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Perché Cristiano Ronaldo non è il problema principale della Juventus

Dopo l’eliminazione della squadra bianconera dalla Champions League per mano del Porto Cristiano Ronaldo è finito sul banco degli imputati. Da quando CR7 è arrivato a Torino sono cambiate molte cose e prima di etichettare come ‘problema’ un giocatore che segna 96 reti in 124 presenze bisogna analizzare alcune situazioni.
A cura di Vito Lamorte
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Cristiano Ronaldo è il problema principale della Juventus della stagione 2020-2021? Il fuoriclasse lusitano è finito sul banco degli imputati dopo l'eliminazione della squadra bianconera dalla Champions League per mano del Porto ed è fuori discussione che le prestazioni del cinque volte Pallone d'Oro non siano state all'altezza delle sue qualità contro i portoghesi, oltre all'errore clamoroso in barriera in occasione del gol di Sergio Oliveira, ma addossare tutte le colpe a CR7 sarebbe poco corretto e anche un po' ingeneroso.

Numeri. Il campione di Madeira da quando è arrivato alla Juve ha realizzato 96 reti in 124 presenze e quindi la domanda sorge spontanea: uno che segna quasi un gol a partita e ti fa partire quasi sempre 1-0 può rappresentare mai essere un problema per la squadra per cui gioca? Difficile, ma in queste settimane si è parlato anche di questo e l'uomo che in questa stagione ha segnato 31 gol in 35 gare è finito nel mirino di tifosi e critica. Si può criticare una prestazione? Certo, è assolutamente lecito. Si può mettere in dubbio un calciatore come Ronaldo? Ecco, qui il discorso si fa più complesso.

Obiettivi. CR7 era approdato a Torino per vincere la Champions League e per fare quel passo che la squadra bianconera non era ancora riuscita a fare nel ciclo più vincente della sua storia e del calcio italiano. Lo stesso portoghese deve essere rimasto impressionato dalla forza della Juve che andò a Madrid a vincere 3-1, dopo il 3-0 dell'andata a Torino; e probabilmente anche quello fu uno dei motivi del suo trasferimento. La squadra che aveva al timone Massimiliano Allegri aveva cambiato alcuni interpreti rispetto alle finali di Berlino e Cardiff ma faceva parte dell'élite del calcio europeo e l'arrivo di Cristiano sembrava la ciliegina sulla torta per il coronamento di un progetto calcistico.

Rosa e mercato. Cosa è andato storto? Ci sarebbero diversi aspetti da analizzare in profondità ma anche l'osservatore meno attento si accorgerebbe che la rosa della Vecchia Signora rispetto a tre anni fa ha meno giocatori di qualità e questo, soprattutto quando si affrontano le gare delle competizioni europee si nota ancora di più. La società bianconera si è avvitata su stessa con scelte di mercato sempre più discutibili e lavorando su un sistema di plusvalenze (da Pogba fino all'operazione Rovella) e di parametri zero che ha portato benefici in alcuni casi ma che ora mette in mostra alcune lacune nell'organico: con questo sistema i bilanci hanno avuto ossigeno ma la rosa bianconera ha perso calciatori nel corso dell'ultimo triennio che potevano essere utili ancora adesso (Emre Can, Spinazzola, Cancelo e Kean su tutti) e ne ha presi altri che non hanno dato l'apporto sperato.

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La spalla di CR7. La difficoltà più grande della squadra di Andrea Pirlo, che si è notata anche nella doppia sfida col Porto e in alcuni big match in Serie A, sembra essere quella di mettere in condizione il fuoriclasse portoghese di trovare la via del gol e questo dipende anche dall'assenza di una vera punta centrale che riesca ad aprire gli spazi in cui CR7 va a nozze: da Mandzukic e Higuain, il portoghese si è ritrovato a fare coppia con Dybala e Morata e la differenza è notevole. All'inizio dell'anno i nomi erano quelli di Dzeko e Suarez ma poi si è ripiegato sul ritorno dell'ex.

Squadra di qualità o solisti? Non è un caso che, nonostante l'annata più prolifica sia stata la passata (37 gol in 46 gare, in attesa di vedere come si chiude questa), la squadra in cui Cristiano Ronaldo sembrava muoversi meglio da quando è a Torino era l'ultima di Allegri, ovvero quella con più qualità in rosa e che riuscì ad arrivare anche più avanti in Champions League. Aggrapparsi al proprio fuoriclasse nei momenti di difficoltà è corretto ed è assolutamente normale ma sperare che sia lui a risolvere i problemi è quanto di più sbagliato ci possa essere. Se davvero pensiamo che CR7 a Madrid fosse l'unico deus ex machina (è inutile elencare la rosa dei Blancos giusto?) o che davvero l'equazione "acquisto Ronaldo=vittoria Champions" non appartenga alla sfera di Football Manager, allora vuol dire che molto più  spesso di quanto pensiamo guardiamo cosa accade sul rettangolo di gioco ma non capiamo fino in fondo le dinamiche. Il calcio è stato, è e sarà un grandissimo sport di squadra. Con straordinari solisti, ma pur sempre di squadra.

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