L’Union Brescia e i 38 giorni di Salò: una storia di sogni spezzati e rinascita, identità e ambizione

Nel cuore di una città ferita, dove le insegne del passato scolorano lentamente sotto la calura dell'estate, il calcio ha vissuto 38 giorni col fiato sospeso, alla ricerca di una nuova identità e sogni di rinascita. In questa situazione di incertezza e di grande tensione è nata l’Union Brescia.
Non è stato un colpo secco, il crollo del Brescia Calcio. È stata una lunga agonia. Un disfacimento lento, burocratico, quasi silenzioso. Carte non firmate, fideiussioni evaporate e ricorsi respinti. Fino al verdetto che suonava come una sentenza inappellabile: esclusi dalla Serie C. Fine dei giochi. Per diversi giorni una domanda era sospesa nell’aria, tra il castello e corso Zanardelli: ‘E adesso, che si fa?'.
A rispondere a quella domanda è stato Giuseppe Pasini, imprenditore e presidente della FeralpiSalò. È lui che ha preso la propria creatura e l’ha portata a Brescia. Come si fa con un dono. O come si fa con un testimone che non può cadere a terra. Così è nata Union Brescia. Non per diritto dinastico, non per nostalgia. Ma per urgenza. Per evitare che il professionismo calcistico scomparisse dalla Leonessa d’Italia.
Union Brescia, il progetto Pasini non nasce per caso il 17 luglio
Le prime parole ufficiali dell’Union Brescia sono arrivate nel cuore della città il 17 luglio 2025, una data che coincide con la nascita del Foot Ball Club Brescia: in quel giorno del 1911 si fusero la Victoria, l'Unione Sportiva Bresciana e la Gimnasium per dare vita al club che avrebbe rappresentato la seconda città della Lombardia nel calcio italiano.
L’Union Brescia ha un altro logo, senza la V sulla maglia e al suo posto una leonessa stilizzata, con le iniziali “BS” e una scritta sulle spalle: “Fada a mà a Brèsa”. Fatta a mano, fatta in casa. Anche la guida tecnica è tutta locale, con Aimo Diana, allenatore capace che conosce bene la piazza e la pressione che comporta; e accanto a lui Emanuele Filippini, che da quelle parti non ha bisogno di presentazioni.
La sfida più grande è riunire la tifoseria: "Abbiamo dimostrato sin dall’inizio che si può percorrere un’altra strada"
Il progetto parla di Serie B entro tre anni e il coinvolgimento di numerosi imprenditori della città si tocca con mano, dagli sponsor alle presenze in occasione degli eventi ufficiali. Una delle missioni più importanti è quello di riunione la piazza sotto un unico simbolo e lasciarsi il passato alle spalle.
In occasione dell’ultima amichevole (pareggiata 0-0 con la Virtus Entella) la Curva Nord, cuore caldo del tifo bresciano, ha mostrato il suo appoggio al nuovo progetto ma ci sono alcuni gruppi storici della tifoseria che si rifiutano di appoggiare la nuova creatura e sono più propensi ad aggrapparsi alla nuova realtà del Calcio Brescia 1911 ASD, che intende ripartire dall’Eccellenza mantenendo la matricola storica e alle spalle ha un dirigente navigato come Pietro Lo Monaco che ha un passato anche da direttore generale a Brescia con Corioni.
L’idea è quella di ripartire dalle categorie minori, ma questo dipenderà anche dalle prossime mosse di Cellino. A parlare a Fanpage.it di questa situazione è Diego Piccinelli, portavoce del gruppo Ultras Brescia 1911: “Non abbiamo nulla contro Pasini ma abbiamo dimostrato sin dall’inizio che si può percorrere un’altra strada. Quello che è mancato è la predisposizione del Comune all’ascolto e al dialogo con altre realtà rispetto a quella che loro avevano scelto: noi abbiamo sempre e solo chiesto un progetto che abbia, soprattutto, come primo obiettivo la continuità della storia e della tradizione del Brescia Calcio. Il resto, per quello che ci riguarda, è solo marketing”.
Il Comune attraverso le parole dell’assessore Alessandro Cantoni ai media locali ha ribadito che quella dell'Union Brescia era l’unica realtà in grado di garantire il calcio professionistico in città: “La nostalgia è comprensibile, ma c’è un tempo per fare delle scelte ed è arrivato. Abbiamo salvato una categoria e una comunità sportiva. Ora bisogna guardare avanti”.

I 38 giorni di Salò: dalla cavalcata per la Serie B alla fine di un sogno
A Salò il calcio ha sempre camminato in punta di piedi senza clamori, e ostentazioni, ma con grande passione. Si parla di questa realtà solo da quando ha trovato spazio costante nei professionisti, e con la scalata fino alla storica promozione in Serie B nella stagione 2022–2023, ma la prima squadra sul piccolo borgo affacciato sul lago di Garda risale agli anni ’20. Nella Nazionale Italiana del 1938 che vinse la Coppa del Mondo in Francia era presente anche Ugo Locatelli, che fu calciatore della Benàco Calcio di Salò tra il dicembre ’34 e il gennaio del ’35.
La storia del calcio a Salò è ricca di scissioni e di unioni ma con l’arrivo nel professionismo aveva trovato una sua misura, senza eccessi e con orgoglio. La comunità salodiana prova a guardare al futuro ma il colpo accusato è stato durissimo.
Union Brescia tra identità e rinascita
Union Brescia sembra un compromesso tra necessità e visione, che ha tenuto in vita il calcio in una città che nel calcio occupa il quindicesimo posto nella graduatoria della tradizione sportiva italiana secondo i criteri della FIGC e detiene i record di partecipazioni totali e di partecipazioni consecutive ai campionati di Serie B. Non esattamente una roba banale.
Giuseppe Pasini e il suo gruppo di lavoro negli anni di FeralpiSalò hanno dimostrato di saper fare calcio in maniera seria, determinata e sostenibile: ora sono attesi da una nuova sfida con pressioni e ambizioni differenti, sapendo di essere al centro delle attenzioni di chi li guarda con interesse e di chi attende soltanto il primo passo falso.
La prova più importante, e difficile allo stesso tempo, sarà riaccendere l’identità di una città che ha perso un pezzo della sua anima sportiva e la vuole ritrovare al più presto: c'è grande entusiasmo e le prime vittorie sul campo potrebbero aiutare ad alzare l'asticella ma la verità è che servirà tempo, pazienza e sincerità per scrivere un futuro diverso dal recente passato e farlo diventare parte di una storia più grande. Con i piedi nel passato e lo sguardo al futuro.