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Lazio in Champions contro lo Zenit, la squadra russa più italiana che c’è

La Lazio affronterà lo Zenit San Pietroburgo in Champions League nella terza giornate del gruppo F. Il club russo, nel corso degli ultimi anni, ha avuto una forte impronta italiana con la presenza di allenatori come Roberto Mancini e Luciano Spalletti, ma anche calciatori come Rosina, Marchisio e Criscito, con quest’ultimo che è stato la vera stella per 7 lunghi anni.
A cura di Fabrizio Rinelli
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La Lazio è pronta ad affrontare lo Zenit San Pietroburgo in Champions League. Nella terza giornata del gruppo F con i russi ancora a zero punti dopo le due sconfitte contro Bruges e Borussia Dortmund. In Russia i biancocelesti potranno rivivere un ambiente che per diversi anni ha cullato tanti dei protagonisti attuale del nostro calcio italiano. Giocatori e allenatori che si sono rilanciati, consacrati ma anche rimessi in discussione dopo l'esperienza nel massimo campionato russo. Come ad esempio l'attuale ct della Nazionale Italiana, Roberto Mancini, ma anche Luciano Spalletti e calciatori come Rosina, Criscito e Marchisio.

Un club con una forte influenza italiana pronta a guadagnare terreno in Champions provando a conquistare magari i primi 3 punti proprio contro la Lazio. Negli ultimi anni è diventato inoltre celebre lo sfogo in diretta tv di Spalletti che con tanto di traduttore al suo fianco, si scagliò in malo modo contro un giornalista che gli aveva rivolto una domanda sul sistema di gioco adottato durante la partita.

Da Mancini a Rosina fino a Criscito e Marchisio

Il primo allenatore a sedere sulla panchina dello Zenit fu Roberto Mancini, attuale Ct della Nazionale italiana. Dal maggio 2017 al giugno 2018, la sua non fa una stagione da ricordare con un contratto rescisso in un anno con un quinto posto in campionato. A varcare la porta russa tra i calciatori invece c'è stato Alessandro Rosina che invece è riuscito a vincere due scudetti a San Pietroburgo. In due stagioni ha accumulato 48 presenze, 9 gol e 6 assist. A lasciare il segno è stato invece Domenico Criscito. Il difensore, attualmente al Genoa, è stato per ben 7 anni una sorta di bandiera dello Zenit.

Il difensore napoletano ha lasciato un grande ricordo, tant'è che nel momento in cui è andato via, nel suo ultimo match, ci fu un lungo tributo da parte del pubblico russo nei suoi confronti. Una piccola pagina di storia impreziosita da due campionati russi, una Coppa Nazionale e Due Supercoppe per un totale di 231 presenze e 22 gol e 12 assist, non male per un difensore. Per Marchisio invece, lo Zenit è stato solo un avventura di passaggio, importante, ma pur sempre di passaggio. Dopo il mancato rinnovo contrattuale con la Juventus, il ‘Principino' accettare l'offerta dalla Russia. Appena 15 presenze e 2 gol nella stagione 2018/2019 prima di prendere la decisione a sorpresa di lasciare lo Zenit e in generale, il calcio giocato.

Spalletti e lo Zenit: quello sfogo in diretta tv diventato celebre

Chi invece, così come Criscito, si è riuscito a distinguere al meglio con lo Zenit San Pietroburgo, è stato Luciano Spalletti. In carica al club russo dal 2009 al 2014, in 5 anni l'allenatore toscano ha acquisito un ruolo da manager a tutto campo all'interno del club. Dal 2010 al 2011 ha vinto la Coppa di Russia, il campionato con due giornate d'anticipo e la Supercoppa di Russia conquistando negli anni un ruolo centrale all'interno del club. Nel 2012 la vittoria del suo secondo campionato con tre giornate d'anticipo e la seconda posizione nella stagione successiva. In questi anni allo Zenit, Spalletti ha inoltre conquistato per ben due volte gli ottavi di finale di Champions League.

L'esonero arriverà poi a marzo del 2014. Oltre alla sue vittorie, in Russia e in Italia fu celebre il suo sfogo in diretta tv. Spalletti si infuriò con l'arbitro al termine della sfida del campionato russo contro la Dinamo Mosca. Match finito 1-1 con lo Zenit raggiunto al 95′, quando a detta di Spalletti la gara era già finita. La risposta al giornalista russo: "Ma quali emozioni, ma che ca**o dice – urla Spalletti –  Quattro minuti di recupero, 30 secondi per la sostituzione sono quattro e 30. Le cose si devono fare regolari". E poi si scaglia contro l'arbitro: "Perché l'ha fatto durare 20 secondi di più? – ha concluso – Perché gli fa piacere così, io non gli sto simpatico".

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