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Quattro nodi da sciogliere prima che riprendano i campionati di calcio in Italia

Il calcio italiano è pronto a ripartire, come deliberato dal Consiglio della Federcalcio per Serie A, B e C. Nell’attesa che l’incontro del 28 maggio con il Governo determini la data ufficiale della ripresa dei campionati, sul tavolo della Figc restano alcune questioni importanti da sciogliere: dal nodo stipendi, rivendicati dai calciatori, alla questione dei contratti in scadenza fino alla forte reticenza della Lega Pro.
A cura di Maurizio De Santis
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La delibera del Consiglio Federale ha rappresentato un altro passo in avanti verso la ripresa dei campionati. Serie A, B e C porteranno a compimento – secondo le intenzioni indicate dalla Figc – i tornei in maniera regolare, lo faranno entro il 20 agosto (mentre il termine per la chiusura della stagione è fissato al 31 agosto) e senza alcuna modifica al format attuale salvo cause di forza maggiore. Quali? Una recrudescenza dei contagi e un'evoluzione negativa dell'emergenza sanitaria potrebbero spingere i vertici del calcio italiano a rimodulare l'assetto in forma "breve" e attraverso la pratica dei playoff e dei playout. Nella peggiore delle ipotesi si passerà alla redazione della classifica per merito sportivo.

Qual è il prossimo passaggio cruciale? L'incontro che il 28 maggio metterà intorno a un tavolo il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, la Lega di Serie A e la Federcalcio: sarà allora che verrà indicata con certezza la data del nuovo fischio d'inizio che potrebbe cadere tra il 14 e il 20 giugno. Le parti arriveranno al summit con animo più sereno rispetto alle frizioni delle ultime settimane e, soprattutto, con l'obiettivo comune di far sì che la macchina organizzativa possa rimettersi in moto anche attraverso quei protocolli sui quali la trattativa non s'è mai fermata. Trovata l'intesa sul nodo allenamenti e gestione degli eventuali contagi oltre al gruppo squadra, si passerà all'ambito strettamente logistico delle partite.

La strada, però, non è in discesa. Il cammino che porta la Serie A verso la ripartenza resta insidioso: è come procedere lungo una strada a strapiombo e, ogni tanto, spunta una buca. Ruote da una parte e burrone dall'altra… servirà tutta l'esperienza e la diplomazia opportune per concludere il viaggio senza contraccolpi. Ecco perché serve evitare almeno 4 "fossi" che minacciano la stabilità del torpedone.

I criteri per determinare le classifiche in caso di stop della stagione

La situazione della Serie C apre uno spaccato sul cosiddetto "piano b" della Figc per la Serie A e i campionati. Detto della possibilità di disputare i playoff se il campionato fosse costretto a fermarsi per casi di contagio da Covid-19, l'ipotesi più estrema è arrivare a compilare d'ufficio la griglia delle classifiche (come richiesto dalla Uefa) per determinare retrocessioni, qualificate in Champions ed Europa League.

Quale criterio verrà adottato? Il "merito sportivo" è la tesi prevalente: ovvero dividere il punteggio ottenuto fino al momento dello stop con il numero di giornate disputate da ogni squadra così da ottenere una media punti in base alla quale tracciare la classifica finale. Tra le società, però, c'è chi non è del tutto convinto di questa soluzione e avanza anche la possibilità che si prenda in considerazione la graduatoria dell'ultima giornata completa (la 24sima).

La protesta dell'Aic sugli stipendi dei calciatori

Il tema degli stipendi dei calciatori è una mina che va disinnescata. Alcuni club sono riusciti (altri ci proveranno) attraverso forme di accordo interno (il caso della Juventus e del Parma) ma nella maggior parte dei casi non è stata sancita ancora un'intesa. I vertici dell'Assocalciatori (il presidente, Tommasi, e il vice, Calcagno) si sono messi di traverso rispetto a quanto stabilito dalla Federcalcio: via libera all’iscrizione al campionato di Serie A 2020/2021 anche per quelle società che non pagheranno gli stipendi di marzo e aprile (ovvero, i 2 mesi del "lockdown" e del blocco totale del Paese). I club potranno aprire un contenzioso con i giocatori e presentare domanda, senza restrizioni.

