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Roberto Baggio segnato a vita dalla rapina: “Capisco la gente che decide di farsi giustizia da soli”

Roberto Baggio ha raccontato la rapina subìta con la sua famiglia quasi un anno fa, di una violenza efferata: “Quando mettono la pistola in bocca a tuo figlio, e tu sei lì, in terra, che non puoi fare niente. Il problema è il dopo, è la rabbia che ti rimane dentro”.
A cura di Paolo Fiorenza
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È passato quasi un anno dalla terribile rapina subita da Roberto Baggio nella sua villa di Altavilla Vicentina e il 58enne ex Pallone d'Oro, ancora amatissimo da tutti i tifosi di calcio ovunque nel mondo, non è riuscito a lasciarsi alle spalle l'esperienza traumatica vissuta assieme alla sua famiglia. E del resto non è difficile capire perché, ascoltando il racconto di cosa accadde quella sera del 20 giugno 2024, mentre Baggio e i suoi cari stavano guardando in TV Italia-Spagna agli Europei. Cinque malviventi entrarono nel casale immerso nel verde, mentre un sesto rimaneva fuori a fare da palo. La rapina fu di una violenza e inumanità tali da far dire oggi al Divin Codino che "capisce chi decide di farsi giustizia da solo".

Roberto Baggio racconta l'efferrata rapina subita nella sua villa: "Hanno messo la pistola in bocca a mio figlio"

"Io credo che sapessero chi fossi – risponde Roberto Baggio a Gianluca Gazzoli nel suo podcast ‘BMST' – Sono venuti ed è una cosa che purtroppo ti segna la vita. Perché è una violenza che fanno a te, che fanno a tua moglie, ai tuoi figli, con una cattiveria che non riesci neanche a spiegarti. Quando mettono la pistola in bocca a tuo figlio, nella testa, per farsi dire dov'è la cassaforte… che neanche abbiamo. E ti minacciano: ‘Se la trovo, ti ammazzo'. Ti stanno in casa per tre quarti d'ora, sequestrandoti da tutto e disintegrandoti la casa, e tu lì, in terra, che non puoi fare niente. Non è così facile. Il problema è il dopo, è la rabbia che ti rimane dentro. Io devo dire che oggi capisco la gente che magari decide di farsi giustizia da soli". Una frase che deve costare tanto pronunciare a Baggio, la cui fede buddista promuove la non violenza.

Roberto Baggio durante la chiacchierata con Gianluca Gazzoli
Roberto Baggio durante la chiacchierata con Gianluca Gazzoli

"Io non ho avuto neanche paura, devo dire la verità, ma non è perché voglio fare il fenomeno – continua il fuoriclasse di Caldogno – Non ho avuto paura, perché me li son trovati a un metro, e son venuti su dal buio, non li ho neanche sentiti arrivare. Ho solo sentito che parlavano una lingua particolare e che mi ordinavano di buttarmi in terra. Io sono saltato in piedi, perché non li vedevo, e sono andato faccia a faccia, e lì, quando ho visto che erano tutti mascherati, cioè, uno ne ho visto mascherato, perché poi gli altri non li avevo visti, mi è venuto l'istinto di dargli un pugno in faccia. Ho dato un calcio, però erano in sei, ti lascio immaginare. Se sono stati presi? Non lo so, perché ovviamente non ci raccontano, non ci dicono niente, come giusto che sia".

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Il bottino e le indagini: la pista estera

Al momento quello che si sa è che la Procura ha chiesto la collaborazione di polizia tedesca, moldava e romena per indagare, proprio sulla scorta del fatto che molto probabilmente la banda responsabile della rapina non era italiana (altro indizio in tal senso due auto con targhe straniere). Il saccheggio della villa, che ne è uscita distrutta al suo interno, non ha portato peraltro al furto di cimeli significativi, come maglie o il Pallone d'Oro, che non era custodito lì. Il bottino è consistito in qalche gioiello, un po' di contanti e alcuni orologi. Oltre ai traumi dell'animo, Baggio pagò anche conseguenze fisiche pesanti: colpito in testa con il calcio di una pistola, riportò ecchimosi e ferite che richiesero punti di sutura in ospedale.

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