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L’ultima gara di Gianluca Rocchi: in Juve-Roma si ritira l’arbitro simbolo della lotta al razzismo

Gianluca Rocchi appende il fischietto al chiodo. L’arbitro 47enne della sezione di Firenze si ritira dopo 17 anni in Serie A. Nella sua lunga carriera ha diretto una finale di Europa League nel 2019 e ha rappresentato l’Italia al Mondiale di Russia 2018. Lascia dopo uno Juventus-Roma, la stessa gara che nel 2014 gli costò feroci critiche per due rigori assegnati ai bianconeri e un gol in presunto fuorigioco. In Serie A ha sospeso due gare per cori razzisti: un Milan-Roma nel 2013 e un Roma-Napoli nel 2019.
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Da Juventus-Roma a Juventus-Roma, Gianluca Rocchi chiude la sua carriera da arbitro in Serie A con un remake della partita che nel 2014 gli aveva fatto attirare le critiche di tutta Italia e aveva segnato – per sua stessa ammissione – uno dei periodi più bui della sua lunga vita arbitrale. Un saluto commosso ma misurato, non appariscente, lontano dai bagni di folla delle feste organizzate per le gare d'addio dei grandi campioni cui siamo abituati.

Un commiato che incarna in pieno lo stile dell'arbitro, che in campo agisce sempre nelle retrovie, mai da protagonista, e senza il quale sarebbe impossibile scendere in campo, schierarsi e aspettare il fischio d'inizio di ogni partita. Quel fischio che Rocchi ha emesso per 263 volte nel nostro campionato, presenze che gli valgono il secondo posto  nella classifica di tutti i tempi di gare dirette in Serie A. Davanti a lui il solo, storico, Concetto Lo Bello, che primeggia a quota 328.

Il momento più buio e il violino di Garcia

Anche se si trattava appena della quarta giornata della stagione 2014/15, lo Juventus-Roma del 5 ottobre 2014 aveva già il sapore della sfida scudetto. I bianconeri, reduci dal campionato da record conquistato con 102 punti l'anno precedente, erano i favoriti anche per quella stagione, e vedevano nei giallorossi l'unica squadra in grado di impensierirli. La gara, nervosa e combattuta fin dal primo minuto, si chiuse col risultato di 3-2 per la Juventus: nel mezzo tre rigori (due per i padroni di casa, uno per gli ospiti), due espulsioni (a Morata e Manolas per rissa) e un concerto interminabile di polemiche, accompagnato dalle note del (finto) violino suonato dall'allora allenatore della Roma Rudi Garcia in segno di protesta.

"È sempre la stessa musica", sembrava voler dire il tecnico, protestando contro il secondo rigore concesso ai bianconeri per tocco di mani di Maicon, che sembrava essere fuori area, ma che Rocchi reputò essere avvenuto dentro, ingannato dalla linea dello spray che segnava la posizione della barriera di cui Maicon faceva parte e che era, in effetti, dentro l'area. La gara fu poi decisa da un gol di Bonucci negli ultimi minuti, con Vidal che pareva essere in fuorigioco e sulla linea di visione del portiere della Roma Skorupski.

"In quella situazione ebbi una gestione non equilibrata – ammise Rocchi intervenendo al "Processo del lunedì" due settimane dopo la gara – che probabilmente ha creato delle tensioni tra i calciatori e nei confronti dell'arbitro. Mi assumo la responsabilità di aver fatto delle scelte, che sono state difficili. Noi siamo lì per decidere e ho cercato di farlo nel miglior modo possibile, senza ripensamenti o senza dubbi. È chiaro che poi quando prendi delle decisioni puoi creare tra i calciatori e nell'ambiente un clima di tensione o comunque di non accettazione. Da questo punto di vista una responsabilità credo di averla".

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I giorni dopo quello Juventus-Roma furono tra i più pesanti degli ultimi anni. I parlamentari Marco Miccoli (Pd) e Fabio Rampelli (Fdi) presentarono un'interrogazione alla Camera per chiedere al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio – che deteneva la delega allo sport – di spiegare come intendesse "garantire risultati ottenuti per esclusivi meriti sportivi". Un mese più tardi, Rocchi fu anche contestato da un gruppo di circa 30 tifosi romanisti all'aeroporto di Fiumicino mentre stava per partire per Bruxelles. "Vieni con noi se hai il coraggio" e "Rigore per la Juve" furono le frasi urlate nei suoi confronti. "Nella carriera di un arbitro ci sono momenti dove le cose non vanno come dovrebbero andare", dichiarò Rocchi nei giorni dopo la gara. "Credo che la qualità di un arbitro o di un calciatore non dipenda da una partita – aggiunse – ma penso sia giusto avere un momento di riflessione. Questa partita, comunque non condizionerà la mia carriera"

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Rocchi al top in Italia e in Europa

