Tamponi, no a privilegi per i calciatori: i club li acquisteranno anche per i cittadini

Ripartire ma senza apparire privilegiati. I vertici del calcio italiano e le Istituzioni programmano la cosiddetta "fase due": l'obiettivo è riprendere gli allenamenti entro la metà di maggio al massimo e poi con il campionato a inizio giugno. Il protocollo medico/sanitario, con tanto di prescrizioni molto rigide per la logistica e il trattamento a cui sottoporre i tesserati, è stato già stilato e consegnato al ministro, Vincenzo Spadafora. L'ultima parola spetta al Comitato tecnico/scientifico del Ministero della Salute. Con ogni probabilità verrà introdotto qualche ulteriore accorgimento per garantire la massima sicurezza e vincere ogni perplessità sollevata da dirigenti e calciatori.
Tamponi, test sierologici/molecolari e altri esami scandiranno la quotidianità di club e atleti ma il presidente della Figc, Gabriele Gravina, vorrebbe farlo offrendo al Paese un segnale molto chiaro: chiedere che sia il Governo a finanziare la spesa per le società sarebbe "scivoloso" e alimenterebbe solo il pregiudizio molto forte che c'è attualmente intorno ai giocatori. E soprattutto metterebbe lo stesso ministro in una posizione molto scomoda. È una questione etica, di tatto e buon senso, rispetto alla quale Gravina non può e non vuole agire in deroga ecco perché ha elaborato una proposta importante
- Secondo l'ipotesi del numero uno della Federcalcio (come raccontato dal Corriere dello Sport) non solo le spese per i tamponi saranno a carico delle società ma le stesse società ne acquisteranno un numero superiore, donandone una parte alle persone che ne hanno bisogno. In termini quantitativi l'idea è mettere a disposizione dei cittadini un numero di 5 tamponi per ogni test effettuato sui calciatori.
Una posizione che nei giorni scorsi era filtrata anche dal presidente dell'Assocalciatori, Damiano Tommasi, a margine dell'opportunità di tornare in campo valutando tutte le condizioni di sicurezza necessarie ma senza dimenticare le sofferenze, il dolore e i lutti di un Paese che ha pagato (e sta pagando) un conto molto amaro a causa della pandemia. "Noi non vogliamo passare per privilegiati che ‘rubano' tamponi ai cittadini".