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La Juventus perde faccia e partita a Udine (2-1) ma può ancora vincere lo scudetto

Alla Dacia Arena la Juventus subisce una sconfitta incredibile contro l’Udinese (2-1), un risultato che la costringe a rinviare la conquista del 36° titolo alla prossima partita di campionato contro la Sampdoria. Segna Matthijs de Ligt alla fine del primo tempo, in avvio di ripresa il gol di Nestorovski. Nel finale il raddoppio di Fofana gela i bianconeri.
A cura di Maurizio De Santis
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La domanda è: la Juventus di Massimiliano Allegri avrebbe perso una gara e un'occasione del genere? Chi può dirlo. La Juventus di Maurizio Sarri invece perde faccia e partita (quinto ko in trasferta) alla Dacia Arena ma può ancora vincere lo scudetto. Subisce l'ennesimo smacco in rimonta (come era accaduto contro il Milan) ed esce dal campo arrabbiata, delusa, incredula. La castiga Fofana in contropiede, siglando il 2-1 che è una doccia fredda e regala all'Udinese punti pesanti in chiave salvezza. Titolo? È tutto rimandato alla prossima partita di campionato contro la Sampdoria. "Madama" fallisce il primo match point, resta a +6 sull’Atalanta – seconda in classifica – e allunga di un’altra settimana l’attesa per la conquista del tricolore numero 36 della storia, il 9° consecutivo. Il primo trofeo dell’era Sarri sarà sudato, in linea con la stagione piena di contraddizioni dei bianconeri: sono più forti in tutto (in campo, in panchina, nel palazzo) ma faticano ad ammazzare il campionato (e le gare nei momenti clou) nonostante abbiano una delle rose migliori e più costose di questi dieci anni di dominio assoluto.

La rete di Matthijs de Ligt alla fine del primo tempo sembrava aver cucito la coccarda tricolore sulla maglia. Un gol iconico, quello dell’ex difensore dell’Ajax: il calciatore più contestato nella prima parte della stagione, per le difficoltà palesate in campo e per il brutto vizio di tenere le braccia un po’ troppo larghe, mette la firma in calce al vantaggio. Nei cinque maggiori campionati europei è il più giovane nel ruolo aver realizzato almeno quattro reti.

Il “tulipano” esulta e sboccia nella sua esultanza che sa di scudetto ma a inizio ripresa succede l’irreparabile e – come già accaduto in altre occasioni – la Juve si complica la vita da sola. Avrebbe fatto lo stesso con Allegri, la cui squadra mostrava la compattezza di una falange? La realtà è che Nestorovski non ci pensa due volte quando, tutto solo a pochi passi dalla porta, è libero di battere di testa in tuffo e siglare la rete del pareggio.

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Pazzesco ma tutto vero: sono ben 18 i punti lasciati per strada da posizione di vantaggio. A nulla sono serviti il 61% percento di possesso palla, i 21 tiri tentati (5 nello specchio della porta, 16 da fuori area), i 658 passaggi messi in atto per cercare la via della rete. Anzi, nel tabellino delle statistiche saranno 3 le grandi occasioni create (Nestorovski, ancora lui, Okaka e Fofana) e 1 quella mancata (auto-palo di Danilo) dai friulani.

La Juventus non riesce a chiudere la partita e fa i conti – di nuovo – con l'insostenibile leggerezza dell'essere una squadra forte che rischia di rovinare sempre tutto sul più bello. Aveva la partita e lo scudetto in pugno, gli sono sfuggiti entrambi. Non c'è pericolo che perda il titolo, lo ha già cucito sulla maglia. Più per l'insipienza degli avversari che pienamente per i propri meriti. Senza lo stop per la pandemia sarebbe stata la stessa cosa? Forse sì, forse no. I fatti dicono che questa Juventus dovrà attendere ancora qualche giorno – e un ulteriore dispendio di energie mentali – per conquistare qualcosa che ha sotto mano ma non riesce a prendere.

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