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L’occasione unica di Ibrahimovic contro la Spagna: una vendetta attesa da 14 anni

Nel novembre 2007 la Spagna si imponeva sulla Svezia. Ibrahimovic, unico superstite di quell’incontro, sogna la vendetta. In palio la qualificazione ai Mondiali.
A cura di Antonio Moschella
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La vendetta è un piatto che va servito freddo, recita il famoso proverbio. E Zlatan Ibrahimovic il sentimento di rivincita contro la nazionale spagnola lo cova da praticamente 14 anni. Fu il 17 novembre del 2007, infatti, quando la sua Svezia fu sconfitta con un netto 3-0 al Santiago Bernabéu da quella Spagna che, grazie agli insegnamenti di Luis Aragonés, aveva abbandonato la rabbia della furia per concentrarsi sul palleggio, aprendo così al ciclo vincente del tiqui-taca. L’attaccante del Milan è l’unico superstite di quello scontro nel quale gli iberici avevano certificato il comando del girone di qualificazione all’Euro 2008, che poi avrebbero vinto sconfiggendo proprio la Svezia nella fase a gironi, annullando praticamente ogni tipo di velleità dell’allora interista, il quale adesso ha davanti a sé un’occasione unica di rivalsa.

Il ritorno contrastante di Ibrahimovic

Dopo aver annunciato pochi mesi fa che avrebbe nuovamente indossato la casacca della maglia della sua nazionale, Zlatan ha sicuramente aumentato l’hype in patria, sebbene il suo arrivo in una squadra ben collaudata e molto ordinata a livello tattico fino al suo arrivo non sia stato finora quello di un fuoriclasse del suo calibro. Storicamente mai davvero decisivo con la Svezia, Ibra ha pagato sia pochezza tecnica dei suoi compatrioti sia un’esuberanza che lo ha in qualche modo limitato quando si trattava di superare gli ostacoli più alti, un po’ come accaduto in varie occasioni in Champions League, il suo grande cruccio.

Aver fatto due passi indietro riguardo la sua decisione di non difendere più i colori patri è in parte una decisione da campione e in parte un esame forse troppo esigente per un quarantenne che ha dimostrato di non reggere più l’impatto e il logorio di tanti impegni ravvicinati negli ultimi mesi. Il suo contributo, dopo un ritorno atteso quasi cinque anni, è arrivato sotto forma di due assist nelle due vittorie a marzo scorso contro Georgia e Kosovo, mentre nella recente trasferta in Georgia il rossonero ha fatto praticamente scena muta al primo appuntamento davvero bollente.

Obbligo di vittoria per la Svezia di Ibra

Di certo c’è solo una cosa: nello scontro di Siviglia, una delle piazze più calde di Spagna, il milanista vede presentarsi un’opportunità speciale per poter servire quel gelido piatto di vendetta contro una nazionale che con il suo calcio è spesso andata contro i suoi principi di gioco. La pessima prestazione degli scandinavi giovedì scorso, inoltre, ha alzato notevolmente l’asticella per una Svezia che si è fatta superare dalla Spagna e avrà dunque bisogno per forza di un exploit in terra iberica per ottenere direttamente il pass al mondiale e non passare per le rischiose paludi degli spareggi.

Zlatan dovrà stavolta per forza ergersi a salvatore della patria e dimostrare che la sua scelta di tornare a vestire la maglia gialloblu è stata corretta e non ha alterato gli equilibri psichichi e tattici della squadra di Jannes Anderson, che ha dovuto adattare il suo 4-4-2 all'ingombranza dell'unica superstar della quale può disporre. Un compito non facile. Inoltre, con ogni probabilità Ibra ritroverà in campo il suo ex compagno al Barça Sergio Busquets, con il quale non è mai sbocciato un feeling vero e proprio.

Tra i complici dello svedese durante l’esperienza catalana, infatti, vi fu solamente Gerard Piqué, uno tra i pochi a conoscere l’inglese e forse l' unico capace di empatizzare con lui nel peggior momento della sua unica stagione al Camp Nou. Il mediano e capitano della Spagna, invece, taciturno e riservato, è sempre stato del clan di Messi, il quale spinse Pep Guardiola a rinunciare allo svedese. Ed è per questo che la vendetta di Zlatan assume un potenziale enorme. Soprattutto perché si giocherà in casa di quella Spagna che dal 2007 è nel mirino del cacciatore svedese, che a 40 anni ha ormai pochi proiettili in canna.

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