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La Lazio ha violato il protocollo Covid: deferiti Lotito e i medici

La Procura federale ha deferito la Lazio, il suo presidente, Claudio Lotito, ed i medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia per violazione dei protocolli sanitari anti-Covid della Figc. Sono sei i punti che raccolgono tutte le perplessità molto gravi nei confronti della gestione del caso da parte della società che adesso dovrà difendersi dalle eccezioni sollevate in riferimento a sei diversi momenti nel periodo compreso tra fine ottobre e inizio novembre.
A cura di Maurizio De Santis
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Violazione dei protocolli sanitari anti-Covid della Figc. È questa la motivazione che ha portato la Procura federale a deferire la Lazio, il suo presidente, Claudio Lotito, ed i medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia. Il documento firmato da Giuseppe Chiné – come anticipato dall'agenzia di stampa Ansa – aggiunge un nuovo capitolo nella vicenda del caos tamponi che nei mesi scorsi vide il club biancoceleste nella bufera per la discrepanza dei risultati, l'attendibilità dei test effettuati e la (presunta) mancata comunicazione all'Asl di competenza dei casi di positività di alcuni calciatori, il mancato isolamento di coloro che – risultati positivi – sono stati invece impiegati in campionato e hanno continuato ad allenarsi con la parte restate del gruppo squadra.

Protocollo anti-Covid, i motivi del deferimento della Lazio

Sono sei i punti del comunicato federale che raccolgono tutte le perplessità molto gravi nei confronti della gestione del caso da parte della società bianco-celeste che adesso dovrà difendersi dalle eccezioni sollevate in riferimento a sei diversi momenti nel periodo compreso tra fine ottobre e inizio novembre. Il provvedimento della Procura federale fa seguito all'udienza che risale allo scorso mese di novembre quando il responsabile del settore sanitario (Ivo Pulcini) e il coordinatore dello staff medico (Fabio Rodia) vennero ascoltati per spiegare cosa era accaduto nel quartier generale del club relativamente al caos tamponi. C'è stata un'effettiva violazione della normativa? Qual è il vulnus nella catena di comando?

Ecco quali sono le contestazioni e le obiezioni mosse nei confronti della Lazio elencate nel documento della Figc che deferisce ufficialmente la Lazio e i membri dello staff medico/sanitario:

  • a) per non aver tempestivamente comunicato alle ASL competenti la positività al COVID-19 di 8 (otto) tesserati, riscontrata, in data 27 ottobre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi cd. “UEFA” del 26 ottobre 2020, in vista dell’incontro di Champions League Brugge-Lazio del 28 ottobre 2020, e per non aver comunicato alle ASL competenti i nominativi dei “contatti stretti” dei tesserati positivi, e per non aver “concordato” con le ASL locali competenti le modalità dell’isolamento fiduciario dei tesserati del Gruppo Squadra “positivi” e la quarantena dei tesserati del gruppo Squadra “negativi”, ovvero dei cd. “contatti stretti” dei tesserati “positivi” e, pertanto, per non aver attivato alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. “contatti stretti” dei tesserati risultati positivi al Covid-19;
  • b) per non aver tempestivamente comunicato alle ASL competenti la positività al COVID-19 di 8 (otto) tesserati, riscontrata, in data 3 novembre 2020, a seguito dell’effettuazione dei tamponi cd. “UEFA” del 2 novembre 2020, in vista dell’incontro di Champions League Zenit-Lazio del 4 novembre 2020, e per non aver comunicato alle ASL competenti i nominativi dei “contatti stretti” dei tesserati “positivi”, e per non aver “concordato” con le ASL locali competenti le modalità dell’isolamento fiduciario dei tesserati del Gruppo Squadra “positivi” e la quarantena dei tesserati del gruppo Squadra “negativi”, ovvero dei cd. “contatti stretti” dei tesserati “positivi” e, pertanto, per non aver attivato alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. “contatti stretti” dei tesserati risultati positivi al Covid-19;
  • c) per non aver tempestivamente comunicato alle ASL locali competenti la positività al COVID-19 di n.3 tesserati riscontrata, in data 30 ottobre 2020, in vista dell’incontro di campionato Torino-Lazio del 1 novembre 2020, e per non aver comunicato alle ASL competenti i nominativi dei “contatti stretti” dei tesserati “positivi”, e per non aver “concordato” con le ASL locali competenti le modalità dell’isolamento fiduciario dei tesserati del Gruppo Squadra “positivi” e la quarantena dei tesserati del gruppo Squadra “negativi” e, pertanto, per non aver attivato alcuna misura di prevenzione sanitaria con riferimento ai cd. “contatti stretti” dei tesserati risultati positivi al Covid-19;
  • d) per aver consentito o, comunque, non aver impedito a 3 (tre) calciatori di svolgere, con il restante “Gruppo Squadra”, l’intero allenamento della mattinata del 3 novembre 2020 sino al termine dello stesso, nonostante la loro positività ai tamponi cd. “UEFA”, effettuati, in data 2 novembre 2020 fosse nota al dott. Rodia (MLO – Medical Laison Officer della S.S. Lazio spa);
  • e) per non avere sottoposto all’obbligatorio periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 26 ottobre 2020, come previsto dalla Circolare del Ministero della salute del 12 ottobre 2020, un proprio calciatore il quale è stato utilizzato nell’incontro Torino-Lazio del 1° novembre 2020;
  • f) per non avere sottoposto al periodo di isolamento, in caso di asintomaticità, di almeno 10 giorni, a far data dal risultato del tampone del 2 novembre 2020, come previsto dalla Circolare Ministeriale del 12 ottobre 2020 un proprio calciatore, e, conseguentemente, per averlo inserito nella distinta gara dell’incontro Lazio-Juventus dell'8 novembre 2020.
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