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Vidal dice basta al calcio moderno: “Si è trasformato in un vero e proprio mercato di schiavi”

Anche in vista della prossima stagione, il centrocampista cileno si è accodato alle critiche per le troppe partite ravvicinate: “Tutti questi numeri vanno contro la nostra salute mentale”
A cura di Alessio Pediglieri
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Arturo Vidal non ci sta e dice basta al calcio moderno. King Arturo si è espresso in modo chiaro e secco, senza alcun giro di parole di fronte al continuo crescendo di partite in una sola stagione, dove si toccano punte di 45-50 gare per squadra tra campionato e impegni di Coppa. Il che significa, in soldoni, che un calciatore è chiamato a giocare nell'arco di 9 mesi altrettanti impegni con una cadenza di un match ogni 4-5 giorni. Un vero e proprio tour de force senza interruzioni che impone ritmi sempre più serrati, un rischio elevato di infortuni e prestazioni che inevitabilmente subiscono conseguenze negative e che lo potrebbe coinvolgere ancora una volta, per la prossima stagione, in attesa di sapere dove la disputerà.

Il centrocampista dell'Inter e della nazionale cilena la definisce "esposizione eccessiva" che mette a rischio anche la "salute mentale" dei giocatori. Vidal si riferisce soprattutto ai colleghi che disputano campionati lontano dalla propria terra di origine come moltissimi sudamericani stanziati in Europa ma costretti a interminabili viaggi transoceanici quando vengono chiamati in Nazionale: "Tutto ciò riduce le nostre prestazioni e accorcia le carriere di molti giocatori: dobbiamo pensare insieme a come ridurre questo impatto" ha sottolineato nelle dichiarazioni rilasciate a FIFPro, il Sindacato internazionale di categoria. "La situazione colpisce in particolare i giocatori sudamericani, che devono percorrere lunghe distanze per andare a giocare le loro partite e si deve far sì che i protocolli vengano rispettati, con periodi di riposo implementati, sia durante la stagione sia nel momento del riposo per le pause".

L'amarezza di Vidal sale e si rafforza nel momento in cui considera quello di calciatore una professione come ogni altra, al di là di stipendi e guadagni: "Come in ogni altro lavoro, è fondamentale staccarsi e allontanarsi dai doveri, è una questione di salute mentale", ha sottolineato il giocatore cileno che nell'ultima stagione appena completata ha disputato 41 partite e che da un quinquennio viaggia ad una media di 48-50 presenze all'anno.

Da un po' di tempo proprio la FIFPro ha tenuto altissimo il monitoraggio attorno al problema per informare i calciatori e tutelarli, controllando la congestione delle partite esaminando il numero crescente di minuti che i calciatori giocano e quante gare consecutive vengono fatte: "Tutti questi numeri vanno contro le raccomandazioni degli scienziati a sfavore delle nostre prestazioni, della nostra salute e dello sforzo fisico che applichiamo come giocatori. Come calciatori dobbiamo essere capaci di lottare contro questo" conclude Vidal. "Per il bene delle nostre carriere e delle nostre famiglie, ma soprattutto per il calcio come intrattenimento. Non possiamo essere esposti a questi parametri, perché il calcio è una festa, non dev'essere un mercato degli schiavi".

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