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La crisi d’identità di Morata: “Ci sono stati giorni in cui non avevo voglia nemmeno di alzarmi”

Alvaro Morata vuota il sacco. Dagli Europei a oggi è stato sotto pressione per le critiche ricevute, la condizione fisica messa a dura prova da un infortunio, l’addio di CR7 che in bianconero ha lasciato strascichi devastanti, quell’etichetta di bravo ragazzo senza istinto killer sotto porta. In Serie A non segna da metà settembre e alla Juve gioca in un ruolo dispendioso.
A cura di Maurizio De Santis
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Non segna più, in campo ha perso la sua identità tattica perché Allegri gli ha dato altre mansioni e il momento difficile della Juventus non lo aiuta. Alvaro Morata è tornato in nazionale e dal ritiro della Spagna confessa tutto. È come togliersi un peso dall'anima, rivedere la luce dopo essere stato risucchiato dal lato oscuro della forza. L'attaccante iberico respira profondamente, prende fiato e si libera di un fardello alla volta: dagli Europei a oggi è stato sotto pressione per le critiche ricevute, la condizione fisica messa a dura prova da un infortunio, l'addio di CR7 che in bianconero ha lasciato strascichi devastanti, quell'etichetta di bravo ragazzo senza abbastanza "cazzimma" agonistica e istinto killer che si porta addosso da tempo.

Gli insulti e le minacce di morte alla moglie per qualche errore di troppo commesso con le Furie Rosse sono stati la goccia che lo hanno fatto traboccare. "Nessuno è perfetto e non siamo macchine – dice nell'intervista al quotidiano iberico El Pais -. Le critiche e i fischi non mi fanno arrabbiare, anche se mi danno fastidio. Ma l’odio non lo tollero. Dentro il campo possono dirmi quel che vogliono ma fuori no. E la mia famiglia devono lasciarla in pace".

Morata vuota il sacco, sente che è il momento giusto per farlo. Magari gli sarà d'aiuto anche per affrontare quel che per molti è una sorta di lungo addio alla ‘vecchia signora'. Riscattarlo dall'Atletico Madrid dopo due stagioni di prestito costerebbe al club 35 milioni di euro, una somma importante in un periodo particolare anche a livello economico. "Sono stato via quasi un mese e ho accelerato il rientro. Gioco in maniera diversa, lavoro molto per la squadra e questo mi porta a essere meno lucido per fare gol. Le ultime partite le ho giocate a sinistra ma è quel che mi chiede l'allenatore -. Ovviamente mi piacerebbe giocare meglio e segnare più gol".

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I numeri non lo aiutano. In media Morata tira una volta sola a partita nello specchio della porta Morata. E a peggiorare le cose è la quantità di gol realizzati finora: 2 in Serie A (al Napoli e al Milan, ma bisogna andare indietro nel tempo fino a metà settembre) e 2 in Champions (uno al Malmoe e l'altro allo Zenit quando il risultato era in tasca, a pochi minuti dalla conclusione). Il resto è stata (ed è) sofferenza pura: quando un attaccante non segna è come se gli mancasse l'aria.

In tutta questa incertezza, Morata è solo con se stesso. Davanti alla porta, quando ci arriva. In Inghilterra non gli hanno risparmiato strali, memori della sua avventura tutt'altro che iconica al Chelsea. L'occasione fallita contro la Fiorentina, l'azione goffa sono diventati oggetto di scherno a corredo di un concetto durissimo: per i Blues il suo acquisto fu un flop assoluto. "Ci sono stati momenti in cui mi svegliavo e non avevo voglia nemmeno di alzarmi dal letto. Non avevo energie – ha aggiunto il calciatore della Juve -. Fino a quando scendevo a fare colazione e vedevo i miei colleghi o parlavo con mia moglie al telefono e mi tornava la voglia di tutto. Se non fosse stato per il mister e i miei compagni della Spagna, l'avrei vissuta anche peggio. Ho passato molti momenti brutti e con un'altra mentalità magari sarei potuto essere un giocatore migliore ma la forza di volontà non mi è mai mancata".

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