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Marotta dopo il veto delle Asl sui convocati: “Boicottiamo le nazionali”

Il dirigente interista, Marotta, chiama in causa il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, e alimenta il malcontento dopo il veto delle Asl. Questa volta hanno bloccato la convocazione dei calciatori: “Il calcio deve andare avanti ma il Governo fissi regole certe. Le nazionali? Boicottiamole”.
A cura di Maurizio De Santis
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Boicottare le nazionali. Lanciare un segnale morto forte alla Uefa e alla Fifa in un molto delicato per l'emergenza sanitaria che ha investito tutta Europa a causa della pandemia da coronavirus. Preservare la salute degli atleti e il ‘capitale umano' che costituisce il patrimonio sportivo ed economico delle società. Il messaggio che Giuseppe Marotta lancia è duro, di protesta e rottura, figlio del disagio e della preoccupazione dei club che da un lato hanno accettato i regolamenti (andare in campo anche al netto delle assenze e dei casi di positività, rinchiudersi nella ‘bolla') dall'altro devono misurarsi anche con l'ingerenza legittima e prevista dalla legge da parte delle Asl.

I provvedimenti delle autorità sanitarie che hanno bloccato ben 16 calciatori selezionati per il raduno della Nazionale rappresentano il punto di non ritorno per il dirigente nerazzurro. Dal caso Napoli (penalizzato con la sconfitta a tavolino e 1 punto in meno in classifica per non essersi presentato a Torino in virtù del veto Asl) alla questione delle convocazioni ce n'è abbastanza per aprire una vertenza seria. Così non è possibile andare avanti considerata la situazione "iniqua" che ne è scaturita e per la quale Marotta ha chiesto "l'intervento del ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora".

S'è spinto anche oltre, esponendo tutte le obiezioni nell'intervista raccolta dalla Gazzetta dello Sport, chiamando in causa il Governo e ipotizzando anche una decisione clamorosa: fermare il campionato per due settimane.

Se un giocatore è positivo e la situazione deve essere gestita in questo modo – ha ammesso Marotta – allora dico boicottiamo le nazionali. Il calcio deve andare avanti, fa comodo a tutti. Ma il Governo indichi delle regole certe, chiare e uguali per tutti. Se per farlo è necessario un periodo di stop, facciamolo. Anche per due settimane.

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