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La tripletta di Dybala rilancia la Roma in zona Champions: Toro ‘matato’ con Joya all’Olimpico

La Roma vince 3-2 il posticipo di campionato con il Torino. Sulla vittoria c’è il segno indelebile dell’argentino ma i giallorossi rischiano di rovinare tutto nel finale, concedendo ai granata la possibilità di restare in partita.
A cura di Maurizio De Santis
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La tripletta di Paulo Dybala è la descrizione di un attimo, il lampo di genio, l'esplosione di Joya che mata il Toro e lo lascia con le (3) banderillas conficcate sul groppone nell'arena dell'Olimpico in tripudio. L'argentino consegna alla squadra di Daniele De Rossi altri tre punti pesanti (3-2), da giocare come fiches al tavolo della rimonta Champions League. Tre perle, di cui una su rigore, che avvicinano il quarto e il quinto posto. Sono alla portata: -4 e forse anche -2 è il gap da recuperare, considerati i benefici del Ranking Uefa di questa stagione che è come manna dal cielo.

Hattrick perfetto. L'ex juventino si prende la scena e spazza via le ambizioni della squadra di Juric, tenuta in piedi dal pareggio lampo di Zapata dopo il penalty trasformato dal sudamericano. Una prodezza del colombiano aveva stordito i giallorossi, ne aveva calmato i bollenti spiriti, smorzato l'adrenalina schizzata per il palo clamoroso centrato in avvio di Kristensen e dato la stura al coraggio dei granata, vicini/vicinissimi alla rete anche con le conclusioni di Ricci e Sanabria.

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Equilibrio spezzato. Una sciocchezza di Sazonov (ingenuo il pestone ad Azmoun appena dentro l'area) spalanca la porta dagli undici metri a Dybala: mancini incrociato, è una sentenza per Milinkovic. Una disattenzione dei giallorossi e la fisicità di Duvan fanno sì che un cross di Bellanova dalla destra si trasformi in una rasoiata a filo di pelle. Brucia e fa male, nulla può nemmeno l'uomo dei miracoli Svilar. Il tiro non è forte ma molto angolato, laddove nemmeno l'eroe di Europa League può arrivare.

Il Torino tiene botta. Si destreggia e si arrangia come può. Ma soffre maledettamente quando la Joya prende palla, la tocca a mo' di ricamo: uno, due tocchi, è un gioco di prestigio e un'illusione ottica. Scompare da una parte, riappare dall'altra. E quando può arma il sinistro con il quale disegna una traiettoria micidiale in occasione del raddoppio: tiro a giro dai 25 metri, calibrato verso il secondo palo, s'insacca sfiorando la rete con precisione chirurgica.

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Il boato dell'Olimpico è solo il preludio dell'inferno che sta per scatenarsi sul Torino. L'orgoglio non basta perché l'argine tenga sotto la pressione di un fiume in piena, straripante. È la Roma di De Rossi che – complice l'ingresso di Lukaku – alimenta il peso in avanti e fornisce a Dybala una ‘spalla' ideale, un punto di riferimento là davanti come testa di ponte nel cuore Toro. Ed è sull'asse argentino-belga che nasce la rete del 3-1: Dybala addomestica la palla dal limite, la scambia con Lukaku che gli fa da sponda da biliardo e ne innesca (ancora una volta) il sinistro: diagonale basso, tripletta. Sipario. La Roma, questa Roma, può sognare ma deve fare attenzione a farlo a occhi aperti. Perché il guizzo di Okereke (Svilar si sporca i guanti e la mette fuori) e poi quello di Ricci nel finale stampano il 3-2 quando tutto sembrava finito. Il Toro è così, non muore mai.

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