Qual è il motivo del dissenso? "In cinque mesi (da aprile ad agosto, ndr) – ha ammesso Tommasi – c'è il rischio che i calciatori percepiscano un solo stipendio. E questo è inaccettabile". Non è solo un grido d'allarme ma la realtà dei fatti. La deroga alle scadenze per versare le spettanze va in quella direzione sia perché i club vogliono stornare dal monte ingaggi i mesi di marzo e aprile per mancata prestazione sia perché hanno ottenuto di posticipare i pagamenti di maggio a fine agosto.

I contratti in scadenza al 30 giugno

Eccezion fatta per quei calciatori che hanno trovato un accordo per il rinnovo del contratto, al 30 giugno la Serie A – in piena stagione ripresa da poco – si ritrova con in mano il cerino delle scadenze. Un assist è arrivato dalla Fifa che ha permesso una deroga al riguardo, dilatando la validità degli atti fino al termine delle competizioni.

Quali sono le questioni sul tavolo? Quelle delle Federazione, però, sono linee guida generali che comportano un'intesa tra le parti (club e calciatori) per evitare di ritrovarsi in situazioni spiacevoli e ingarbugliate. Che succede se un calciatore si rifiuta? Di sicuro non potrà giocare almeno fino alla prossima stagione. E più ancora non potrà/vorrà farlo se ha già accordi in essere (il riferimento è sempre a quelli in scadenza a giugno, ndr) e in mancanza di garanzie. Chi pagherà per un eventuale infortuni? Perché un giocatore dovrebbe andare in campo senza alcuna forma di assicurazione e perché il suo "prossimo" club dovrebbe accettare la situazione senza ipotizzare alcuna forma d'indennizzo?

Perché la Serie C solleva obiezioni: calendari e aspetti organizzativi

La Lega Pro ha accettato "obtorto collo" quanto deciso dal Consiglio Federale ma restano fortissime le perplessità sulla effettiva possibilità di chiudere la stagione di Serie C ripartendo dai calendari e dall'ultima giornata disputata prima dello scoppio della pandemia. "La mia intenzione proteggere gli interessi di tutti i club, valgono gli interessi generali e non quelli di qualcuno – ha ammesso il numero uno della Lega Pro, Francesco Ghirelli -. Non siamo in grado di tornare a giocare, ce lo hanno confermato anche i 60 medici sociali".

Perché questa reticenza? In realtà non è una presa di posizione ideologica ma sostanziale, vincolata ad aspetti pratici importanti. Costi elevati, questioni logistiche e infine la tempistica sono i 3 nervi scoperti.

  • Per tornare in campo alle squadre servirà un mese almeno per ritrovare una condizione accettabile, farlo in sicurezza rispettando tutte le norme (dalle operazioni di prevenzione e controllo medico fino alla ripartizione degli atleti) è già un problema considerato che non tutte le società dispongono di centri sportivi adatti alle esigenze.
  • Le spese per sostenere la profilassi costituiscono un ulteriore aggravio per i bilanci già provati di molti club: tradotto in soldoni, dove prenderanno tutto il "cash" che occorre?
  • Altra perplessità: se la Serie C riparte contestualmente alla Serie A, in virtù delle 8/15 giornate (in media per girone, considerando anche i recuperi) che restano da giocare dovrebbe chiudere il campionato entro la metà di luglio approntando un calendario da tour de force (3 match a settimana) fino ad arrivare al percorso dei playoff e dei play out per determinare promozioni e retrocessioni entro il 20 agosto. Al novero delle gare vanno aggiunte quelle della Coppa Italia di categoria.

Cosa può accadere? Non è da escludere la possibilità che si arrivi a una classifica cristallizzata in serie C andando poi a determinare successivamente quali sono le squadre che parteciperanno agli spareggi.

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