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Perché Allegri urlava al cellulare in tribuna durante Torino-Milan: con chi ce l’aveva

Il tecnico, in tribuna perché squalificato, segue con apprensione la partita e quel che vede dall’altro gli fa perdere la pazienza.
A cura di Maurizio De Santis
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Massimiliano Allegri è un furia durante TorinoMilan. Le telecamere lo inquadrano mentre è al cellulare e parla animosamente con i collaboratori in panchina. Adrien Rabiot ha appena segnato la rete del 2-1, accorciando le distanze dopo un avvio shock da parte dei rossoneri. Il tecnico, in tribuna perché squalificato, segue con apprensione la partita e quel che vede dall'altro gli fa perdere la pazienza. È infervorato, gesticola. È costretto a stare lassù e sembra un leone in gabbia considerata la reazione. Vuole e chiede spiegazioni. Non si capacita di come sia mai stato possibile lasciare dei varchi in mezzo al campo ai granata, subendo addirittura quel contropiede "mortifero" che ha permesso a Zapata di realizzare il raddoppio. E che dire di quella clamorosa ingenuità di Tomori oppure del rendimento in attacco di Nkunku? Niente di buono…

Con chi ce l'ha Allegri, infervorato al cellulare: quel che vede lo manda su tutte le furie

In diretta tv, nel corso della telecronaca, arriva anche una spiegazione più chiara, che aggiunge altri dettagli rispetto alla ricostruzione facile, facile he è possibile fare alla luce del contesto e del momento del Milan. Allegri impartisce ordini tattici precisi, prova a mettere una pezza (come si dice in gergo), a sistemare le cose perché la piega che ha preso l'incontro è tremenda. Aveva preparato la sfida in un modo, in campo si verifica altro. Il Milan che scruta dalla postazione in tribuna è diverso da quello solito, solido e compatto, letale nelle ripartenze. Anzi, sembra quasi sfilacciarsi non appena il Toro accelera. Com'è possibile? Già… come. E ribadisce a menadito cosa va fatto per provare a raddrizzare la barca.

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La mimica aiuta a interpretare stato d'animo di Allegri. Muove la mano destra in maniera perentoria, ha la testa leggermente china e scandisce con forza le parole al microfono. La prima cosa che lo ha fatto sobbalzare è stata la facilità con la quale il Torino, recuperando palla dinanzi alla propria area di rigore, se n'è andato in contropiede trovando un avversario scoperto, spiazzato, sorpreso, incredibilmente a basso ritmo, distante tra i reparti. E lì ha dato istruzioni molto nette su come serrare i ranghi.

Ne ha per tutti l'allenatore, che lì davanti proprio non è contento di ciò che sta combinando Nkunku. Si accorge che in fase offensiva il Milan è piatto, non vede dinamismo e chiede una maggiore profondità. Tutte cose mai viste nel corso del match.

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