66 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

La Lazio raccontata da Peruzzi: “Lotito e Tare fanno passare tutti per stupidi”

L’ex portiere e club manager della Lazio Angelo Peruzzi torna a parlare dei motivi del suo addio, rivelando alcuni retroscena legati all’ambiente biancoceleste.
A cura di Marco Beltrami
66 CONDIVISIONI
Immagine

Lo sfogo del presidente Lotito sulla mancanza di rispetto di alcuni giocatori in occasione della cena di Natale e le presunte frizioni tra Maurizio Sarri e alcuni giocatori, in primis Milinkovic-Savic, raccontano di uno spogliatoio diviso alla Lazio. Quella Lazio che Angelo Peruzzi conosce bene e di cui è tornato a parlare nella sua ultima intervista ai microfoni di RadioSei. L'ex dirigente ha visto finire il suo idillio laziale nella scorsa estate, dopo 5 anni da club manager. L'ex portiere e campione del mondo, che aveva difeso i pali della squadra capitolina dal 2000 al 2007 ha spiegato i motivi di quell'addio, svelando anche alcuni retroscena sull'ambiente biancoceleste.

Non è uno abituato a troppi giri di parole quello che un tempo anche per la sua stazza veniva chiamato simpaticamente dai compagni "Tyson" o "Cinghialone". Il suo tempo alla Lazio è ormai finito e la possibilità di un ritorno alla corte di Lotito è impossibile. Alla base del tutto anche la rottura con il presidente confermata anche dalla mancanza di un comunicato (situazione che lo ha deluso profondamente) in occasione del suo addio. D'altronde Peruzzi a Quelli della Libertà ha fotografato così il numero 1 della società romana: "Il presidente Lotito ha diecimila pregi ma due difetti: è supponente e si crede unto dal Signore. E questo stravolge tutti i suoi pregi. Quindi dubito si abbasserà mai a chiamarmi".

Peruzzi molto legato alla Lazio si è lamentato soprattutto per il trattamento ricevuto. Avrebbe voluto dare un contributo maggiore alla causa, ma alla fine si è sentito isolato, e messo da parte soprattutto perché alla fine a livello decisionale a suo dire sono Lotito e soprattutto il suo braccio destro Tare a comandare: "Le cose le sanno solo loro, gli altri passano tutti per stupidi. Contano loro e gli altri non contano: non è possibile lavorare come vorresti lì dentro. Se devo chiedere tre permessi anche per un secchio di vernice per riverniciare i pali delle porte, vuol dire che non conto nulla. Mi si diceva che potevo fare quello che volevo, ma in definitiva non contavo niente. Piano piano sono stato isolato e messo da parte".

Immagine

Ha preferito non svelare alcuni episodi di spogliatoio l'ex dirigente, che per non arrivare allo scontro diretto e fare "danni" ha preferito girare i tacchi e salutare anche alla luce della sua "difficoltà a perdonare i torti". Paradossale pensare che il suo parere non sia stato richiesto nemmeno in occasione della scelta di un nuovo portiere: "In 5 anni non ho mai capito il mio ruolo . Non voglio essere arrogante, ma sono stato lì avendo vinto tutto e nonostante questo quando dicevo qualcosa qualcuno storceva il naso o non mi prendeva in considerazione. Considerando che chi è lì dentro non ha vinto nulla di che parliamo? Ho giocato vent’anni in porta e penso di capirci qualcosa, ma quando si parlava di portieri mi si diceva che non capivo nulla. Mi chiedevano un parere su un portiere dopo averlo acquistato, quando non aveva più senso. Se in partita si prendeva un goal e io sostenevo fosse colpa della difesa, mi sentivo rispondere che invece era colpa del portiere".

Insomma, Peruzzi ha fotografato una situazione a suo dire di grande confusione, in cui mancava un progetto: "Lotito a un certo punto mi chiamava anche per cose minime, arrivavano chiamate a mezzanotte per una sedia in meno a Formello. Non è questo il mio lavoro. Non c’è mai stato un progetto, non ho mai saputo quale fosse la mia collocazione nella squadra". Chi ha sempre avuto un grande potere invece è Tare, che a detta di Peruzzi fa le veci del presidente: "Quando ero alla Juve, Moggi faceva il direttore sportivo, un altro il team manager: ognuno aveva il suo ruolo. Non c’erano invasioni di campo, con qualcuno che parlava di cose al di là del suo ruolo prendendoti anche a male parole. A Formello è successo questo, sia con Lotito che con Tare. Il ruolo di Tare è quello di comandare tutto quanto a Formello quando non c’è Lotito. Ci sono cose che spettano all’allenatore. Ma evidentemente al presidente sta bene così. Io dovevo chiedere le autorizzazioni anche per comprare trenta penne, se a Tare servivano mille penne il giorno dopo arrivavano. Ma non è una cosa tra me e lui, non ho niente contro di lui. È il modo in cui quell’ambiente è organizzato. Io sono stato molto bene lì, ma ormai non potevo più rimanere".

66 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views