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Nicchi a Fanpage: “Con l’avvento della Sala VAR si aprirà una nuova fase per gli arbitri”

Marcello Nicchi guida l’Associazione italiana arbitri dal 2009. Domenica 14 febbraio correrà per il suo quarto mandato da presidente dell’Aia: a contendergli l’elezione c’è Alfredo Trentalange, ex responsabile del Settore tecnico. A Fanpage.it l’attuale capo degli arbitri ha parlato delle modifiche che intende portare avanti nel mondo dei fischietti italiani se dovesse essere eletto per il prossimo quadriennio.
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È stato il quarto ufficiale nella finale dell’Europeo nel 1996 tra Germania e Repubblica Ceca. In Serie A vanta 95 presenze, tra le quali un Juventus-Inter, un derby di Roma, due derby della Mole e un derby della Lanterna. Smise di arbitrare nel ’97 dopo un’operazione al menisco, e divenne membro del Settore tecnico per occuparsi di questioni regolamentari. Nel 2009, alla seconda candidatura, Marcello Nicchi venne eletto presidente dell’Associazione italiana arbitri: è in carica da tre mandati, e domenica 14 febbraio correrà per il quarto contro Alfredo Trentalange. In vista delle elezioni, Nicchi ha spiegato idee e programmi a Fanpage.it.

Undici anni sono tanti, non teme che la gente senta il bisogno di qualcosa di nuovo?
"Potrei capirlo se le cose fatte in questi anni non avessero dato i risultati sperati. Detto questo, però, non ho intenzione di sedermi sugli allori: c’è sempre bisogno di promuovere e di innovare con progetti concreti, fattibili, senza nessun libro dei sogni ma ascoltando i problemi reali e le necessità dei nostri associati".

Dopo tanto tempo alla guida degli arbitri, sente che questa è la “sua” Aia? O sente che manca qualcosa?
"L’Aia è tanto mia quanto di tutti coloro che con il loro contributo l’hanno resa sempre migliore. Non dimentichiamoci che questa associazione sta per compiere 110 anni, oltre un secolo speso a svolgere al meglio un servizio vitale per la Federazione".

Sotto la sua gestione siamo finiti più volte sul tetto del mondo, con Rizzoli e Orsato premiati “miglior arbitro dell’anno” (il primo nel 2014 e nel 2015, il secondo nel 2020), e poi finali di Champions, di Europa League, Argentina-Germania finale del Mondiale in Brasile. Ora però sembra che la “squadra” stenti, non c’è stato un ricambio. Si è chiesto come mai, e come fare a invertire il trend?
"Storicamente agli arbitri italiani è riconosciuto un enorme valore a livello internazionale. Sono i migliori e vengono ritenuti tali da tutti gli addetti ai lavori. Non sono preoccupato per il futuro: molti giovani promettenti stanno già seguendo le orme di chi ha ottenuto grandi successi nel recente passato, facendo enormi passi avanti dal punto di vista tecnico".

Lei ha arbitrato in quella che a guardarla oggi sembra un’altra epoca. Secondo lei l’arbitraggio è cambiato?
"Come c’è stata un’evoluzione nei calciatori, lo stesso si è avuto per gli arbitri. È cambiato proprio il modo di giocare, gradualmente ma inesorabilmente, ora c’è un’attenzione diversa al fisico e alla velocità: a questo ci siamo adeguati tutti".

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A che punto è il progetto “Var room”? E come verrà sfruttata al di fuori delle partite?
"Procede spedito, anche se è una cosa sulla quale decide la Federazione. Appena sarà completato diventerà luogo di comunicazione e spiegazione del regolamento, e anche un centro dal quale gli arbitri potranno spiegare le decisioni prese in campo. Gianluca Rocchi ne sarà un assiduo frequentatore".

Tre caratteristiche per lei imprescindibili per l’Aia di domani, e perché. Poi: una scelta che rivendica con forza, e una che invece rimpiange di aver fatto. Penso alla scissione tra Can A e B…
"Autonomia, meritocrazia e innovazione sono i punti cardine, gli ingredienti per la ricetta vincente dell’Aia del domani. La cosa che rivendico maggiormente è la partecipazione del nostro 2% al Consiglio federale, mentre sulla divisione della Can voglio fare chiarezza: fu una richiesta delle rispettive leghe nel momento della loro scissione".

Più volte si è parlato di un’apertura mediatica dell’associazione, poi lei ha ritrattato. Stavolta è quella buona?
"Potrebbe esserlo, ma per arrivare a questo risultato occorrono consapevolezza e condivisione. Con l’avvento della Sala Var si può aprire una fase nuova, con uno sguardo nuovo aperto alla comunicazione su tutti i livelli".

