Ronaldo il Fenomeno: “Mi diede tre pugni, lasciai il campo piangendo. Non c’erano telecamere”

Ronaldo Luis Nazario de Lima, per tutti il ‘Fenomeno', giocava in un calcio dove non solo non c'era il VAR – consentire agli arbitri di rivedere le azioni era fantascienza per l'epoca – ma anche la copertura delle telecamere sui campi era ridotta all'osso. Le partite insomma erano terreno franco dove i difensori partivano dal vecchio adagio ‘colpite tutto quello che si muove, se il pallone meglio'. Randellatori di professione che attentavano alle articolazioni degli avversari, campioni in primis. E in alcuni casi non si facevano scrupoli anche a picchiarli al volto per elevare l'intimidazione ai massimi livelli, come ha raccontato Ronaldo qualche tempo fa a Juan Sebastian Veron. L'ex centravanti di Inter e Milan ha ricordato di come si beccò tre pugni in faccia da parte dello stesso calciatore in un solo tempo. Nessuna sanzione dall'arbitro, mentre lui si rialzava sanguinante e usciva dal campo in lacrime all'intervallo. La partita poi avrebbe avuto un finale clamoroso, perché le categorie sono sempre le categorie…
Ronaldo racconta il trattamento riservatogli in campo a 16 anni: "Tre pugni, avevo tagli dappertutto"
Ronaldo era un mostro già da giovanissimo in Brasile, all'epoca peraltro era esile come un fuscello e dunque per lui era impossibile metterla sul piano fisico con avversari più strutturati. L'attaccante brasiliano ha riavvolto il nastro a quando 16enne giocava nel Cruzeiro e prima di una partita fece qualcosa di cui si sarebbe poi pentito in campo… "Ero molto sicuro di me e il mercoledì ho detto in un'intervista che avrei segnato tre gol nella partita di domenica".
"Non me lo ricordavo nemmeno – ha continuato Ronaldo – Siamo arrivati alla partita, secondo minuto, il mio difensore aveva la palla, stavo guardando verso di lui e qualcuno è arrivato da dietro e mi ha dato un pugno. Sono caduto, non sapevo nemmeno da dove venisse. Mi sono rialzato già sanguinante, chiedendo cosa stesse succedendo, e lui mi ha detto: ‘Non segnerai tre gol qui in tutta la tua fottuta vita, bastardo'".

Da quel momento la partita divenne un incubo, in cui più che a giocare a calcio Ronaldo dovette pensare a portare a casa la pelle: "Erano passati dieci minuti, l'arbitro non aveva visto niente, il tizio torna e lo fa ancora, quasi facendomi saltare un altro dente. E a cinque minuti dalla fine del primo tempo, mi colpisce di nuovo senza che me ne accorgessi. Non c'erano molte telecamere in giro e non si vedeva da nessuna angolazione, ma la mia bocca era un disastro. Tagli dappertutto, tre pugni così senza che me ne accorgessi…".
La reazione rabbiosa del campione: non con le mani, ma con i gol
Ma anche il suo avversario aveva fatto un errore, sottovalutare l'orgoglio di qualcuno che di lì a poco sarebbe diventato leggenda: "Sono uscito dal campo piangendo, avevo 16 anni, ero completamente inesperto. Mi hanno calmato e sono rientrato per il secondo tempo guardando dov'era quel bastardo, non la palla. Alla fine abbiamo vinto la partita 3-0 e ho segnato tutti e tre i gol".