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Morto Giovanni Bertini, era ammalato da tempo di SLA

In una clinica romana è morto a 68 anni Giovanni Bertini ex difensore di Roma, Fiorentina, Ascoli, Catania e Benevento. Bertini che dopo aver lasciato l’attività era diventato un’opinionista televisivo, nel giugno del 2016 scoprì di avere la sclerosi laterale amiotrofica. Si allunga così l’elenco di calciatori morti a causa della SLA.
A cura di Alessio Morra
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Giovanni Bertini è morto. L'ex calciatore di Roma, Torino e Fiorentina famoso per il suo carattere gladiatorio e per il fisico imponente aveva la SLA, che gli fu diagnostica nel giugno del 2016. Dopo il ritiro dal calcio era diventato opinionista di un'emittente locale e anche di Tv 2000.

La carriera di Giovanni Bertini

Era nato nel 1951 ed era un difensore Bertini, omonimo di Mario Bertini (centrocampista dell'Inter e della Nazionale che arrivò in finale a Messico '70). Esordì in Serie A ‘Giovannone' il 14 dicembre del 1969 con la maglia della Roma, all'epoca gestita da Marchini. Con i giallorossi quell'anno disputò 6 partite, tornò a metà anni '70 quando in panchina c'era Liedholm. Poi dopo un'esperienza al Taranto passò all'Ascoli, guidato da Carlo Mazzone, che lo portò con sé alla Fiorentina. Bertini giocò anche con il Catania e il Benevento, con cui chiuse la carriera nel 1982.

Il cordoglio della Roma per Bertini

La AS Roma piange la scomparsa di Giovanni Bertini, difensore che vesti' la maglia giallorossa tra il 1969 e il 1974. Ai familiari va il cordoglio da parte del club.

La lettera della figlia di Bertini

Nel giugno 2016 fu diagnosticata la SLA a Bertini. Due anni più tardi la notizia della malattia si diffuse rapidamente, partì tutto dalle radio romane. Benedetta, la figlia di Bertini, successivamente scrisse una lettera all'ANSA in cui chiese a tutti di rispettare il padre che stava battagliando contro la sclerosi laterale amiotrofica:

Sono stata in silenzio da quando nel giugno del 2016 è stata diagnosticata a mio padre la Sla. Ora chiedo di rispettare il dramma che mio padre e la mia famiglia stanno affrontando silenziosamente da quasi due anni. Sono stata in silenzio in questo periodo per due motivi ben precisi. Papà ha seguito addolorato in tv e sui giornali il drammatico decorso. Da giornalista, conoscendo i meccanismi che spesso regolano il mondo dell’informazione, sono stata in silenzio per paura che questa vicenda potesse essere strumentalizzata senza la necessaria sensibilità, dimenticando la tragedia umana che stavamo e che continuiamo a vivere ogni giorno. Per questo invito tutti gli organi di informazione a rispettare il dramma che mio padre e la mia famiglia stanno affrontando silenziosamente da quasi due anni. Ci tengo a sottolineare che qualsiasi iniziativa o campagna in nome e per conto di mio padre e della mia famiglia dovevano e dovranno anche in futuro essere autorizzate da me, così come sarò io e solo io a fornire al momento opportuno qualsiasi aggiornamento sullo stato di salute di mio padre.

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