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Le sorelle e l’avvocato di Maradona a processo per frode nella gestione del marchio del Pibe de Oro

La Corte d’appello argentina ha ribadito l’incriminazione di Rita e Claudia Maradona per frode nella gestione del marchio del Pibe de Oro. Confermate anche le accuse all’avvocato Matías Morla e il sequestro preventivo da 2 miliardi di pesos.
A cura di Vito Lamorte
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Lunedì una corte d’appello argentina ha ribadito l’incriminazione di Rita Mabel e Claudia Norma Maradona, sorelle di Diego Armando Maradona, accusate di essere complici necessari in un caso di frode legata alla gestione del marchio che porta il nome del fuoriclasse argentino.

La decisione conferma l’atto d’accusa emesso il 18 settembre dalla Camera IV della Corte nazionale d’appello penale e penitenziaria, ratificato ora anche dalla Camera VII. Nello stesso provvedimento vengono mantenute le imputazioni nei confronti di Matías Morla, avvocato e rappresentante di Maradona fino alla sua morte nel novembre 2020, e del suo collaboratore Maximiliano Pomargo, insieme ad altri indagati.

Marchio Maradona, confermate le accuse per le sorelle di Diego

Al centro dell’inchiesta c’è il trasferimento dell’usufrutto del marchio “Diego Maradona” alla società Sattvica SA, fondata da Morla e dotata di ampi poteri di gestione e disposizione dei beni dell’ex campione, con la partecipazione delle due sorelle. Il procedimento è nato dalla denuncia presentata dalle figlie Dalma e Gianinna Maradona, a cui si è aggiunta come querelante anche Jana Maradona.

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I giudici hanno inoltre confermato il sequestro preventivo per un valore di 2 miliardi di pesos argentini, pari a circa 1,36 milioni di dollari, nei confronti di tutti gli imputati. La cifra è stata calcolata tenendo conto dei profitti generati dallo sfruttamento del marchio nel tempo e del possibile risarcimento danni.

Secondo la sentenza, il passaggio dei diritti a Sattvica SA sarebbe stato un “atto simulato”, finalizzato a sottrarre i ricavi alle pretese del fisco italiano, che aveva avviato azioni legali contro Maradona. Pur essendo formalmente una società esistente, Sattvica non avrebbe svolto per anni alcuna reale attività economica, configurandosi di fatto come una “società fantasma”.

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Il tribunale ha stabilito che le operazioni successive alla morte di Maradona, condotte sfruttando posizioni ottenute attraverso atti simulati, abbiano danneggiato i diritti degli eredi. Per quanto riguarda Rita e Claudia Maradona, i magistrati ritengono legittima la loro imputazione come partecipanti necessarie, poiché avrebbero ricevuto quote della società e beneficiato dei profitti derivanti dal marchio, che comprende diritti commerciali, d’immagine e di proprietà intellettuale legati al nome di Diego Armando Maradona.

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