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Vialli e la lezione della malattia: “Non so quanto vivrò, ho capito che non c’è tempo da perdere”

Gianluca Vialli nella serie Netflix di Alessandro Cattelan “Una semplice domanda”, ha raccontato il suo approccio alla malattia, e come sta vivendo questa esperienza che gli ha stravolto la vita.
A cura di Marco Beltrami
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Gianluca Vialli non considera quella contro il cancro una battaglia. Quel "guerriero" che in campo si è sempre contraddistinto per generosità, grinta e spirito di sacrificio, doti che hanno permesso di esaltare ancor di più l'esuberanza fisica e il fiuto del gol, ha optato per un approccio diverso alla malattia. Il tumore al pancreas infatti non gli ha cambiato solamente la vita, ma anche le prospettive e il modo di guardare le cose con l'ex bomber attuale capo delegazione azzurra, che ha provato a considerare la sofferenza come un'opportunità per migliorarsi.

Nella serie tv Netflix "Una semplice domanda", l'occasione di una particolare partita a golf ha permesso a Gianluca Vialli di raccontarsi ad Alessandro Cattelan. Il classe 1984 di Cremona ha parlato di quella malattia che non lo ha ancora abbandonato e lo tormenta dal 2017. Ha imparato a conviverci l'ex centravanti, per una situazione che gli ha fatto apprezzare ancor di più la vita, scartando il superfluo con la concentrazione su quello che conta davvero e in primis la famiglia e le figlie.

Il cancro come uno schiaffo ben assestato in pieno volto, ha ricordato a Vialli che ognuno di noi ha una "data di scadenza". Una situazione per certi versi anche illuminante per il dirigente azzurro, perché evidenzia la necessità di dare priorità alle cose importanti e sul messaggio da lasciare. Perché per dirla alla sua maniera non sa quando la "luce potrebbe spegnersi": "Se per esempio muori all'improvviso di notte, tante cose rimangono incompiute. Oggi so che ho il dovere di di comportarmi in un certo modo nei confronti delle persone, di mia moglie, delle mie figlie perché non so quanto vivrò. Quindi ti dà questa opportunità di scrivere le lettere, di sistemare assolutamente le cose".

L'abbraccio tra Vialli e Mancini a Euro 2020
L'abbraccio tra Vialli e Mancini a Euro 2020

Il messaggio di Vialli è forte e può essere uno sprone per tanta gente, nella sua stessa situazione. La malattia può diventare un'occasione, per dare il giusto peso alle cose: "La malattia non è esclusivamente sofferenza. Ci sono dei momenti bellissimi. La malattia ti può insegnare molto di come sei fatto, ti può spingere anche più in la rispetto al modo anche superficiale in cui viviamo la nostra vita. La considero anche un’opportunità. Non ti dico che arrivo fino ad essere grato nei confronti del cancro, però non la considero una battaglia. L’ho detto più volte. Se mi mettessi a fare la battaglia col cancro ne uscirei distrutto. Lo considero una fase della mia vita, un compagno di viaggio, che spero prima o poi si stanchi e mi dica ‘Ok, ti ho temprato. Ti ho permesso di fare un percorso, adesso sei pronto'".

Guai a perdere tempo, guai a non godersi tutto quello che la vita può offrire. Vialli non ha intenzione di perdere tempo in cose futili, perché il motore di tutto è proprio la paura di morire: "Cerco di non perdere tempo, di dire ai miei genitori che gli voglio bene. E mi sono reso conto che non vale più la pena di perdere tempo e fare delle stronzate. Fai le cose che ti piacciono e di cui sei appassionato per il resto non c’è tempo. Siamo qui per cercare di capire il senso della vita e io ti dico, ho paura di morire".

Vialli ha dunque una consapevolezza nuova, quella di poter forse disporre di meno tempo a disposizione per dimostrarsi un buon padre o un buon marito, o una brava persona. Questo lo scopo della vita, questo il primo pensiero del mattino che lo riempie di vitalità ed entusiasmo appena si alza dal letto. E se c'è un messaggio che Gianluca vuole con parole e fatti trasmettere è questo: "Spero di vivere il più a lungo possibile però mi sento molto più fragile di prima e ogni comportamento mi porta a fare questo ragionamento cioè: ‘È la cosa giusta che sto mostrando alle mie figlie?'. E in questo senso cerco di essere un esempio positivo, cerco di insegnare loro che la felicità dipende dalla prospettiva attraverso la quale tu guardi la vita. Cerco di spiegare loro che non devi darti delle arie, devi ascoltare di più e parlare di meno, migliorarti ogni giorno, devi ridere spesso e aiutare gli altri. Secondo me, questo è un po’ il segreto della felicità. E soprattutto cerco di fare in modo che abbiano l’opportunità di trovare la loro vocazione".

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