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Serie A, caso arbitri: Nicchi, se ci sei batti un colpo. Oppure dimettiti

Il presidente dell’Aia tace rispetto alla nuova ondata di polemiche derivanti dall’utilizzo del Var e dalle scelte più che discutibili di alcuni direttori di gara. A Napoli (con l’Atalanta) così come a Torino (per de Ligt), tutto sembra oramai in piena confusione. E tutti parlano, tranne chi dovrebbe farlo per spiegare cosa sta succedendo.
A cura di Alessio Pediglieri
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Tanti, a questo punto troppi dubbi sull'operato degli arbitri in queste settimane, culminati in nuove accese polemiche nei vari post partita dove si è visto di tutto e di più. Non sempre la moviola e il VAR hanno aiutato le decisioni e così si è riaperta la classica vena critica sull'utilizzo e l'opportunità della moviola a bordo campo. Non solo: c'è un silenzio pesantissimo attorno agli arbitri italiani, una cappa che non accenna a scomparire, fatta dalla mancanza di spiegazioni da parte dei diretti interessati, dai designatori e dal presidente dell'Aia, Marcello Nicchi.

Giusto non intervenire a caldo, corretto lasciare trascorrere qualche ora e visionare con serenità i vari episodi ma l'evidenza da non nascondere dietro il classico dito è che su tutti i campi di calcio imperversa una sensazione di incertezza e indecisione. Da parte di tutti. Come ha sottolineato Fabio Capello, in campo i giocatori non sanno più che cosa fare: un tocco fortuito di mano si trasforma in rigore, una situazione complicata in area spinge l'arbitro al conciliabolo con i moviolisti, a volte per interminabili minuti con autentiche sospensioni del match e infiniti recuperi.

L'episodio contestato in Napoli-Atalanta con il fallo su Llorente non sanzionato
L'episodio contestato in Napoli-Atalanta con il fallo su Llorente non sanzionato

La verità è che l'aiuto tecnologico è fondamentale ma a questo punto serve un passo ulteriore verso un protocollo ancora più dettagliato. Non dimentichiamo che il nostro è stato un calcio d'avanguardie un po'  pionieristico per ciò che concerne la tecnologia: la Serie A è stato il primo campionato europeo a far sua il VAR con annessi i problemi che ne portava. L'esempio italiano è servito poi per inserire il tutto negli altri campionati, fino alla Champions League, ma ora serve un update del sistema.

Si parla sempre più spesso della VAR Room centrale a Coverciano, che sta per essere ultimata ma alla quale servirà ancora un periodo di rodaggio doveroso, che permetterà a diminuire ancor più i contenziosi in campo e dare più sicurezza ai direttori di gara. Tutto corretto, lecito, opportuno: oramai non si può più assistere ad ogni domenica a sceneggiate (giustificate o meno) come in Napoli-Atalanta (il rigore su Llorente) o a polemiche nell'ultimo Torino-Juventus (il ‘mani' di de Ligt non fischiato a distanza di 7 giorni dall'episodio di Lecce).

Il 'mani' di de Ligt non fischiato in Torino-Juventus
Il ‘mani' di de Ligt non fischiato in Torino-Juventus

Marcello Nicchi avrà il compito arduo di velocizzare il processo della Stanza della Moviola Centrale, costruendo una task force in aiuto dei colleghi in campo. Essenziale, ma non determinante per superare il guado della polemica. Ancora una volta, la realtà appare leggermente distorta: tutti parlano, tranne coloro che dovrebbero parlare, cioè gli arbitri o chi per loro. Un silenzio che nemmeno la Var Room cancellerà e che oramai oltre a essere anacronistico si sta trasformando in una palude di sabbie mobili in cui i primi a soccombere sono proprio i direttori di gara.

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