Schurrle ha appreso una lezione di vita che non dimenticherà mai: “Fa male e soffro davvero”

André Schürrle è stato campione del mondo con la Germania nel 2014 ma oggi il calcio è solo un vecchio ricordo. Ha appeso le scarpette al chiodo nel 2020, a 30 anni, e s'è dedicato al triathlon alla disciplina estrema nella quale ha ritrovato se stesso e una seconda giovinezza. Si mette alla prova di continuo, lo fa per "scoprire come reagisco nei momenti bui quando fa male e soffro davvero".
Nella sofferenza della fatica ha scoperto una nuova dimensione della competizione dopo aver ammesso che il mondo del calcio non gli dava più stimoli. E fa niente se è dura davvero, ha imparato nuovi modi per temprare il suo fisico e non ha paura di spingersi oltre ogni limite fino a scalare le montagne seminudo nonostante le temperature gelide. La svolta, ironia della sorte, è arrivata proprio nella fase più esaltante da giocatore. "È vero, sono stato campione del mondo. E sono stato io a servire il cross per il gol decisivo. Ma quel traguardo ha solo alimentato in me stesso un mare di aspettative. Per due o tre anni sono andato avanti per inerzia ma non ero realmente padrone di me stesso, oggetto di critiche continue".
Ha appreso una lezione che non dimenticherà mai: "Il fallimento fa parte della vita. Ho sempre avuto paura di fallire in pubblico. Paura dell'umiliazione. La lezione più grande è che il fallimento fa parte del successo. Non lasciare che sia la paura di fallire a dettare quello che fai e non fai".
Per sostenere questi nuovi ritmi Schürrle ha confessato di allenarsi in maniera intensa ("circa dieci volte settimana") e diversificando gli sforzi tra palestra, ciclismo, nuoto, corsa. È qualcosa che va oltre l'ambizione agonistica, quasi una filosofia di vita: guardare il dolore dritto negli occhi, prenderlo sotto braccio e farselo amico. Le tribolazioni del fisico fortificano l'animo, lo purificano e lo rendono più vicino a ciò che è essenziale davvero.
L'ex calciatore spiega questo concetto con una frase eloquente: "Quando tutto diventa complicato e ogni cosa sembra impossibile è allora che puoi imparare molto per la tua vita. Lo sport c'entra fino a un certo punto – ha ammesso in un'intervista al giornale tedesco, Frankfurter Allgemeine Zeitung –, in realtà in certe situazioni entri veramente in relazione con te stesso. E quando riesci a dominarle vai avanti perché è proprio nei momenti di maggiore sofferenza che riesci a essere del tutto in pace con te stesso. E la vita stessa ti sembra diversa".
Schürrle arriva quasi a consigliare questa sorta di terapia catartica del dolore. "Lo sforzo fisico schiarisce la mente e rende la vita più facile", ribadisce facendo però una differenza rispetto all'esperienza nel mondo del calcio e alle preparazioni fisiche intense, sfiancanti. "Lì sei bloccato in un meccanismo non c'è autodeterminazione".