L’ex arbitro Eriksson: “Collina guardava i nostri corpi quasi nudi. Provavo disgusto e umiliazione”

Anche gli arbitri possono essere sottoposti a regimi alimentari e di allenamento tosti come quelli dei giocatori e l'arrivo di Pierluigi Collina come designatore UEFA tutto è cambiato. Jonas Eriksson racconta per la prima volta tutta la trafila alla quale lui e tutti gli altri fischietti internazionali dovevano sottoporsi per essere idonei ad arbitrare le partite, ricordando quei momenti quasi come se fosse tutto in incubo per il mondo in cui venivano svolti i controlli periodici.
Lo svedese lo racconta nel suo libro "House of Cards", sollevando il velo su una questione che non è nota al grande pubblico. Prima di Collina venivano effettuati meno test, ma dalla sua gestione in avanti tutti si sono focalizzati molto sulla misurazione del peso e del grasso corporeo degli arbitri: dovevano spogliarsi ed essere valutati attentamente, anche se la procedura li portava a sentire umiliati e disgustati per la modalità in cui avveniva.

Il racconto di Eriksson sui testi di Collina
La valutazione di campo passava quasi in secondo piano perché tutto girava attorno alla forma fisica degli arbitri: "Quando la UEFA ha sostituito la sua organizzazione arbitrale nell'estate del 2010, Pierluigi Collina ha introdotto una serie di cambiamenti. Durante il primo anno, ci si è concentrati in modo particolare sulla corporatura, sulla misurazione del peso e del grasso corporeo e sui test della vista obbligatori. Alcuni arbitri sono stati trovati daltonici. Un altro si è rivelato cieco da un occhio ed è stato costretto a dimettersi. Quando si trattava di test sul peso e sulla percentuale di grasso, invece, provavo soprattutto disgusto, rabbia e umiliazione. Il problema non erano i test, ma il modo in cui venivano condotti".
Eriksson racconta nel dettaglio come avvenivano queste misurazioni che lasciavano perplessi tutti gli arbitri. Nessuno poteva sottrarsi, neanche quelli più famosi e importanti al mondo: "Quando il mio gruppo entrò nella grande e fredda sala conferenze dove ci saremmo riuniti, la dirigenza ci esortò a spogliarci fino a rimanere in mutande. Ci guardammo, ma nessuno reagì o osò dire nulla. Collina ci osservava da cima a fondo con uno sguardo gelido. Salimmo sulla bilancia uno a uno. Sentii Collina fermarsi, guardarmi e scrutare il mio corpo quasi nudo. Pensai tra me e me che non ne valeva la pena. Sono un adulto e sono costretto a stare qui a essere esaminato e giudicato".

Nessuno metteva in discussione questo metodo perché era chiaro che il rischio era quello di finire fuori dal giro e di non poter arbitrare più a livello internazionale. La misurazione si ripeteva a ogni raduno e molti arbitri entrarono in competizione tra loro per avere i parametri migliori: "Tra alcuni colleghi si è creata un'isteria per il peso. Si facevano gare su chi aveva la percentuale di grasso più bassa e chi aveva perso più peso dall'ultima misurazione. Naturalmente, non era né benefico né salutare. Sono stati evidenziati esempi positivi di arbitri che avevano perso peso e ridotto la loro percentuale di grasso, invece di essere elogiati per le loro decisioni in campo o per le prestazioni in partite difficili".