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Lazio, caso tamponi: la Procura federale pronta a chiedere 4 punti di penalizzazione

La presunta violazione dei protocolli sanitari anti-Covid ha messo la Lazio sotto la lente della Procura federale. Le contestazioni mosse nei confronti della società capitolina sono molto gravi e fanno riferimento a casa di positività non comunicati oltre alla presenza in campo (o in lista) di calciatori positivi. Ecco come intende difendersi il club e cosa può accadere.
A cura di Maurizio De Santis
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Conseguenze sul piano sportivo e penale per il caso tamponi. La Procura della Federcalcio è pronta a chiedere 4 punti di penalizzazione per la Lazio che, per responsabilità diretta e oggettiva, rischia anche le sconfitte a tavolino contro Torino e Juventus per la violazione dei protocolli sanitari anti-Covid. Il deferimento del presidente, Claudio Lotito, e dei medici Ivo Pulcini (responsabile sanitario) e Fabio Rodia (coordinatore dello staff) apre scenari preoccupanti per la società biancoceleste che proverà a difendersi in sede dibattimentale sostenendo la tesi secondo cui, in base al protocollo Uefa, toccava al laboratorio Synlab dare comunicazione all'Asl delle positività riscontrate nel gruppo squadra.

Quali sono le contestazioni nei confronti del club. La Procura della Figc contesta le mancate comunicazioni scritte delle positività rilevate, il non aver mandato il gruppo ‘in bolla' e di conseguenza la pericolosità nell'aver in qualche modo contribuito alla diffusione del contagio. Ad aggravare la posizione dei capitolini – sempre secondo la linea federale – ci sono anche la presenza a Formello e in allenamento dei calciatori (Immobile, Strakosha e Leiva) rispetto ai quali era già arrivata la comunicazione dei tamponi processati dalla Synlab con esito positivo. La positività di ben 8 tesserati nel complesso prima delle gare di Coppa contro Club Brugge e Zenit San Pietroburgo. Altro intoppo, la discrepanza con le contro-analisi di Avellino dove solo Strakosha era risultato contagiato.

I casi Immobile e Anderson. L'uno presente in campo contro il Torino, l'altro figurava nella lista per il match contro la Juventus. Perché erano disponibili nonostante tutto? La ragione è da ricercare nella mancata ‘quarantena soft', com'è stata ribattezzata nel gergo delle norme. I calciatori risultati positivi avrebbero dovuto attendere comunque un periodo di 10 giorni (previsto dalle disposizioni del Governo) prima di abbandonare l'isolamento in virtù anche di un tampone con esito negativo. Nel caso di Immobile, positivo il 26 ottobre, ne passarono circa 7 rispetto alla gara col Toro giocata il 1° novembre.

Come si difende la Lazio. Anzitutto puntando sul fatto che le accuse facciano riferimento a partite e a test molecolari effettuati per la Champions e poi richiamando la questione delle discrepanze nei risultati dei tamponi. I test di Futura Diagnostica avevano dato esito negativo non rendendo necessario la misura cautelativa dell'isolamento fiduciario. "Confidiamo nella giustizia sportiva, affinché venga riconosciuta la totale estraneità rispetto agli addebiti contestati", ha affermato il club che non ha alcuna intenzione di ricorrere a ipotesi di patteggiamento la posizione del club.

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