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Le vite di Ferrero: “Feci 8 mesi di carcere, mi presentai a Fidel Castro, ma non capivo un ca**o”

Massimo Ferrero racconta episodi importanti che hanno segnato la sua vita, dai mesi di carcere alla visita a Cuba da Fidel Castro, con un filo conduttore, la buona stella: “La fortuna è essenziale, io sono nato fortunato. Ringrazio sempre qualcuno lassù. Io mi sono divertito, sono un miracolato”.
A cura di Paolo Fiorenza
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Massimo Ferrero si tiene stretta la Sampdoria, nonostante le ricorrenti voci di cessione, e va avanti nello scouting per dare un nuovo allenatore al club blucerchiato dopo la separazione con Claudio Ranieri: mollato Giampaolo, che sembrava vicino e dovrebbe finire al Sassuolo, la scelta è andata su Alessio Dionisi, timoniere della splendida cavalcata dell'Empoli che ha portato i toscani in Serie A. Il problema è che il presidente Corsi non ha nessuna voglia di mollare il 41enne tecnico. Le alternative esplorate nelle ultime ore hanno i nomi di Vieira, Iachini e D'Aversa.

Intanto il numero uno doriano si confessa ai microfoni di Rai 3, nel programma ‘In barba a tutto'. Una chiacchierata a cuore aperto su temi non calcistici, a parte i soldi chiesti a DAZN per votare lo spezzatino integrale in 10 slot orari diversi. Si parte dalla fortuna nella vita, Ferrero ringrazia la sua buona stella: "La fortuna conta, contano sempre le botte di culo. La fortuna per me è un ingrediente non importante, di più. Anche in una partita di calcio. La fortuna è essenziale, io sono nato fortunato. Ringrazio sempre qualcuno lassù. Io mi sono divertito, sono un miracolato".

Ferrero ne ha passate e viste tante in vita sua, anche la galera: "Ho fatto 6 mesi in carcere la prima volta, poi altri 2 mesi la seconda volta. Lì sono stato sfigato. Io non ho fatto niente, si sono sbagliati. Entro in questo penitenziario dove c'era una rivolta in corso e mi sono buttato in mezzo. Come un cretino, ho preso solo schiaffi. Lì non sono stato fortunato…".

Un episodio invece da ricordare con bel altro stato d'animo è l'incontro con Fidel Castro: "Eravamo a Cuba, all'Avana, una roba che non si può raccontare. Io mi ero portato otto fotografi, di tutto. Avevo organizzato io il viaggio. Abbiamo inaugurato il Convento delle Brigidine e abbiamo organizzato anche il viaggio del Papa. Lì son stato miracolato, non è una roba che puoi fare tutti i giorni nella vita. Son stato fortunato, ho conosciuto veramente questi grandi personaggi del mondo che mi hanno voluto bene, anche se per dieci minuti. Io mi porto tutti, organizzo tutto, ma lì c’erano questi omoni alti dodici metri e gli dico che ero io che stavo organizzando tutto, ma non mi lasciavano passare. Poi alla fine sono entrato, gli ho dato la mano e gli ho detto ‘piacere Massimo' e non capivo un cazzo, chiamavo i fotografi per farmi fotografare ma non c'era più nessuno…".

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