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Modric svela come Tare lo ha convinto a firmare per il Milan: “È venuto a casa mia in Croazia”

Il campione croato ha raccontato cosa lo ha spinto a dire sì ai rossoneri. E parlando di Allegri fa una battuta: “Non parlerò con lui del 2017, non ha un buon ricordo…”.
A cura di Maurizio De Santis
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Luka Modric ha raccontato come il nuovo direttore sportivo, Igli Tare, lo ha convinto a firmare per il Milan. Nel giorno della presentazione ufficiale in conferenza stampa dice tutto: com'è nata l'opportunità di vestire la maglia rossonera e qual è stato il fattore determinante che lo ha spinto a dire sì. La storia e il blasone del club rossonero hanno agevolato i contatti ("per me è stata una scelta molto facile quando mi ha chiamato") ma sul piatto della bilancia c'è un dettaglio che ha avuto un peso importante: il viaggio in Croazia dell'uomo mercato del ‘diavolo', che s'è recato a casa dell'ex Real Madrid perché guardarsi negli occhi è il modo migliore per intendersi.

"È stato importante perché ha mostrato quanto il Milan ci tenesse veramente a me e quanto credesse che io sia ancora in grado di esprimermi ad alto livelli – le parole di Modric -. Questo per me è stato determinante. È arrivato, mi ha illustrato il progetto e mi ha mostrato che c'era voglia di fare il sul serio. Ho preso un po' di tempo per parlare con la mia famiglia, ma dentro di me sapevo che sarebbe stata la scelta migliore per la fiducia che mi hanno dato".

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Modric era stato già consigliato da una persona speciale, che il mondo Milan lo conosce come le proprie tasche: Carlo Ancelotti, con il quale ha lavorato in Spagna fino a pochi mesi fa. "Mi ha parlato molto bene del Milan ma avevo già quest'impressione positiva perché è grande società e ha una grande tifoseria. Quando alcune persone ti parlano del club in questi termini è chiaro che migliora la conoscenza che hai già".

In rossonero troverà un ‘vecchio nemico' (solo sportivo), Massimiliano Allegri. Modric fa una battuta al riguardo… ha qualcosa da farsi perdonare: la finale di Champions vinta col suo Real nel 2017. "Non ha certo un bel ricordo di quella partita, non ne parlerò con lui perché non voglio che sia arrabbiato con me – ha aggiunto in tono scherzoso -. Dico invece che non vedo l'ora di conoscerlo e capire cosa si aspetta da me in campo. È uno dei più forti, è un vincente e sono contento di essere allenato da lui".

Facile, facile anche la risposta sugli obiettivi per la prossima stagione. Saggezza da campione e buon senso derivante dal campo lo portano a essere molto chiaro. "Voglio portare alla squadra la mia mentalità competitiva. L'obiettivo minimo è la qualificazione in Champions, ma il Milan deve lottare per vincere trofei. È il mio obiettivo e deve esserlo anche per chiunque lavori al Milan".

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