
Irlanda del Nord in semifinale e poi finale fuori casa in Bosnia o Galles. Questo è il dato di fatto che volevamo conoscere dal sorteggio dei playoff per i prossimi Mondiali 2026. Una volta davanti al fatto compiuto, però, ecco che la nostra mentalità dovrebbe finalmente cambiare e diventano molto più numerose le cose da non fare rispetto a quello che invece sarebbe meglio fare.
Questo sorteggio né positivo né negativo
Dovremmo prima di tutto abbandonare il nostro solito pesare i valori delle avversarie per raccontarci senza contraltare se il sorteggio è stato positivo o negativo. Ecco, questo è proprio quello che questa Italia non può e non deve fare. Non esistono pesi e misure per una squadra che non ha costanza, non ha campioni di altissimo livello (al di là del portiere), ha una storia molto sospetta negli ultimi anni e una rosa che si regge su pochi punti fermi che dovremmo preservare fino a marzo (ecco perché serviva un anticipo di campionato).
Questo sorteggio non è né negativo né positivo, perché l'Irlanda del Nord è una squadra fisica, con una difesa difficile da superare, per non parlare poi di Galles e Bosnia, la prima è una squadra d'impeto e furia soprattutto a Cardiff, mentre l'altra veleggia tra il talento abbacinante classico delle squadre balcaniche e la debolezza nel reggere tutto lo splendore nel corso della partita.

Quali sono gli aspetti da valutare per l'Italia e gli avversari
Da squadra esattamente media dobbiamo rispettare tutti, cercare di trovare i modi di disinnescare i loro punti di forza (attenzione sui calci piazzati) e anche capire come esaltare al massimo alcuni nostri punti di forza, spesso nascosti o comunque meno fulgidi con la maglia della Nazionale addosso.
Al di là di tutto questo poi, da una parte non dobbiamo immaginare di partire con un mezzo passo di vantaggio perché ci chiamiamo Italia e abbiamo vinto quattro Mondiali e due Europei, ma neanche avere la paura folle della squadra diversa da noi (tutte e tre molto diverse da noi) o dell’ambiente bollente che troveremo in un’eventuale finale.
Le domande da porsi sull'Italia di Gattuso
Un’altra cosa necessaria è mettere sul tavolo tutte le nostre fiches, molto poche rispetto al passato, e giocarcele tutte, nessuna esclusa. Bisogna rispondere a domande che ormai non possono essere più rimandate, del tipo: “Chiesa è convocabile?”, “Di Lorenzo riesce a reggere in una difesa a quattro?”, “Quanto regge Bastoni come centrale della squadra in una difesa a tre?”, “Abbiamo bisogno di un giocatore creativo se giochiamo con due punte centrali?”. Queste sono domande che durante le qualificazioni non hanno avuto risposte chiare e che non dobbiamo per niente al mondo portarci dietro anche a marzo, perché poi lì saranno gli avversari a rispondere per noi.

Otto anni dal primo playoff perso
Infine una considerazione più generale, che vola alto sopra il sorteggio, il Mondiale, la costruzione a breve termine della nostra squadra nazionale. Siamo stati eliminati dal Mondiale del 2018 precisamente il 13 novembre 2017. Sono quindi passati otto anni esatti e abbiamo una Nazionale impelagata nella stessa situazione, con due Mondiali saltati, una prospettiva a breve termine meno florida di quella a cui ci riferiamo e un mondo calcistico italiano che ha perso profondamente appeal, investimenti e bellezza, lo dice addirittura il manager che dovrebbe esaltare il proprio prodotto.
Abbiamo sì vinto un, a questo punto, casuale Europeo, ma non siamo cresciuti. In caso di probabile non qualificazione anche per questo Mondiale (ma anche in caso di successo), per non passare in maniera quasi irrecuperabile dalla medietà alla mediocrità, bisogna iniziare a pensare secondo una prospettiva più lunga, che va oltre il prossimo Europeo e addirittura oltre il prossimo Mondiale.

L'idea del Club Italia, che è servito al volley
Inutile investire su, spesso letteralmente raccattandoli, calciatori venticinquenni per vincere le partite contro Moldova ed Estonia, serve costruire un vero progetto per la squadra nazionale che coinvolga non solo le altre nazionali giovanili, ma anche le squadre di club, come la nascita di un Club Italia che tanto ha dato ad esempio al volley italiano. In qualsiasi caso non dovremmo schiacciare tutto il peso sulla prossima partita, la prossima qualificazione, il prossimo torneo e alzare finalmente la testa per capire cosa abbiamo nel serbatoio e renderci conto meglio dove si trova l’orizzonte, per orientarci in un calcio che inseguiamo ormai da venti anni. All’inizio dovremo seguire scie e mangiare ulteriore polvere, ma questa è l’unica condizione possibile per pensare poi a un sorpasso. Ci riusciremo?