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Mammana aveva deciso di suicidarsi: “Stavo per buttarmi sotto un treno, un tizio mi ha afferrato”

Emanuel Mammana racconta l’abisso in cui era precipitato: “Qualcuno mi ha afferrato per il colletto della maglietta e mi ha scaraventato contro il muro”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Qualche anno fa Emanuel Mammana era uno dei giocatori più promettenti del calcio argentino. Cresciuto nelle giovanili del River Plate, già a 18 anni era titolare nella squadra della capitale e sulla lista di parecchi club europei, dopo aver fatto anche il suo esordio in Nazionale. In Italia il suo nome fu accostato a Fiorentina, Napoli e Inter, piazze che spesso hanno accolto giocatori argentini. Alla fine – nell'estate del 2016, quando aveva 20 anni – il difensore si trasferì al Lione e da lì l'anno dopo per 16,5 milioni allo Zenit San Pietroburgo.

Mammana celebra il titolo con lo Zenit nel 2019
Mammana celebra il titolo con lo Zenit nel 2019

L'ascesa di Mammana si è di fatto conclusa in quel momento: 26 presenze il primo anno, 11 il secondo, 4 il terzo, complici due devastanti infortuni al ginocchio. Un abisso che lo ha scaraventato lontano dal grande calcio. Nell'estate del 2020 lo Zenit lo ha scaricato, mandandolo in prestito al Sochi per una stagione, poi al suo ritorno lo ha spedito ad allenarsi con la seconda squadra, infine lo rimandato al Sochi anche per l'attuale stagione.

Adesso è arrivata la decisione del giocatore di tornare là dove tutto era iniziato, nell'amato River Plate: manca solo l'ufficialità. È il tentativo di rinascere calcisticamente, a dispetto di un fisico provato, dopo già essere rinato alla vita qualche anno fa, quando è stato miracolosamente salvato dal suicidio.

Mammana giocava ancora nel River quando giovanissimo perse entrambi i genitori, un avvenimento che lo precipitò nella disperazione: "Tutti quelli a cui è capitato di perdere i propri genitori sanno quanto sia dura. Volevo suicidarmi, stavo per fare una follia. Una persona mi ha salvato la vita – racconta a Radio La Red – Stavo per andare ad allenarmi, erano passati due mesi e non volevo saperne più. Sono andato a prendere il treno, ho visto che stava arrivando e siccome non volevo più niente, stavo per buttarmi. Ma qualcuno mi ha afferrato per il colletto della maglietta e mi ha scaraventato contro il muro. Quella persona non so chi sia, ma lo ringrazio dal profondo del cuore. Oggi ho la mia famiglia e i miei figli. I miei genitori non lo avrebbero voluto".

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