storia del  Paris Saint Germain, portando la squadra laddove nessuno era mai riuscito prima in una sequela di tentativi finiti nel vuoto anche a fronte di campagne di calciomercato memorabili che hanno visto passare da sotto la Torre Eiffel i più forti campioni di sempre. Il tecnico asturiano è riuscito a tratte beneficio dai fallimenti dei suoi predecessori, costruendo una realtà che oggi insegna calcio e vince ovunque vada, confermandosi un tecnico di livello. Che la Roma ebbe in mano ma non riuscì ad apprezzare, anzi. Come ha rivelato Walter Sabatini tra i principali autori dell'arrivo di Luis Enrique in Capitale: "Ci fu chi si comportò malissimo con lui, lo pregai di restare. Sapevo che sarebbe stato il più forte al mondo".

L'avventura di Luis Enrique con la Roma chiusa solo dopo una stagione

Tra il 2011 e il 2012, la Roma fece il colpo in panchina acquistando un giovanissimo emergente allenatore dalle giovanili del Barcellona: Luis Enrique. A quel tempo, non aveva ancora vinto nulla, si era però messo in luce guidando i giovani della Cantera del suo club di sempre, il Barça. Uno dei principali autori di quel colpo, fu Walter Sabatini, ds giallorosso che oggi – a distanza di anni e di fronte ai successi ottenuti dal tecnico – ripercorre quella avventura, finita nel peggiore dei modi, malgrado avesse fatto di tutto per evitare lo strappo, e che avrebbe potuto raccontare una storia diversa per il club.

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Sabatini: "Dopo un paio di partite  lo portai a Roma"

"Siamo andati a vedere un paio di partite del Barcellona B e siamo subito tornati entusiasti del suo modo di giocare": parole e musica di Walter Sabatini anno 2025, ripercorrendo ciò che accadde nell'estate 2011 quando lui era ds della Roma e Luis Enrique uno scalpitante allenatore agli esordi. "Ancora oggi, sento un profondo affetto e stima sia per l'uomo che per l'allenatore", ha ribadito Sabatini alla Gazzetta dello Sport. "Ma la sua avventura alla Roma non andò come previsto". Il tecnico aveva un contratto biennale, ma il suo mandato terminò alla fine della sua prima stagione, non senza polemiche.

"C'è chi si comportò malissimo, lo pregammo ma non ne volle sapere"

Fu un errore imperdonabile da parte del club, Sabatini non usa come suo consueto giri di parole particolari per dire ciò che pensa e raccontare cosa accadde. "In poche parole, chi gli stava intorno non lo trattava come meritava, c'era astio forse invidia verso di lui. C'era anche chi lo prendeva in giro nel gruppo, chiamandolo ‘Stanlio' un particolare per cui lui era fortemente contrariato. Era arrabbiato per tutto questo atteggiamento". Da lì, i rapporti incrinati con staff e dirigenza, malgrado l'estremo tentativo di Sabatini: "Baldini, Pallotta e io lo implorammo di restare, ma non ne volle sapere."

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Luis Enrique e i giocatori della Roma: "Era il loro idolo, De Rossi ne era affascinato"

A distanza di anni, dunque, si svela la reale motivazione di un rapporto morto ancor prima di nascere e la squadra, i giocatori non c'entrano nulla. Tra le tante polemiche e illazioni del tempo, si raccontò anche di malcontento e dissapori col gruppo squadra. Tutto smentito dal solito, diretto, Sabatini: "I metodi di Luis Enrique avevano sorpreso i giocatori in positivo. Luis era l'idolo dei giocatori, tranne forse due o tre. De Rossi, per esempio, ne era affascinato" racconta ancora il ds riferendosi all'uomo simbolo del gruppo. "Daniele veniva spesso nel mio ufficio a dirmi che sembrava la prima volta che giocava a calcio… aveva visto cose che Lucho chiedeva ai giocatori di fare cose che non sapeva, che non aveva mai visto prima".

Sabatini: "Riesce a costruire una fede incrollabile nei giocatori"

La medesima fiducia che Luis Enrique è riuscito a instillare nell'animo dei giocatori al PSG dove traspare evidente il legame profondo tra tecnico e squadra, con tutto ciò che ne sta conseguendo, tra convinzioni sempre più forti e disponibilità totali: "Oggi è la squadra più forte di tutte, guidata da chi sapevo sarebbe diventato il miglior allenatore del mondo" continua Sabatini. "I giocatori hanno una fede incrollabile in quello che fanno, e questo è senza dubbio merito di Lucho. Guardate ad esempio come gioca Dembélé oggi, la sua generosità e eccezionale. E Kvaratskhelia?  Oggi insegue l'avversario per 60 metri…"

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