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Morte Maradona, nuove lugubri ombre su Luque: “Impedì ai medici di valutare le condizioni di Diego”

Il processo sulla morte di Diego Armando Maradona, avvenuto nel novembre 2020, si arricchisce di nuove accuse nei confronti di Leopoldo Luque, che seguì personalmente gli ultimi giorni di vita del Pibe, vietando ad altri medici di valutarne le reali condizioni: “Fu un divieto strano e intempestivo”
A cura di Alessio Pediglieri
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A parlare, e ad accusare direttamente Leopoldo Luque, il chirurgo a capo del team che aveva seguito Diego Maradona nei suoi ultimi giorni di vita, è Fernando Villarejo, capo del reparto di terapia Intensiva della clinica Olivos dove El Pibe era stato sottoposto a intervento, per l'ultima volta, il 3 novembre 2020 prima di morire 22 giorni dopo una lunga agonia: "Luque ha vietato l'ingresso ai medici che dovevano valutare Maradona. Il dottor Mario Schiter e una psichiatra erano stati contattati dalle figlie, sono arrivati fino alla clinica senza poter entrare".

Nuove pesantissime accuse sulla figura di Leopoldo Luque che appare sempre più il terribile deus ex machina della morte di Maradona, "il ciccione che stava morendo",  come rivelò a poche ore dal decesso in una conversazione via Whatsapp, finita in mano dei giudici. Una figura più che ambigua che, al pari di quella della psichiatra, Agustiva Cosachov, è sempre più ritenuta centrale nell’inchiesta per negligenza medica e abbandono di persona. Fino a prefigurare l’ipotesi di omicidio colposo.

"Luque ha vietato l'ingresso ai medici che dovevano valutare Maradona: il dottor Mario Schiter e una psichiatra che erano stati contattati dalle figlie e sono arrivati fino alla clinica". Parole chiare, rilasciate da Fernando Villarejo, primario della clinica Olivos, durante il processo per la morte del campione argentino. Spingendosi nella propria deposizione davanti ai giudici, ulteriormente, definendo quel divieto come "strano e intempestivo" visto che era necessario, nonché vitale per determinare se Maradona dovesse essere ricondotto in una clinica di riabilitazione adeguata.

Leopoldo Luque durante il processo per la morte di Diego Armando Maradona
Leopoldo Luque durante il processo per la morte di Diego Armando Maradona

La medesima posizione espressa da Villarejo è stata presentata durante l'udienza preliminare anche dallo stesso Mario Schiter, che ha testimoniato l'8 aprile scorso, esprimendo il totale disaccordo con la decisione di proseguire il trattamento medico su Maradona in regime di cure domiciliari.

Presso la sua Clinica, Maradona venne sottoposto a un intervento chirurgico per un ematoma subdurale alla testa il 3 novembre 2020 e rimase ricoverato fino all'11 dello stesso mese, quando venne infine trasferito in una residenza privata nel quartiere di Tigre, alla periferia di Buenos Aires, dove morì solo due settimane dopo. In condizioni che lo stesso Villarejo ha dichiarato critiche, denunciando che a lui e ad altri medici fu impedito di visionare il paziente, potendo valutare solo la cartella clinica. Dalla quale, comunque, aveva riscontrato "problemi neurologici" che avrebbero dovuto richiedere un approccio multidisciplinare perché Maradona, a suo parere, continuava a essere "un paziente molto complesso con molteplici patologie difficili da controllare".

Attorno a Maradona vigeva un clima decisamente particolare, ha poi ancora ricordato Villarejo sottolineando come in sala di rianimazione attorno a Diego appena operato vi fosse chiunque, senza alcun tipo di controllo sanitario: "Chiunque avrebbe potuto portare di tutto: dai farmaci a un hamburger", ha denunciato. "Io ero molto preoccupato, i medici di fiducia di Maradona no". Per poi rivelare un ulteriore aspetto inquietante sulla sedazione imposta da Luque al Pibe, davanti alla quale Villarejo si oppose perché avrebbe potuto comportare gravi rischi, dalle infezioni alle complicazioni respiratorie: "Ma Luque la decise ugualmente" ha deposto il primario, "mi confidò che Diego era ingestibile"

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