Nel suo programma punta molto alla promozione dell’Aia sulla tv. E per quanto riguarda i social?
"Oggi la cooperazione di tutti i mezzi di informazione è imprescindibile, dobbiamo imparare a fare un uso consapevole anche dei social. Il Comitato nazionale ha già deliberato all’unanimità in questo senso, con una riforma strategica del gruppo di lavoro che curerà la comunicazione. Ne faranno parte associati giornalisti di importanti testate. Come Aia abbiamo ormai raggiunto una certa potenzialità organizzativa, ora dobbiamo solo implementarla".

Come si rende appetibile secondo lei la figura dell’arbitro?
"Insegnando il valore fondamentale della nostra associazione: la cultura del rispetto delle regole. Un’attività promozionale che avrà maggiore successo se verrà implementata con la collaborazione con il mondo della scuola e del Settore giovanile della Figc. I giovani vanno incentivati e protetti, poi la curiosità e la voglia di mettersi in gioco subentrano in automatico".

Ecco, come si convince un giovane, oggi, a fare l’arbitro?
"Senza prenderlo in giro con promesse impossibili, ma mettendo in chiaro che questo è un ruolo che offre grandi soddisfazioni solo a chi, giornalmente, vuole rimboccarsi le maniche e superare i momenti difficili senza mai scoraggiarsi".

E se un giovane le dicesse “ho paura di essere aggredito?” Gli ultimi dati a disposizione parlano di 457 episodi di violenza in un anno…
"La parola “paura” non può far parte del vocabolario degli sportivi. L’Aia e la Figc hanno inoltre introdotto una riforma epocale in tema di inasprimento delle sanzioni nei confronti di coloro che commettono atti di violenza, con sanzioni anche economiche. Da allora gli episodi si sono ridotti, l’auspicio è chiaramente che la violenza possa essere eliminata del tutto dai campi di calcio".

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C’è un mondo di valori positivi che resta sommerso nell’autoreferenzialità. Fuori gli arbitri sono solo quelli da attaccare, non sarebbe opportuno far emergere tutto quello che succede, ad esempio nelle riunioni tecniche, slide, lezioni, didattica, casistica…
"È vero, molti valori della cultura arbitrale sono rimasti sconosciuti troppo a lungo. Oggi con l’avvento di un Settore tecnico qualificato, tutto ciò che avviene nelle nostre riunioni diventa pubblico. E con l’aiuto di slide e schede, l’arbitro diventerà parte integrante e propositiva per le squadre di calcio che ne faranno richiesta spiegando le decisioni tecniche prese. Questo per creare anche un rapporto di maggiore conoscenza e stima reciproca".

Crede nella funzione educativa dell’arbitro?
"Gli arbitri sono delle persone per bene per definizione. Il livello culturale delle nuove generazioni è quasi sempre di grado universitario, a differenza di altri contesti. Sono fiero dei nostri fischietti, sono un esempio, anzitutto per i loro coetanei".

Vorrebbe aumentare i rimborsi e istituire una diaria per i collaboratori. Con quali soldi?
"È una cosa che abbiamo già fatto, a più riprese, negli ultimi dodici anni. È importante riconoscere piccole diarie per i collaboratori che operano costantemente nelle nostre Sezioni, che sono a tutti gli effetti dei volontari".

Posto che spetta all’Ifab stabilire protocolli e linee guida, c’è qualcosa che cambierebbe nell’uso della tecnologia?
"Anche qui c’è sempre la possibilità di migliorare, restiamo vigili. Bisogna però riconoscere che dopo varie rivisitazioni il protocollo Var sta funzionando bene, risolvendo casi intricati e limitando al minimo gli errori commessi in campo".

Come giudica la stagione arbitrale fino ad ora?
"In questa prima fase del campionato gli arbitri si sono distinti dal punto di vista della crescita tecnica, ma anche atletica. Questo trend ha permesso l’utilizzo di nuove leve con ottimi risultati anche nel campionato di Serie A".

Possiamo aspettarci un’arbitra ai massimi livelli nel breve termine?
"Le nostre ragazze si stanno mettendo in grande evidenza, ben venga il loro contributo al mondo del calcio. Abbiamo già diverse arbitre a livello nazionale nelle varie categorie, due di loro sono impiegate in Serie C. Non escludo che nel prossimo futuro potremo avere anche nella nostra Serie A una nuova Frappart".

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