Premier, Mourinho lancia l’allarme: più tempo per allenarsi o ci saranno troppi infortuni

Il calcio inglese ripartirà. A confermarlo sono state le istituzioni sportive e il Governo che hanno trovato un'intesa finale sui protocolli da attuare, le modalità da rispettare, le tempistiche da gestire. Eppure c'è tantissima perplessità attorno alla Premier League in questa ‘Fase due' della stagione che ripartirebbe da dove si era fermata agli inizi di marzo. Al di là della bontà delle direttive medico-sanitarie, della paura e del pericolo di nuovi contagi, di una regolarità della stagione più o meno falsata da stadi vuoti, campi neutri, nuove regole da adottare in campo, una delle riflessioni che è emersa nell'ultimo confronto riguarda l'integrità fisica dei calciatori.
Nell'ultima videoconferenza che si sarebbe tenuta tra i manager della Premier, a confronto tra loro e con lo staff medico della Lega inglese, sarebbe infatti emersa una voce corale sul prendere ancora più tempo rispetto ad una partenza ai primi di giugno per preservare la salute fisica dei calciatori, fermi da oltre due mesi da ogni tipo di attività effettiva. I lavori di work-out a casa, i programmi personalizzati a distanza, le direttive date dai club ai propri tesserati per mantenersi in forma durante il lockdown non sarebbero considerate come reale periodo di allenamento. E a capo di questa cordata ci sarebbe Josè Mourinho, allenatore del Tottenham.
Durante l'ultima riunione tra i manager di Premier, ha partecipato l'ufficiale medico della Lega inglese, Mark Gillett che ha raccolto i pareri e le perplessità degli allenatori con cui si è confrontato anche sui protocolli sanitari da attuare. Alla conferenza in streaming era presente anche il professor James Calder, chirurgo ortopedico consulente diretto dell'ufficiale medico governativo Van Tam. A tutti Mourinho avrebbe spiegato l'enorme rischio di riprendere il campionato senza una preparazione necessaria e sufficiente.
La tesi è chiara: i calciatori sono fermi da sette settimane e un mese scarso di ritorno al campo con tutte le limitazioni del caso (sedute individuali, distanze da rispettare, impossibilità di contatti fisici e contrasti) rallenterebbe enormemente la preparazione di chi dovrà giocare partite ufficiali, aumentando il rischio di nuovi infortuni. Proprio Mourinho ne sa qualcosa perché poco prima della chiusura della Premier, il suo Tottenham era decimato dalle assenze. Lo Special One aveva in infermeria Steven Bergwijn, Ben Davies, Harry Kane, Davinson Sanchez, Moussa Sissoko, Harry Kane e Son Heung-min.