E aveva ragione, visto che da un po' di anni a questa parte i big match di campionato vengono assegnati principalmente a lui e a Orsato. In questa stagione ha diretto 17 gare, tra le quali il match scudetto di San Siro tra Inter e Juventus. Ma anche Lazio-Atalanta, Roma-Napoli (e Napoli-Roma), Lazio-Inter, Inter-Atalanta e Atalanta-Juventus. D'altronde, la lunga striscia di premi e riconoscimenti accumulati negli anni parla per lui: nel luglio 2009 riceve dall'AIA il Premio Giovanni Mauro, proposto dalla FIGC e riservato al direttore di gara che si è maggiormente distinto nel corso dell'ultima stagione sportiva. Nel settembre 2010 fa il suo esordio nella fase a gironi della UEFA Champions League, dirigendo un match tra i tedeschi dello Schalke 04 e i portoghesi del Benfica. Arbitra alle olimpiadi di Londra 2012, e il 20 maggio 2013 viene designato come arbitro di porta in occasione della finale dell'edizione 2012-13 della Champions League, tra Borussia Dortmund e Bayern Monaco a Wembley, diretta da Nicola Rizzoli. Insieme ai suoi inseparabili assistenti Di Liberatore e Tonolini dirige diverse gare di Champions League, la Supercoppa UEFA 2017 a Skopje tra Real Madrid e Manchester United e va ai Mondiali di Russia 2018 dove il 15 giugno 2018 dirige la gara tra Portogallo e Spagna terminata 3-3.

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Il punto più alto della sua carriera europea è senza dubbio la finale di Europa League 2019, vinta dal Chelsea di Sarri contro l'Arsenal: come allora, anche oggi il momento della premiazione del tecnico napoletano coincide con un arbitraggio del fiorentino. Con un curriculum del genere, pazienza se a volte gli capita di incappare in qualche defaillance, come quella volta in cui fischiò fuorigioco su un passaggio da rimessa laterale. Rocchi rimane sempre la scelta top quando c'è di mezzo una partita scottante. Uscito immacolato dallo scandalo Calciopoli, l'arbitro fiorentino vanta anche due record particolari nel nostro calcio: è l'unico arbitro italiano ad aver diretto a distanza di soli tre giorni due partite della stessa giornata di campionato (successe in occasione della 12ª giornata del campionato di Serie A 2008-2009, con le direzioni in occasione di Juventus-Genoa prima e Roma-Lazio poi), ed è inoltre il primo arbitro ad aver sospeso una gara ufficiale del campionato di calcio italiano per cori razzisti.

La guerra di Rocchi al razzismo

La decisione drastica di sospendere la prima partita del campionato per razzismo Rocchi aveva provato a rimandarla il più possibile: durante l'intervallo di un Milan-Roma del 12 maggio 2013 gli altoparlanti di San Siro invitavano i tifosi ospiti a porre fine ai cori insultanti intonati nel primo tempo all'indirizzo di Mario Balotelli. Pronti, via, dopo due minuti della ripresa gli ululati ricominciarono, e l'arbitro toscano optò per la soluzione drastica: 90 secondi di stop, con la minaccia di andare tutti a casa.

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La gara riprese poi senza problemi, ma non si trattò dell'unica volta per Rocchi: il 2 novembre dello scorso anno ha sospeso Roma-Napoli per lo stesso motivo, cori razzisti verso Koulibaly. "Mi da fastidio da morire – dichiarò a margine della gara – e come a me a tutti. Mi fa piacere che le società abbiano promesso che si impegneranno maggiormente, anche perché per noi arbitri sarà più facile". "Vi garantisco – aggiunse – che in campo tante volte non ti rendi nemmeno conto di quello che sta succedendo, hai un momento di esitazione. Ma ribadisco che noi siamo fortemente contro il razzismo, e ogni arbitro adopererà tutti gli strumenti necessari per combatterlo".

Quale futuro per Gianluca Rocchi?

"Non è un caso che il fischietto si porti alla bocca, perché la decisione scaturisce proprio in quella posizione: tra la testa e il cuore"

Gianluca Rocchi parla ai giovani fischietti della sezione di Bologna. Adora farlo, il suo impegno come arbitro affermato è anche quello di istruire le nuove leve e contribuire – grazie alla sua esperienza – alla loro formazione. A un raduno ad Ivrea con i colleghi alle prime armi dice: "Gli arbitri sono tutti uguali, arbitriamo alla stessa maniera, ci alleniamo alla stessa maniera". Non ci sono trucchi, la differenza la fanno solo l'esperienza e l'abitudine. "La formazione arbitrale la si fa raccontando quello che hai vissuto – spiega – soprattutto nei primi anni, quando sei in Seconda Categoria, in Eccellenza, fischiando in regioni non facili. L'arbitraggio è una grande palestra di vita".

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Potrebbe esserci un ruolo nell'Aia nel suo futuro, per continuare a mettere il suo enorme capitale umano e sportivo al servizio dei nuovi arbitri. Oppure un ruolo da opinionista in tv, come per il suo ex collega Damato. O ancora, potrebbe dedicarsi interamente al suo lavoro extra-calcistico, l'agente di commercio. Quel che è certo è che con Rocchi se ne andrà una parte importante del calcio italiano, difficilmente rimpiazzabile, ma che – polemiche a parte – ha sempre agito dietro le quinte, da arbitro esemplare quale è.

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