Paolo Negro e il bluff dell’Uganda: “Ero davanti alla TV, arriva una telefonata. È un mondo marcio”

Paolo Negro con la Lazio ha vinto tanto da calciatore (lo Scudetto del 2000, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe, una Supercoppa europea), poi ha provato la strada della panchina, ma con risultati non all'altezza della sua precedente carriera. Dopo l'esperienza non positiva al Siena (esonerato a dicembre del 2021), Negro nel 2023 era stato dato dalle agenzie come nuovo CT dell'Uganda, come peraltro confermato da lui stesso in un'intervista dell'epoca: "Mi hanno chiesto di rilanciare il calcio nel territorio, una chiamata che mi ha dato grande soddisfazione". E invece era un clamoroso bluff, come racconta oggi il 53enne vicentino.
Paolo Negro illuso dall'Uganda: "L'ennesima delusione di un mondo marcio"
"Non ci sono mai andato: era un mercoledì, stavo guardando la Lazio, arriva una telefonata. ‘Ti vogliono come CT dell'Uganda. Bene, mi dico, ma un paio di giorni dopo la federazione annuncia un altro allenatore. L'ennesima delusione di un mondo marcio", spiega Negro alla ‘Gazzetta dello Sport'. Da allora l'ex difensore è disoccupato, ma "certamente ripartirei con l'offerta giusta, il calcio è la mia passione".

"Nel frattempo, mi godo l'orto. Ho costruito un gioiellino in giardino, ma coi gradoni di Zeman faticavo meno… – racconta Negro, parlando poi dei suoi ex allenatori, a partire proprio dal boemo – Se chiudo gli occhi sento ancora i ‘mortacci tua…' gridati da mezza squadra. Con lui non mangiavi, ti asciugavi e perdevi chili. Un martello. Dino Zoff? Quando arrivai mi chiese chi fossi. Ha preso un ragazzo timido e l'ha reso un uomo. Sven Goran Eriksson? Impossibile arrabbiarsi con lui. Un uomo gentile che ha preso uno spogliatoio di matti e l'ha portato a vincere lo Scudetto. Ancora oggi, quando penso a lui e a Sinisa, mi viene da piangere e non riesco a parlare. Mi mancano ogni giorno".

Le risse nella Lazio di Negro: "Una volta Couto e Simeone si rincorsero con un coltello in mano"
Era una Lazio piena di grandi giocatori, con annesse personalità debordanti, e potevano succedere cose come quelle che oggi racconta Negro: "Nelle partitelle si facevano due squadre: giovani contro ‘anziani'. Niente ruoli. In palio i soldi, che a fine stagione finivano in beneficenza. Ho visto dozzine di risse: una volta Couto e Simeone si rincorsero con un coltello in mano e sfiorarono il danno. Dal giorno dopo, nello spogliatoio, misero le posate di plastica…".